(la notte gli affonda nel cuore)
galleggia lontano un chiarore
immobile, tacito, informe,
più lieve, più dolce di un velo.
Ninfee?... che dischiusero i seni
stellanti dal gran cuore d’oro
sgorgato dai placidi laghi?
Cigni? Ali distese su i vaghi
giacigli dell’onda che pieni
ne cullano il bianco tesoro?
O spume? Più vaghe, più vane
di cose, di sogni o parole;
più brevi dell’ora mortale?
Chi sa?.. Qualche cosa che sale
di puro dall’ombra e rimane
mistero di fole, di fole…
Bellissima poesia di Luisa Giaconi (1870-1908) che fa parte della raccolta "Tebaide", uscita postuma nel 1909 e poi, con l'aggiunta di nuove poesie, nel 1912. Il tema è dato, come fa intuire il titolo, dal chiarore che si osserva sulle acque di un lago nelle ore notturne. Quale sia l'origine di tale fenomeno non è cosa nota; la poetessa prova a fare delle ipotesi: sono forse delle ninfee, ovvero le piante acquatiche con fiori dai petali bianchi e di dimensioni piuttosto grandi, che si sono dischiusi improvvisamente tutti insieme? O son forse dei cigni che hanno disteso le loro ali? O forse sono spume indefinite e brevi, chissà per quale motivo createsi? Impossibile sapere la verità: rimane soltanto il mistero di quel bianco puro salito dalle tenebre del lago favoloso.
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