domenica 12 febbraio 2012

Da "Le confessioni" di Jean-Jacques Rousseau

Le confessioni di Jean-Jacques Rousseau (Ginevra 1712 – Ermenonville 1778) rappresentano qualcosa di veramente speciale nel panorama vastissimo della letteratura europea e mondiale. Si compongono di ben 12 libri, in cui lo scrittore elvetico ricorda i suoi primi 53 anni di vita. Cominciò a scriverle nel 1764, ma furono pubblicate postume, a partire dal 1782 (la seconda e ultima parte uscì nel 1789). Devo ammettere che io ho letto soltanto una piccola parte delle Confessioni; con tutto ciò sono rimasto affascinato dalla magistrale scrittura autobiografica di Rousseau, e, in certi frammenti (come quello che ho riportato qui sotto) mi ci sono perfettamente ritrovato.




Nulla di quanto mi è accaduto in quel periodo tanto caro, nulla di ciò che ho fatto, detto e pensato per tutto il tempo che è durato, si è cancellato nella mia mente. I tempi che precedono e che seguono mi ritornano a intervalli; li ricordo in modo ineguale e confuso: ma quello lo rammento per intiero come se ancora durasse. La mia immaginazione, che in gioventù correva sempre avanti ed ora va a ritroso, compensa con quei dolci ricordi la speranza perduta per sempre. Più nulla nell'avvenire vedo che mi tenti; solo i ritorni del passato possono lusingarmi, e questi ritorni così vivi e veri nel tempo di cui parlo mi fanno sovente vivere felice a dispetto delle mie sventure.

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