domenica 20 novembre 2011

Poeti dimenticati: Nicola Moscardelli


Piatto anteriore di "Le grazie della terra"

Nicola Moscardelli (Ofena 1894 - Roma 1943) è stato un poeta, un prosatore ed un saggista italiano. I suoi versi iniziali si può ben dire che siano ispirati al crepuscolarismo; successivamente Moscardelli si avvicinò alla poetica futurista e, in parte, risentì dell'influenza vociana. Nella parte più matura del suo fare poetico si notano invece uno spiccato misticismo ed una tendenza a sottolineare l'aspetto più sofferente della vita umana.
 
 


Opere poetiche

 

"La Veglia", Unione Arti Grafiche, L'Aquila 1913.
"Abbeveratoio", Libreria de «La Voce», Firenze 1915.
"Tatuaggi", Libreria de «La Voce», Firenze 1916.
"Gioielleria notturna", Studio Editoriale Lombardo, Milano 1918.
"La mendica muta", Vallecchi, Firenze 1919.
"L'ora della rugiada", Carabba, Lanciano 1924.
"Le grazie della terra", Carabba, Lanciano 1928.
"Il Ponte", Al Tempo della Fortuna", Roma 1929.
"L'aria di Roma", Buratti, Torino 1931.
"Foglie e fiori", Modernissima, Roma 1938.
"Canto della vita", Vallecchi, Firenze 1939.
"Punti cardinali", Ticci, Siena 1941.
"Dentro la notte", Il Sentiero dell'Arte, Pesaro 1942.
"Tutte le poesie", Ianieri, Pecara 2007.
 
 

Presenze in antologie 

"Poeti d'oggi: 1900-1925", 2° edizione, a cura di Giovanni Papini e Pietro Pancrazi, Vallecchi, Firenze 1925 (pp. 712-714).
"Le più belle pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba, Lanciano 1928 (vol. 5, pp. 91-103).
"La nuova poesia religiosa italiana", a cura di Gino Novelli, La Tradizione, Palermo 1931 (pp. 269-275).
"Antologia della lirica contemporanea dal Carducci al 1940", a cura di Enrico M. Fusco, SEI, Torino 1947 (pp. 297-299).
"Antologia della lirica italiana. Ottocento e Novecento", nuova edizione, a cura di Carlo Culcasi, Garzanti, Milano 1947 (pp. 360-361).
"L'antologia dei poeti italiani dell'ultimo secolo", a cura di Giuseppe Ravegnani e Giovanni Titta Rosa, Martello, Milano 1963 (pp. 757-762).
"Le cinque guerre: poesie e canti italiani", a cura di Renzo Laurano e Gaetano Salveti, Nuova Accademia, Milano 1965 (p. 66).
"I crepuscolari", a cura di Nino Tripodi, Edizioni del Borghese, Milano 1966 (pp. 491-497).
"Dal simbolismo al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (tomo secondo, pp. 545-550).
"I poeti italiani della «Voce»", a cura di Paolo Febbraro, Marcos y Marcos, Milano 1998 (pp. 182-184).
"Le notti chiare erano tutte un'alba", a cura di Andrea Cortellessa, Bruno Mondadori, Milano 1998 (p. 372).
 

 

Testi


LA TORRE VIOLA

(Una piccola stanza disadorna, sulla cui soglia muoiono i rumori, quasi spaventati dalla solitudine che li attende, C è una finestra che dà forse sul mare, spenta. Una mezz'ombra vagola come un gatto per i vani: come uno se ne colma, l'altro si vuota. Flusso e riflusso senza rumore.
Nell' infinito del mondo, fermiamoci fra queste quattro mura, dove il soffio dell'esterno giunge assopito come un vento che ha passato il mare e l'ha addomesticato, stancandosi. A poco a poco, proiettate dall'ardore dell'anima che si esprime, compaiono Mimma, Ottavio e Arturo : spiriti d'ogni tempo e d'ogni età. La luce della loro lampada ha cambiato colore ed essi credono sia spenta. Le parole che si concedono sono come colpi di selce contro l'abete secco: e il loro parlare li rivela fanciulli intatti non ancora arsi dalle crude stagioni della vita).
(Da "La mendica muta")

venerdì 18 novembre 2011

Poeti dimenticati: Virgilio La Scola


Piatto anteriore di "La placida fonte"

Virgilio La Scola (Palermo 1869 - ivi 1927) fu autore di poche raccolte poetiche; ebbe come maestri principalmente Giovanni Pascoli ed i corregionali Mario Rapisardi e Giovanni Alfredo Cesareo. Le sue poesie sono, spesso, di argomento religioso e sociale, ma non manca quella attenzione alle "piccole cose" così frequente anche nei versi del Pascoli. Le sue opere furono lodate da insigni critici tra i quali lo stesso Cesareo e Pietro Mignosi che così ne parla in "La poesia di questo secolo" (Edizioni del Ciclope, Palermo 1929): «Fu un pascoliano pieno di accortezza. Rinomato e carezzato in vita, è caduto, ora, dalla memoria di tutti. Fu carissimo al Pascoli e del Pascoli ebbe quel certo tono d'indulgenza sociale e di oscura palingenesi che ben si intona a quel fervore socialistico dei primi anni del secolo».
 
 


Opere poetiche

 

"La tenue accolta", Sandron, Milano 1907.
"La placida fonte", Zanichelli, Bologna 1907.
"La via che attende", Reber, Palermo 1908.
"Nova anima umana", Bemporad, Firenze 1910.
"L'eterno dimane", Treves, Milano 1912.
 

 
Presenze in antologie
 

"Poeti simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. 2, pp. 157-160).
"Sicilia, poesia dei mille anni", a cura di Aldo Gerbino, Sciascia, Caltanissetta-Roma 2001 (pp. 369-371).

 
 

Testi

 
TRAMONTO ESTIVO

In unico afoso bagliore
Dileguano il mare ed il cielo:

L'immota caldura agli scogli
Addensa un fantastico velo...

Coll'ansia d'un fresco riposo,

Da lungi, al marino villaggio,
Accese due vele latine
Affannano un tardo viaggio.


Com'esse le nostre esistenze
Vagaro disperse in quest'ore:...
S'accostano, a un tratto, sfinite,
Di baci anelanti e d'amore...

E come le vele latine
Ci attira un pacato miraggio:
Avremo incantato riposo,
Stanotte, nel fresco villaggio.


(Da "La placida fonte")

domenica 13 novembre 2011

Racconto della stazione

Mi ritrovai alla stazione per un viaggio del quale io non sapevo nulla. Rimasi meravigliato quando vidi arrivare un treno di color giallo. Si fermò ed io entrai. Sbigottito guardai i passeggeri rendendomi subito conto che erano dei fantocci. Cominciai ad aver paura, mi chiedevo dove mai fossi finito quando il treno imboccò una galleria e rimasi al buio poiché il vagone in cui mi trovavo non aveva luce. Furono minuti e minuti d'angoscia, poi il tunnel terminò e fui abbagliato da una luce immensa. Mi pareva di entrare nel sole, tanto era il calore che m'invadeva; poi mi sentii carezzare il volto e udii una soave voce che disse: «Finalmente sei arrivato, da tanto ti attendevamo...»

sabato 12 novembre 2011

Racconto del laureato e del politico

E il laureato non riusciva a battere un chiodo. Allora, giunto ad una disperazione non più sostenibile, decise, contro la sua dignità, di andare a chiedere aiuto ad un politico. Dopo numerose richieste e interminabili attese riuscì ad essere ricevuto da un politico. Quando fu faccia a faccia con lui gli chiese, senza minimi indugi, un lavoro; al che il politico gli rispose:
«Vuoi un lavoro?, so che possiedi un titolo di studio importante, ma ciò che ti posso offrire non è certo adeguato a quello a cui probabilmente ambisci; però, se hai veramente bisogno di lavorare, allora puoi fare lo spazzino».
Il laureato, naturalmente, non aveva nei suoi progetti e nei suoi sogni quello di diventare uno spazzino e disse:
«Io la ringrazio, ma avrei preferito qualcosa di più adatto a me, non è possibile?»
E il politico:
«È possibile, ma trattasi di un posto da precario, con contratto a termine. Ogni anno questo scadrà, ma, se lei sarà meritevole, con molta probabilità le sarà rinnovato, e potrà andare avanti così per molti anni».
Disse allora il laureato:
«Ma io ho già quarant'anni, non posso permettermi di lavorare in questo modo!».
Gli replicò il politico:
«Caro signore, lei è incontentabile ed anche pretenzioso, io le ho offerto già due ottime possibilità e lei me le ha rifiutate. Sa cosa le dico? se ha veramente bisogno di lavorare le conviene accettare queste mie proposte, altrimenti se la sbrighi da solo. Arrivederci.».

giovedì 10 novembre 2011

Racconto dell'anima

Quel giorno entrai in un antico palazzo e salii le scale fino al settimo piano, dove trovai una porta sola, era quello dunque l'appartamento che cercavo, allora suonai il campanello e attesi, poco dopo sentii una voce stridula chiedere:
«Chi è?»
«Sono io» risposi,
e lei: «Io chi?»
pronunciai allora il mio nome e subitamente udii la persona di dietro alla porta togliere il catenaccio, poi la porta fu aperta e mi trovai davanti una vecchia signora dal volto rugoso e vestita di nero; mi sorrise dicendo:
«Prego, entri pure».
«Permesso?» io dissi e mi feci avanti, mi accorsi allora che c'era un salone semibuio, con una finestra che, chiusa, faceva trapelare, grazie ad una persiana rotta, un filo di luce.
Mi guardai intorno e vidi soltanto mobili vecchi, sentivo anche un forte odore di muffa e iniziai ad avere voglia di andarmene.
«Lo vuole un caffè?» mi chiese l'anziana signora
«No, grazie» risposi «ho fretta perchè devo fare molte altre cose...»
Allora lei disse: «Le porto subito quella cosa»
e si diresse verso un'altra stanza in fondo al salone, aprì la porta ed entrò, dopo pochi secondi tornò e in una mano teneva una lettera.
«Tenga» disse «questa è per lei»
«Grazie» le dissi, pur non sapendo che lettera mai fosse.
Salutai ed uscii da quel tristo tugurio, scesi le scale velocemente e mi sentii molto sollevato.
Camminando per la strada ancora pensavo alla vecchia, all'interno di quell'appartamento e provavo tristezza, desolazione, squallore.
Poi mi ricordai della lettera che nel frattempo avevo riposto nella tasca del soprabito. La aprii e lessi quello che vi era scritto, diceva:
«Caro Leonardo, tu oggi hai visitato la tua anima».

mercoledì 9 novembre 2011

Poeti dimenticati: Gino Gori

Nacque a Roma nel 1876 e morì a Sant'Ilario Ligure nel 1952. Dopo la laurea in Giurisprudenza cominciò a dedicarsi con assiduità alla letteratura e al teatro collaborando con suoi scritti a riviste quali "Capitan Fracassa", "Don Chisciotte", "L'Ora" e "Il Tirso". Amico di Trilussa, scrisse dei versi in dialetto romanesco. In seguito cominciò a viaggiare attraverso l'Europa, si sposò e quindi divenne proprietario di un albergo, si dedicò così alla sua nuova professione abbandonando l'attività letteraria. Le sue opere in versi mostrano una tendenza all'innovamento stilistico, mentre le tematiche ricalcano in parte quelle di Pascoli, Gozzano e Govoni, in parte quelle del realismo lirico, il cui artefice e iniziatore fu Massimo Bontempelli, molto stimato dal Gori.
 

Opere poetiche


"Er libbro rosso de la guera", Tipografia editrice nazionale, Roma 1915.
"Il mulino della luna", Alpes, Milano 1924.
"Il grande amore", Bemporad, Firenze 1926.





Presenze in antologie

"Le più belle pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba, Lanciano 1928 (vol. 3, pp. 171-186).
"Poeti Novecento", Mondadori, Milano 1928 (pp. 89-102).



Testi

L'ALBERO LUMINOSO

Cresce come l'alba
quest'albero di madreperla,
e porta impigliati fra i rami
figure d'uomini e colori.
Stormisce che non si sente
coi nostri orecchi mortali,
ma già nell'anima passa
una musica che pare
come un silenzio di amore.
Cresce la pianta mattutina
con una fretta dorata,
empie gli spazi della terra
e l'infinito del cielo.
Tutti la chiamano luce,
ch'è il vero nome di Dio,
ma ella non è che la favola della luce,
e dura un giorno soltanto,
come la fanciullezza,
come l'amore,
come la vita dell'uomo,
ch'è una piccola lacrima
caduta
dagli occhi invisibili dell'eternità.


(da "Il mulino della Luna", pp. 30-31)




LA CULLA

Fatta di nuvole bianche,
foderata d'azzurro e di tepore,
galleggia ancorata
alla riva del fiume della vita,
la culla della nostra infanzia;
e la dondola il vento
dell'alba,
e vi cantano intorno
le Stagioni invisibili del tempo:
Ninna nanna dei giardini,
quanti gigli e gelsomini!
ninna nanna dei ruscelli,
tutti i giorni sono belli,
e il mistero non ci affanna,
ninna nanna, ninna nanna.

Non importa accendere una lampada,
la culla è luminosa;
non importa colmarla di fiori,
la culla è fiorita;
non importa vegliarla,
tutta la materna bontà del cielo
è curva sulla culla,
e le stelle hanno occhi dolcissimi,
che non si chiudono mai.

Vi riposammo un giorno.
Basta.
Ci risvegliammo supini
e non vedemmo che il cielo.
Basta.
Tendemmo le mani per ricevere
i doni dorati del sole.
Basta.
Questo soltanto è bastato
per battezzarci uomini.
Ché se più tardi parlammo,
ché se più tardi pensammo,
ché se più tardi soffrimmo,
questo fu nulla
dinanzi al guardare in alto
dal fondo della nostra culla.

(da "Il Grande Amore", pp. 59-60)

martedì 8 novembre 2011

Poeti dimenticati: Yosto Randaccio

Iosto Carmine Randacio, in arte Yosto Randaccio, nacque a Cagliari nel 1880 e morì a Roma nel 1965. Giovanissimo si trasferì dalla Sardegna alla capitale italiana per iscriversi alla facoltà universitaria di Lettere e Filosofia, durante le lezioni ebbe modo di conoscere poeti come Tito Marrone, Carlo Basilici e Giuseppe Piazza, coi quali instaurò un saldo rapporto di amicizia. Cominciò in quel periodo a scrivere e pubblicare i suoi versi che uscirono anche in riviste famose come "Riviera Ligure" e "La Vita Letteraria". Nel 1909 fu dato alle stampe l'unico suo volume poetico: "Poemetti della convalescenza". Nelle liriche di Randaccio si nota, oltre all'uso del verso libero, una rielaborazione dei temi cari al D'Annunzio ed ai crepuscolari.
 

Opere poetiche


"Poemetti della convalescenza", Tipografia Meloni Aitelli, Cagliari 1909.
 

Presenze in antologie


"I crepuscolari", a cura di Nino Tripodi, Edizioni del Borghese, Milano 1966 (pp. 385-396).
"Dal simbolismo al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (tomo secondo, pp. 399-402).
"I crepuscolari", a cura di Francesco Grisi, Newton Compton, Roma 1990 (pp. 325-336).
"Neoidealismo e rinascenza latina tra Ottocento e Novecento", a cura di Angela Ida Villa, LED, Milano 1999 (pp. 772-817).
 

Testi 


CHIESA ABBANDONATA

Chiesa bianca solitaria,
sopita nel sogno de l'aria.

E le buone preghiere?
E le anime salmodianti,
e gli organi tuonanti
nel mistero de le sere?
Sento che spira un triste vento
d'esulamento.

Per dove? il mio cuore non sa,
anima de l'eternità.
La nostra tristezza chi la porta?
Quale gigante s'affatica
ne la lotta infinita
che non terminerà?

Tu pure sei morta!
Non lo senti stasera
nel vuoto di questa navata
desolata,
non lo senti questo vento
d'esulamento,
queste grida di suicida?


(Da "Poemetti della convalescenza")

domenica 6 novembre 2011

Poeti dimenticati: Giovanni Tecchio


Piatto anteriore di "Canti".

Giovanni Tecchio nacque a Bassano del Grappa nel 1872, studiò Lettere prima a Vicenza quindi a Padova, in quest'ultima città si laureò per poi ricoprire vari incarichi presso gli istituti scolastici di Vicenza, Pergola, Faenza e La Spezia. Nel frattempo pubblicò anche alcuni volumi poetici e fu annoverato insieme a Romolo Quaglino, Luigi Donati, Gustavo Botta ed altri, tra i poeti che, sotto la guida del carismatico Gian Pietro Lucini, fecero parte di un cenacolo milanese molto vicino alla poesia simbolista. È incerta la data della sua morte.
 
Opere poetiche

"Poesie", Salmin, Padova 1892.
"Mysterium", Chiesa e Guindani, Milano 1894.
"Le Visioni", Galli e Omodei-Zorini, Milano 1896.
"Rime della vita", Montanari, Faenza 1900.
"Canti", Monanni, Milano 1931.
 


Presenze in antologie

"Dal simbolismo al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (tomo secondo, pp. 327-332).
 

Testi

 SERENATA



Ne l'aere soave
spira odore
d'acacie in, fiore.
Dicono i fiori l'ave
a la luna bianca e pura,
immacolata,
che avvolge nel candore
la natura
addormentata.

In quel silenzio,
in quell'incanto
del creato,
vola il canto
d'un troviero
innamorato;
via col suon de la mandòla
vola, vola...

E canta e canta e canta
il giovine troviero.
La bionda vergine
su l'origliere
morbido e bianco,
voluttuosa
il capo stanco
posa.

Mentre ella dorme,
rosei
i sogni a torme
passano.

Il suo bel viso,
che sembra un gìglio
cui l'alba irrora,
lieve un sorriso
sottil disfiora.

Vola forse il suo pensiero
al troviero
che fuor canta innamorato?

Dorme intanto la natura
sotto al raggio immacolato
de la luna bianca e pura.

(da "Mysterium")

sabato 5 novembre 2011

Poeti dimenticati: Pietro Mastri


Piatto anteriore di "La via delle stelle"

Pietro Mastri, pseudonimo di Pirro Masetti, nacque a Firenze nel 1868 ed i vi morì nel 1932. Svolse per tutta la vita la professione di avvocato e, nello stesso tempo, compose versi che pubblicò in due distinti periodi. Nel primo, compreso tra il 1892 ed il 1907, il Mastri si dimostò un seguace della poesia pascoliana, sia per i temi trattati, sia per lo stile delle sue poesie. Nella seconda fase, che si delinea tra il 1920 all'anno della sua morte, il poeta fiorentino aggiunse ai suoi versi una visione della vita nello stesso tempo dolente e cristiana.


Opere poetiche
"Frammenti poetici", Bocca, Roma-Firenze-Torino 1892.
"L'arcobaleno", Zanichelli, Bologna 1900 (1920).
"Lo specchio e la falce", Treves, Milano 1907.
"La meridiana", Taddei, Ferrara 1920.
"La fronda oscillante", Bemporad, Firenze 1923.
"La via delle stelle", Alpes, Milano 1927.
"Ultimi canti", Treves-Treccani-Tumminelli, Milano-Roma 1933.
 

Presenze in antologie
"Dai nostri poeti viventi", 3° edizione, a cura di Eugenia Levi, Lumachi, Firenze 1903 (pp. 235-245).
"Antologia della lirica italiana", a cura di Angelo Ottolini, R. Caddeo & C., Milano 1923 (pp. 400-401).
"Poeti d'oggi: 1900-1925", 2° edizione, a cura di Giovanni Papini e Pietro Pancrazi, Vallecchi, Firenze 1925 (pp. 17-123).
"Le più belle pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba, Lanciano 1928 (vol. 5, pp. 20-35).
"La nuova poesia religiosa italiana", a cura di Gino Novelli, La Tradizione, Palermo 1931 (pp. 248-254).
"Antologia della lirica contemporanea dal Carducci al 1940", a cura di Enrico M. Fusco, SEI, Torino 1947 (pp. 181-184).
"Antologia della lirica italiana. Ottocento e Novecento", nuova edizione, a cura di Carlo Culcasi, Garzanti, Milano 1947 (pp. 211-214).
"La lirica moderna", a cura di Francesco Pedrina, Trevisini, Milano 1951 (pp. 540-545).
"Un secolo di poesia", a cura di Giovanni Alfonso Pellegrinetti, Petrini, Torino 1957 (pp. 226-229).
"L'antologia dei poeti italiani dell'ultimo secolo", a cura di Giuseppe Ravegnani e Giovanni Titta Rosa, Martello, Milano 1963 (pp. 163-168).
"Poeti simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. 3, pp. 139-144).
"Poeti italiani del XX secolo", a cura di Alberto Frattini e Paolo Tuscano, La Scuola, Brescia 1974 (pp. 118-122).
"Dal simbolismo al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (tomo secondo, pp. 341-346).
"Otto secoli di poesia italiana", a cura di Giacinto Spagnoletti, Newton Compton, Roma 1993 (pp. 593-594).
 

Testi
MISTERO

Guardo. La notte, azzurramente pura,
sparsa di stelle, ha un intimo chiaror.
Splendi, o gran tempio della dea Natura,
coi mille e mille lampadarii d'òr!

Guardo: e il mio petto si sgonfia e sospira.
Qual nuova ambascia, qual ansia m'opprime?
(Nell'ombra, intorno, un fremito s'aggira:
scuoton, sognando, gli alberi le cime. )

Onde un'arcana tristezza in quest'ora
mistica, o notte, m'invade così?
Su dall' ignoto per certo vapora:
non aspra; vaga e sottile, bensì.

Tacitamente vaporan le brume
della tristezza da ignoti recessi.
(Che piange là, fra i pioppi, il cupo fiume?
chiede alla luna i tremoli riflessi?)

L'anima sogna. O profonda e silente
notte, ove annega per gli occhi il pensier,
come in quest'ora più acuta si sente,
più vana l'ansia del grande mister!

Passa sul volto agli umani in quest'ora
forse col vento notturno il mistero.
(Trema ogni stella, come quando sfiora
un'ala lieve la fiamma d'un cero.)

Passa: ed un' eco di cose lontane
— d'un'altra vita che forse già fu? —
simile a un fioco rombar di campane,
desta la valle del cuore, laggiù...

Silenzio immenso. L'aria ha blandimenti
trepidi e guizzi l'acque: sulla riva
del fiume stan gli alberi immoti, intenti.
È nelle cose come un' ansia viva.

Guardo a quei neri monti. Ed ecco nastri
d'argento, a un tratto, sulle sommità.
S'alza la luna: impallidiscon gli astri.
Oh gemmea luce! Oh gran serenità!

(da "L'arcobaleno")

venerdì 4 novembre 2011

Piccolo dizionario bio-bibliografico dei poeti italiani simbolisti, decadenti, liberty e crepuscolari: U, V, Y, Z

AURELIO UGOLINI (Alessandria d'Egitto 1875 - L'Aquila 1907). Studioso dell'opera di Giuseppe Gioacchino Belli, fu insegnante ginnasiale e poeta; pubblicò una sola raccolta di versi: Viburna (1905) che ebbe una seconda edizione ampliata dopo la sua morte (1908). Le sue poesie di stampo classicista presentano ascendenze pascoliane e, in alcuni casi, toni decadenti.

TEOFILO VALENTI (Macerata 1884 - ?). Poeta di cui si conosce poco, fu un collaboratore della rivista "Lirica", pubblicò i seguenti volumi di poesie: Le visioni (1906), Lo specchio e la rosa (1921). I suoi versi appartengono all'area simbolista e decadente della nostra letteratura.

DIEGO VALERI (Piove di Sacco 1887 - Roma 1976). Poeta, traduttore e insegnante collaborò con "La Lettura", "La Diana" e "La Brigata". È l'autore dei seguenti volumi di versi: Monodia d'amore (1908), Le gaie tristezze (1913), Umana (1916), Crisalide (1919), Ariele (1924), Poesie vecchie e nuove (1930). Poeta dotato di una particolare grazia e di una accentuata discorsività seppe attingere da varie fonti pur mantenendo un'originalità e un timbro inequivocabile e personalissimo.

CARLO VALLINI (Milano 1885 - ivi 1920). Dopo alcune esperienze lavorative alquanto bizzarre si laureò e quindi professò l'insegnamento fino alla Grande Guerra a cui partecipò e da cui tornò gravemente ferito, e per tale motivo morì a soli 35 anni. Durante il periodo degli studi universitari conobbe Gozzano e altri poeti; la sua poesia è caratterizzata da un crepuscolarismo personale, volto alla meditazione ed alla colloquialità. Opere poetiche: Rinunzia (1907), Un giorno (1907).

FAUSTO VALSECCHI (Lecco 1891 - 1914). Poeta e traduttore, collaborò a "La Lettura" e a "Noi e il Mondo", le sue poesie furono pubblicate da varie riviste; soltanto nel 1966, all'interno del volume Versi e novelle, è stato possibile leggere la sua intera opera poetica. Molto vicino al crepuscolarismo, fu anche attratto dalle atmosfere decadenti.

GIUSEPPE VANNICOLA (Montegiorgio 1877 - Capri 1915). Poeta, musicista, narratore e traduttore, fece vita disordinata tra intensi periodi di lavoro e crisi mistiche improvvise. Le sue poesie e le sue prose poetiche risentono molto del clima decadente e trovano spesso spunto dall'esperienza musicale che per Vannicola fu fondamentale. Opere in versi e in prosa: Trittico della Vergine (1901), De profundis clamavi ad te (1905), Corde della grande Lira (1906).

ALESSANDRO VARALDO (Ventimiglia 1876 - Roma 1953). Giornalista, critico, commediografo e poeta, fu collaboratore della "Gazzetta del Popolo" e del "Messaggero". Frequentò il cenacolo genovese dei poeti simbolisti e pubblicò nel 1897 insieme ad Alessandro Giribaldi e Mario Malfettani Il 1° libro dei trittici; passò poi ad una lirica più meditativa e romantica in Marine liguri (1898) e Romanze e notturni (1904).


MARIO VENDITTI (Napoli 1889 - ivi 1964). Poeta, narratore e avvocato fu attivo collaboratore di "La Diana". I suoi volumi di versi spiccano per la presenza frequente di un'ironia originale e per un crepuscolarismo fantasioso. Opere poetiche: Albente Coelo (1906), Il terzetto (1911), Il cuore al trapezio (1921), Il nottambulo deluso (1931).

BRUNO VIGNOLA (Montebelluna 1878 - 1956). Poeta ed insegnante, collaborò alla "Diana" e pubblicò alcune raccolte di versi ispirati a una contemplazione malinconica a cui si uniscono un impressionismo ed una fantasia che lo avvicinano a Corrado Govoni. Opere poetiche: Rime del sogno e della ricordanza (1914), Gamma (1918).

GIUSEPPE VILLAROEL (Catania 1889 - Roma 1968). Poeta, narratore, critico letterario e giornalista, si laureò in Giurisprudenza e in Lettere, collaborò con varie riviste tra cui "La Diana". Fu poeta vicino al decadentismo soprattutto nelle prime raccolte: Pei chiostri dell'anima (1910), Le vie del silenzio (1914), La tavolozza e l'oboe (1918), La bellezza intravista (1923).

GUIDO VITALI (Milano 1881 - ?). Poeta, traduttore e insegnante, è autore di un libro di versi: Voci e cose d'uomini (1906) che fu lodato da Sergio Corazzini. I versi di Vitali si rifanno sicuramente ai classici ma evidenziano anche motivi derivanti dalla poetica decadente.

ALBERTO VIVIANI (Firenze 1894 - ivi 1970). Poeta, narratore e saggista, collaboratore di "Lacerba", abbracciò la poetica futurista anche se nei suoi versi a volte si ritrovano elementi vicini al crepuscolarismo. Opere poetiche principali: Il mio cuore (1914), Le ville silenziose (1915), Rose d'argento (1916).

MORNOR YADOLPHE (Mario Virgilio Garea Del Forno, 1881 - 1962). Poeta e narratore, dopo gli inizi classicheggianti si indirizzò verso il simbolismo ed il liberty poetico. Opere principali: I ricami dell'ombra (1920), I Nauti del Sogno (1929).

DONATELLO ZARLATTI (Giuseppe Zarlatti, ? - ?). Appartenne al cenacolo poetico romano orbitante intorno a Sergio Corazzini, collaborò a "Cronache Latine" e a "L'Italia Moderna". Sue liriche si rintracciano su varie riviste dei primissimi anni del Novecento ed hanno come tema dominante la musica, in particolare quella di Richard Wagner.

MARIO ZARLATTI (? - ?). Amico di Sergio Corazzini, fece parte del gruppo di poeti romani a lui vicini. Collaborò col "Gran Mondo", col "Giornale d'Arte" e con "Marforio". Scrisse poesie classicheggianti e decadenti.

REMIGIO ZENA (Gaspare Invrea, Torino 1850 - Genova 1917). Poeta e narratore, nato da famiglia aristocratica, si laureò in legge e divenne magistrato militare. Scrisse poesie che inizialmente risentono del clima scapigliato e in seguito dimostrano una sempre più spiccata vena ironica. Opere poetiche: Poesie grigie (1880), Le pellegrine (1894), Olympia (1905).

GIUSEPPE ZUCCA (Messina 1887 - Roma 1959). Poeta, narratore e giornalista, fondò la casa editrice "Il Fauno". Pubblicò alcuni volumi di poesie che in parte si rifanno al crepuscolarismo ed in parte alla poesia comica di Aldo Palazzeschi. Opere in versi: La lucerna (1913), Io (1919), Poesie 1912-1922 (1923).

giovedì 3 novembre 2011

Piccolo dizionario bio-bibliografico dei poeti italiani simbolisti, decadenti, liberty e crepuscolari: T

ALBERTO TARCHIANI (Roma 1885 - ivi 1964). Giornalista, diplomatico e poeta, collaborò alla "Tribuna" e al "Corriere della Sera"; antifascista, lasciò l'Italia durante il ventennio nero. Al suo ritorno ricoprì importanti cariche istituzionali e fu ambasciatore italiano a Washington. In gioventù fece parte del cenacolo poetico di Sergio Corazzini con il quale pubblicò un volume di versi: Piccolo libro inutile (1906); le sue liriche manifestano una ascendenza crepuscolare e simbolista.

GIOVANNI TECCHIO (Bassano 1872 - ?). Poeta e saggista, pubblicò le sue prime raccolte di versi per la stessa casa editrice (Galli di Chiesa) di Gian Pietro Lucini e di altri poeti che, come lui, auspicavano un rinnovamento della poesia italiana grazie all'esempio dei poeti simbolisti francesi. Opere poetiche: Poesie (1892), Mysterium (1894), Le visioni (1896), Rime della vita (1900), Canti (1931).

TÉRÉSAH (Corinna Teresa Gray Ubertis, Frassineto Po 1877 - Roma 1964). Poetessa, scrittrice per l'infanzia e drammaturgo, scrisse poesie d'ispirazione pascoliana e tardoromantica. Opere poetiche: Il campo delle ortiche (1897), Nova lyrica (1903), Il libro di Titania (1909), Il cuore e il destino (1911).

ENRICO THOVEZ (Torino 1869 - ivi 1925). Poeta e critico letterario, collaboratò a molte riviste e giornali tra cui "La Gazzetta Piemontese" e "Il Corriere della Sera"; dal 1905 entrò nella redazione della "Stampa". Le sue poesie inizialmente si rifanno al tardoromanticismo per poi avvicinarsi ad un dannunzianesimo che, da giovane, aveva avversato. Opere: Il poema dell'adolescenza (1901), Poemi d'amore e di morte (1922).

ANGELO TOSCANO (Messina 1879 - ivi 1908). Poeta e narratore, appartenne al cenacolo siciliano di poeti simbolisti insiema a Tito Marrone, Enrico Cardile e Federico De Maria; morì durante il fatidico terremoto di Messina del 1908. Opere poetiche: Il libro dei venti anni (1900), Ànemos. Eufonie (1903). Il suo simbolismo è di tipo ermetico, frequente è l'uso di parole difficili e preziose.

FEDERIGO TOZZI (Siena 1883 - Roma 1920). Poeta, narratore e saggista, fondò il quindicinale "La Torre" insieme all'amico Domenico Giuliotti. Pubblicò due volumi di versi: La zampogna verde (1911) e La città della Vergine (1913) che si caratterizzano per i toni dannunziani e per una religiosità intensa.

DOMENICO TUMIATI (Firenze 1874 - Bordighera 1943). Poeta e drammaturgo, collaboratore del "Marzocco" della "Lettura" e di "Nuova Antologia", fu autore di alcuni volumi in versi che testimoniano la sua simpatia per il simbolismo e per il romanticismo. Opere poetiche: Iris Florentina (1895), Musica antica per chitarra (1897), Poemi lirici (1902), Musiche perdute (1923), Liriche (1937).

ALFREDO TUSTI (? - ?). Amico di Sergio Corazzini fin dall'infanzia, fece parte del cenacolo poetico romano che fu attivo nei primissimi anni del XX secolo. Pubblicò delle poesie su varie riviste tra cui "Capitan Fracassa" e "Roma Flamma"; i suoi versi presentano temi cari al crepuscolarismo e intonazioni decadenti.

mercoledì 2 novembre 2011

Piccolo dizionario bio-bibliografico dei poeti italiani simbolisti, decadenti, liberty e crepuscolari: S

UMBERTO SAFFIOTTI (Barrafranca di Sicilia 1882 - Milano 1927). Filosofo e psicologo, giovanissimo fece parte del cenacolo poetico messinese che comprendeva, tra gli altri, Enrico Cardile e Tito Marrone. Pubblicò i volumi di versi: Le Fontane (1902) e Allegoria della Vendemmia (1902) in cui chiari sono gli influssi derivanti dalla poesia simbolista e in particolare da Mallarmé.

FAUSTO SALVATORI (Roma 1870 - ivi 1929). Poeta e librettista, compose l'Inno a Roma che fu musicato da Puccini. Pubblicò alcuni libri di poesie dal gusto dannunziano, questi i titoli: La Terra promessa (1907), L'ala della vittoria (1924), In ombra d'amore (1929).

G. A. SANGUINETI (? - ?). Scarsissime sono le notizie su questo poeta che pubblicò le raccolte di versi: Il sorriso della Sfinge (1909), La cicuta (1911) e Canzoni perverse (1913). Dalle sue liriche si percepisce una attitudine verso il misterico, l'esoterico ed il trasgressivo non distante dal clima decadente.

EMILIO SCAGLIONE (? - ?). Poeta e giornalista, pubblicò nel 1910 insieme al fratello Francesco un libro di poesie: Limen, in cui si dimostra un seguace della poesia simbolista francese; un altro suo volumetto poetico è Cortiletto all'ombra (1910).

FRANCESCO SCAGLIONE (? - ?). Pubblicò due raccolte poetiche: Limen (con E. Scaglione, 1910) e Litanie (1911). Poeta fortemente influenzato dal simbolismo francese acquisisce anche alcune tonalità della poesia crepuscolare.

ALICE SCHANZER (Vienna 1873 - Cuneo 1936). Poetessa e citico letterario, nel 1902 sposò l'allora ministro delle Poste Tancredi Galimberti; pubblicò nel 1901 un volume di versi: Motivi e canti che fu lodato da Giosue Carducci. La sua poesia è ricca di atmosfere sognanti e romantiche.

EMANUELE SELLA (Mosso Santa Maria 1879 - Milano 1946). Economista e poeta, dopo la laurea insegnò in varie università italiane; fu ostile al regime fascista ed ebbe gravi problemi di lavoro per questo motivo. Come poeta fu attirato dall'esoterismo e dal simbolismo. Opere poetiche: Questo è sogno (1900), Il giardino delle stelle (1907), Monteluce (1909), Rudimentum (1911), L'eterno convito (1918), L'ospite della sera (1922).

LUIGI SICILIANI (Cirò 1881 - Roma 1925). Poeta, narratore e saggista, si laureò in Lettere e in Giurisprudenza; nazionalista convinto, partecipò con D'Annunzio all'impresa di Fiume. Poeta di gusto classico, non trascurò di praticare la lirica decadente e neo-alessandrina. Opere: Sogni pagani (1906), Rime della Lontananza (1906), Corona (1907), Arida Nutrix (1908), L'amore oltre la morte (1912), L'altare del fauno (1923).

TOMMASO SILLANI (Orticoli 1888 - Roma 1961). Poeta, critico d'arte e giornalista, redattore del "Pungolo" e del "Mattino", collaboratore di "Nuova Antologia" e di "Cronache letterarie", cofondatore del periodico "Rassegna italiana". Autore di un libro di versi: Le pastorali (1912), d'ispirazione decadente e pascoliana.

AGOSTINO JOHN SINADINÒ (Il Cairo 1876 - Milano 1956). Poeta bohemien, scrisse sia in italiano che in francese; influenzato dalla poesia di Mallarmé, scrisse versi in cui si nota una attenzione particolare alla musicalità, molto ricorrenti sono le immagini preziose e i riferimenti alla mitologia. Centrale fu la sua figura all'interno dei cenacoli, soprattutto quelli siciliani, dei poeti italiani simbolisti. Opere poetiche: Le Presenze Invisibili (1898), Melodie (1900), La Festa (1900), Idillio d'Hyla (1906), Il Dio dell'Attimo (1910), Vitae subliminalis Aenigmata (1934).

ALBERTO SORMANI (Pomelasca 1866 - 1893). Letterato e critico, diresse "L'Idea Liberale" e collaborò a "Cronaca d'Arte". Pur non pubblicando mai volumi di versi, si fece notare con alcune poesie uscite su riviste di fine Ottocento in cui colpisce, oltre all'uso del verso libero (molto in anticipo rispetto agli altri poeti), la sua straordinaria precocità nel trattare temi che, dopo almeno un decennio, sarebbero stati adottati dai poeti crepuscolari.