sabato 4 febbraio 2012

Le acque correnti nella poesia decadente e simbolista italiana

Le acque correnti rappresentate da ruscelli, torrenti, canali o cascate simboleggiano una situazione di rinnovamento o comunque in divenire. Analizzando alcune poesie, in "Quiete" di Umberto Saffiotti, è possibile notare un effetto ipnotico provocato dallo scrosciare delle acque, che porta il poeta ad uno stato di estasi e di sogno. In una poesia di De Bosis le acque scorrono con sinistro rumore e trasportano cadaveri, questo orrendo spettacolo è offerto, come lo stesso poeta chiarisce negli ultimi versi, dal "Fiume del Tempo". "Il Canale" di Domenico Tumiati, descrive un'atmosfera incantata: sul corso d'acqua passa una barca di pescatori ed il poeta sente il loro canto malinconico e ne rimane affascinato. Luigi Gualdo da' ascolto ad una voce misteriosa che fuoriesce dalle acque di una cascata, la quale gli suggerisce di far scorrere, dalla sorgente della sua anima, l'acqua dell'amore eterno. Sia Marin che Govoni nei loro sonetti parlano di canali le cui acque scorrono lente e placide, ma nel primo la calma del corso d'acqua, apparentemente innocua, è in realtà portatrice di malattie. Pietro Mastri infine, osservando le acque di un torrente, scorge la propria inquieta anima e gli chiede il motivo di questo suo perpetuo andare.
 
 
Poesie sull'argomento
Mario Adobati: "Lo specchio tra le ninfee" in "I cipressi e le sorgenti" (1919).
Pompeo Bettini: "La roccia ha visto molt'acqua passare" in "Poesie" (1897).
Carlo Chiaves: "La sorgente" in "Tutte le poesie edite e inedite" (1971).
Adolfo De Bosis: "Rombano acque correnti per la tenebra" in "Amori ac silentio sacrum" (1900).
Diego Garoglio: "Il rivolo" in "Sul bel fiume d'Arno" (1912).
Cosimo Giorgieri Contri: "Alla Lys" in «Nuova Antologia», ottobre 1907.
Corrado Govoni: "Il canale" in "Gli aborti" (1907).
Luigi Gualdo: "La cascata" in "Le Nostalgie" (1883).
Giorgio Lais: "Il ruscello" in "La Vita Letteraria", luglio 1905.
Marino Marin: "Il canale" in «Nuova Antologia», luglio 1903.
Pietro Mastri: "Il torrente" in "L'arcobaleno" (1900).
Fausto Salvatori, "L'Acqua" in "In ombra d'amore" (1929).
Domenico Tumiati: "Il Canale" in "Musica antica per chitarra" (1897).
Domenico Tumiati: "Canzone del torrente" in "Liriche" (1937).
Umberto Saffiotti: "Quiete" in "Le Fontane" (1902).

 

Testi
IL CANALE

Stanco, ne la sua lunga uggia, il canale
d'andar per valli e di veder paesi,
se accade che, al frinir de le cicale,
ristagni sotto i salici cortesi.

sembra, tant'è silenzioso e uguale,
un olio che alimenti i cieli accesi ;
e, a notte chiara, dal suo grembo sale
un lucicchìo di perle e di turchesi.

Non baciò mai più terse acque la luna
nè venne mai da' salici d'argento
più dolce tenerezza a le palpebre:

un sogno: e dir che quante nebbie aduna
l'alba, tra le due rive, e caccia il vento,
Circe fatale, attossica la febre.

(Marino Marin)
 
 
 

Nessun commento:

Posta un commento