domenica 19 febbraio 2012

Poeti dimenticati: Mercurino Sappa

Francesco Giovanni Giacinto Igino Mercurino Sappa nacque a Torino nel 1853 e morì a Mondovì nel 1926. Frequentò l'Università di Torino e fu allievo di Arturo Graf; ottenuta la laurea, insegnò a Reggio Emilia ed a Cuneo per poi stabilirsi definitivamente a Mondovì. I suoi versi parlano spesso dei luoghi che ebbe più cari, a cominciare da Mondovì che, come disse Ettore Janni, «amò come patria seconda». Non sono assenti però accenti più sarcastici e alcune volte satirici, in modo particolare nella sezione intitolata "Jaculi", ovvero frecce, che fanno parte delle "Ballatette", l'opera più importante del Sappa che alla sua uscita (nel 1904) ricevette, tra gli altri, gli elogi del suo maestro: Arturo Graf.
 

Opere poetiche
"Affetti lirici", Roux e Favale, Torino 1879.
"Poesie di Mercurino Sappa", S. Calderini e figlio, Reggio Emilia 1884.
"Rime", G. Issoglio, Mondovì 1890.
"Le pie rime", Casanova, Torino 1896.
"Le Monregalesi", Tip. fratelli Lobetti-Bodoni, Saluzzo 1899.
"Ballatette", Streglio, Torino-Venaria-Reale 1904.
"Il manipolo", Streglio, Torino-Genova 1908.
"Poesie (edite ed inedite)", Soc. Tip. Ed. Lobetti-Bodoni, Torino 1926.
 

Presenze in antologie
"Poeti minori del secondo Ottocento italiano", a cura di Angelo Romanò, Guanda, Bologna 1955 (pp. 374-381).
"I poeti minori dell'Ottocento", a cura di Ettore Janni, Rizzoli, Milano 1955-1958 (volume quarto, pp. 188-193).
"Poeti minori dell'Ottocento italiano", a cura di Ferruccio Ulivi, Vallardi, Milano 1963 (pp. 621-627).
 


Piatto anteriore de "Il manipolo"

Testi

PRIMIZIE

Un primo olir di mammola pudica,
Ch'empie la neve di gentil sorpresa;
Una prima mèlode in ciel sospesa
Di pur mo' giunta lodoletta amica;

Del Belvedere su la torre antica
Un primo storno, che chiami a distesa;
Una rondine prima a noi discesa,
Che l'agil volo nel cortile intrica;

Un primo pesco di fiori vestito;
Un primo grillo, che nell'erba canti
D'una tiepida auretta al primo invito;

Questi i fatti, i piacer, questi gl'incanti
Sono, che 'l cielo a Mondovì ha largito
Pe' mesti cuor de la natura amanti.

(Da "Il manipolo")

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