martedì 16 dicembre 2014

Poeti dimenticati: Sebastiano Satta

Nacque a Nuoro nel 1867 e ivi morì nel 1914. Si laureò in legge e divenne avvocato; nel 1908 fu colpito da una grave malattia che lo paralizzò e quindi ne causò la morte precoce a soli quarantasette anni. Molto vicino alle idee socialiste, spirito romantico, Satta dedicò quasi tutti i suoi versi al popolo sardo, alle sue tradizioni e alle sue realtà. In particolare è il territorio circoscritto della Barbagia che spesso viene descritto dal poeta nuorese; ebbe un pubblico di lettori molto vasto ai suoi tempi e fu molto apprezzato e stimato dai suoi conterranei, divenendo un personaggio mitico. I suoi versi risentono dell'influsso di tre poeti: Carducci, Pascoli e D'Annunzio, che d'altronde furono determinanti e fondamentali per tantissimi giovani scrittori all'inizio del XX secolo.



Opere poetiche

"Versi ribelli", G. Gallizzi, Sassari 1893.
"Ninna nanna di Vindice", Chenna, Torino 1909.
"Canti barbaricini", La vita letteraria, Roma 1910.
"Canti del Salto e della Tanca", Il Nuraghe, Cagliari 1924.





Presenze in antologie

"Antologia della lirica italiana", a cura di Angelo Ottolini, R. Caddeo & C., Milano 1923 (pp. 271-272).
"Le più belle pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba, Lanciano 1928 (vol. 7, pp. 73-80).
"Antologia della lirica italiana. Ottocento e Novecento", nuova edizione, a cura di Carlo Culcasi, Garzanti, Milano 1947 (pp. 206-208).
"Antologia della lirica contemporanea dal Carducci al 1940", a cura di Enrico M. Fusco, SEI, Torino 1947 (pp. 122-126).
"La lirica moderna", a cura di Francesco Pedrina, Trevisini, Milano 1951 (pp. 486-488).
"L'antologia dei poeti italiani dell'ultimo secolo", a cura di Giuseppe Ravegnani e Giovanni Titta Rosa, Martello, Milano 1963 (pp. 159-161).
"Poeti minori dell'Ottocento italiano", a cura di Ferruccio Ulivi, Vallardi, Milano 1963 (pp. 771-779).
"Poeti della rivolta", a cura di Pier Carlo Masini, Rizzoli, Milano 1978 (pp. 355-357).
"L'incanto del Natale", a cura di Giuseppe Gamberini, Paoline E. L., Milano 1996 (p. 197).



Testi

VESPRO DI NATALE

Incappucciati, foschi, a passo lento
Tre banditi ascendevano la strada
Deserta e grigia, tra la selva rada
Dei sughereti, sotto il ciel d’argento.

Non rumore di mandre o voci, il vento
Agitava per l’algida contrada.
Vasto silenzio. In fondo, Monte Spada
Ridea bianco nel vespro sonnolento.

O vespro di Natale! Dentro il core
Ai banditi piangea la nostalgia
Di te, pur senza udirne le campane:

E mesti eran, pensando al buon odore
Del porchetto e del vino, e all’allegria
Del ceppo, nelle lor case lontane.


(Da "Canti barbaricini")

domenica 14 dicembre 2014

Antologie: "Poesia italiana del Novecento" (Gelli - Lagorio)

L'antologia "Poesia italiana del Novecento", a cura di Piero Gelli e Gina Lagorio, pubblicata da Garzanti in Milano nel 1980, è stata per me di fondamentale importanza per scoprire e analizzare con grande attenzione una autentica miniera quale è la poesia del nostro paese del XX secolo. Ricordo che questi due volumi, insieme a quello di Mengaldo ("Poeti italiani del Novecento, Mondadori 1978) furono i primi che comperai più di trent'anni or sono; erano, allora, quelli più facili da trovare per chi era interessato alla materia, ma erano anche tra i migliori mai usciti fino a quel momento.
 L'opera direi che è perfetta, a parte le esclusioni ben spiegate nella prefazione dei due curatori. Partendo da Gian Pietro Lucini ed arrivando ai  nati nel 1925, si incontrano nomi di poeti in lingua italiana e in dialetto che meritano di comparire in un'antologia settoriale come questa, la quale riesce ad includerne moltissimi e nello stesso tempo mostra una capacità non comune di presentarli tutti in modo egregio, avvalendosi, per ogni autore, dei commenti (sempre notevoli) di poeti stessi e di critici autorevoli. Passando alla parte bibliografica, direi che anch'essa rasenta la perfezione, sia per quel che riguarda la bibliografia della critica che per la parte dedicata all'elenco delle opere poetiche pubblicate da ciascuno degli scrittori antologizzati. Per tali motivi, ritengo che questi due volumi siano fondamentali per chiunque voglia conoscere e approfondire la materia trattata. Ecco infine l'elenco dei poeti presenti nell'antologia.




POESIA ITALIANA DEL NOVECENTO, a cura di  Piero Gelli e Gina Lagorio

VOLUME PRIMO
Gian Pietro Lucini, Mario Novaro, Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, Giovanni Papini, Umberto Saba, Corrado Govoni, Piero Jahier, Dino Campana, Virgilio Giotti, Marino Moretti, Arturo Onofri, Aldo Palazzeschi, Clemente Rebora, Sergio Corazzini, Aldo spallicci, Delio Tessa, Vincenzo Cardarelli, Carlo Michelstaedter, Diego Valeri, Angelo Barile, Camillo Sbarbaro, Giuseppe Ungaretti, Edoardo Firpo, Girolamo Comi, Riccardo Bacchelli, Biagio Marin, Giorgio Vigolo, Eugenio Montale, Adriano Grande, Giacomo Noventa, Carlo Betocchi, Sergio Solmi, Salvatore Quasimodo, Lucio Piccolo, Raffaele Carrieri, Libero De Libero.

VOLUME SECONDO
Sandro Penna, Carolus Cergoly, Cesare Pavese, Leonardo Sinisgalli, Alfonso Gatto, Attilio Bertolucci, Giorgio Caproni, Elsa Morante, Antonia Pozzi, Vittorio Sereni, Umberto Bellintani, Piero Bigongiari, Mario Luzi, Daria Menicanti, Alessandro Parronchi, Giorgio Bassani, Albino Pierro, Franco Fortini, Tonino Guerra, Nelo Risi, Margherita Guidacci, Giorgio Orelli, Andrea Zanzotto, Bartolo Cattafi, Luciano Erba, Pier Paolo Pasolini, Elio Filippo Accrocca, Elena Clementelli, Adriano Guerrini, Angelo Maria Ripellino, Roberto Roversi, Rocco Scotellaro, Giovanni Testori, Giovanni Giudici, Alfredo Giuliani, Francesco Leonetti, Maria Luisa Spaziani, Paolo Volponi, Giovanna Bemporad, Cesare Vivaldi.  

martedì 9 dicembre 2014

I fantasmi nella poesia italiana simbolista e decadente

Frequentemente, in queste poesie, si riscontra la presenza del romantico mito dell'Olandese volante e del suo Vascello fantasma: l'attenzione che i poeti rivolgono a tale storia nasce dalla condanna del suddetto Olandese alla navigazione eterna, ovvero ad una lunghissima esistenza tormentata e inutile, proprio come quella dei poeti che ne parlano, prigionieri di un destino da incompresi ed esclusi. In altri casi il fantasma si presenta come una sorta di alter ego e dietro di lui si nasconde la Morte. Spesso i fantasmi, come tradizione vuole, appaiono di notte e svegliano, sconvolgono, impauriscono chi li percepisce e li vede. C'è chi li fugge e chi, al contrario, indaga sui misteri che essi si portano dietro. Naturalmente, non sono assenti le figure dei morti che riappaiono in forma di spettri. In genere i fantasmi rappresentano la paura di qualcuno o di qualcosa (molto spesso della morte) e soltanto di rado hanno a che vedere col desiderio e col sogno.



Poesie sull'argomento

Vittoria Aganoor: "Sotto le stelle" in "Leggenda eterna" (1900).
Vittoria Aganoor: "Visione" in "Poesie complete" (1912).
Gustavo Brigante-Colonna: "Il convento" in "Gli ulivi e le ginestre" (1912).
Giovanni Camerana: "Mattutino", "Dies illa" in "Poesie" (1968).
Luigi Capuana: "A Fasma" in "Semiritmi" (1888).
Giovanni Alfredo Cesareo: "Il vascello fantasma" in "Poesie" (1912).
Federico De Maria: "L'Altro" in "Voci" (1903).
Giuseppe Del Guasta: "Nei viridarii squallidi è cascata" in «Le Varietà», febbraio 1894.
Marcus De Rubris: "­Fantasma notturno" in "La Veglia" (1910).
Giuliano Donati Pétteni: "Il vascello fantasma" in "Intimità" (1926).
Augusto Ferrero: "Fantasma invernale" in "Nostalgie d'amore" (1893).
Luisa Giaconi: "I fantasmi" in «Il Marzocco», settembre 1897.
Luisa Giaconi: "Una morta" in "Tebaide" (1909).
Arturo Graf: "Fantasmi", "Il vascello fantasma" e "Le vergini morte" in "Medusa" (1990).
Luigi Gualdo: "Fra i monti" in "Le Nostalgie" (1883).
Achille Leto: "Il vecchio pianoforte" in "Piccole ali" (1914).
Gian Pietro Lucini: "La Fantasima" in "Il Libro delle Figurazioni Ideali" (1894).
Marino Marin: "Larva" in «Rivista Romagnola di Scienze, Lettere ed Arti», giugno 1897.
Tito Marrone: "Fantasmi" in "Cesellature" (1899).
Tito Marrone: "I necrofori" in «L'Illustrazione abruzzese», gennaio 1905.
Pietro Mastri: "Fantasmi primaverili" in "L'arcobaleno" (1900).
Antonio Rubino: "Vascello fantasma" in «Poesia», ottobre 1908.
Emilio e Francesco Scaglione: "Visione eroica" in "Limen" (1910).
Emanuele Sella: "Addio" in "Monteluce" (1909).
Domenico Tumiati: "Medium" in "Poesia", novembre/dicembre 1905.
Domenico Tumiati: "Erizia" in "Liriche" (1937).




Testi

FANTASMA NOTTURNO
di Marcus De Rubris

I.

Acque de 'l mare: immobili: senz'onde:
tinte a color di rosa,

che in contro vi stendete a l'infinito
cielo, e con molle posa

v'adagiate tranquille: o voi, bell'acque!,
che a 'l limite marino

v'insinuate in lingue tortuose
ne 'l bacio vespertino

de 'l sol, che dietro i giganteschi monti
rifugia, e che la mite

ombra serale cede: acque de 'l mare!,
o voi, bell'acque!, udite:


II.

Sono più che cent'anni. Ed ogni sera
sovra la rude scheggia,

in che il maniero fosco si drizzava,
un fantasma campeggia:

un solenne fantasma taciturno,
che ne la notte guarda

l'immensità de l'ombre, e par che attenda
l'alba (e così si tarda

la dipartita) per gittarsi a l'onde
de 'l sottostante mare:

Sono più di cent'anni ch'ei si cela
de 'l mar ne l'acque chiare!


* * *

E da più di cent'anni andiam cercando
di quel fantasma arcano

il simbol dubbioso; ma finora
il cercare fu vano.

Non alcuna certezza ancor ci volle
sciolti de la ténebra

che l'intelletto avvince; ma pesante
c'incombe una latébra

d'ignoranza. - La nostr'anima anela
de 'l sapere a le fonti

limpidissime, e va cercando ognora
incogniti orizzonti.


III.

Ne la profonda notte siamo ascesi
per la rupe scheggiosa,

e di là su c'è parso di sentire
un'eco lamentosa:

là mille braccia, verso il ciel protese,
parveci di vedere;

e ci sembrò che tutte s'agitassero
lungo le rupi nere...

* * *

Bell'acque chiare: adamantine: terse:
onde glauche de 'l mare!,

ci dite voi cos'è la grande scena
che ne la notte appare?

(Da "La Veglia")



domenica 7 dicembre 2014

Poeti dimenticati: Emanuele Sella

Emanuele Sella nacque a Valle Mosso nel 1879 e morì a Milano nel 1946. Dopo la laurea in giurisprudenza conseguita a Torino divenne docente di economia in varie università della penisola italiana; fu anche rettore a Perugia ed a Genova. Secondaria fu per lui la passione letteraria, nata sui banchi dell'Uiniversità di Torino, quando frequentò le famose lezioni di Arturo Graf. Pubblicò comunque diverse opere poetiche nell'arco di un quarantennio. Dopo gli inizi che mostrano la sua preferenza per la lirica dannunziana, Sella si dimostrò attratto dal movimento simbolista e dalle tematiche relative alla religione cristiana.



Opere poetiche

"Questo è sogno", Loescher, Roma 1900.
"Il giardino delle stelle", Zanichelli, Bologna 1907.
"Monteluce", Zanichelli, Bologna 1909.
"Rudimentum", Zanichelli, Bologna 1911.
"L'eterno convito", Formiggini, Roma 1918.
"L'ospite della sera", Sonzogno, milano 1922.
"Il flauto d'argento", Amosso, Biella 1932.
"Liriche alla bellezza bruna", Emiliano degli Orfini, Genova 1934.







Presenze in antologie

"La nuova poesia religiosa italiana", a cura di Gino Novelli, La Tradizione, Palermo 1931 (pp. 356-357).
"Dal simbolismo al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (Tomo primo, pp. 249-261).
"Torino Art Nouveau e Crepuscolare", a cura di Roberto Rossi Precerutti, Crocetti, Milano 2006 (pp. 65-69).




Testi

LO SCEMO E LA LUNA

Lo scemo stette a lungo a vigilare
sotto il livido ciel senz'una stella
e in un singhiozzo rotto disse: - oh bella!
la luna s'è annegata in mezzo al mare,

s'è annegata nel mar la pecorella
che bela e bela nelle notti chiare...
ecco una vela!... eccola che vagella
come la luna!... ed ecco che scompare! -

Così disse e nel cuore sentì un vuoto
indefinito; il mondo? era un inferno;
il mare? un ladro; il cielo? un mostro ignoto:

e minacciò quel mostro con un remo.
- Chi sa perché (gemeva) il Padreterno
fa dei dispetti ad un povero scemo?


(Da "Monteluce", primo sonetto del "Trittico della villanella ignota")