domenica 13 novembre 2011

Racconto della stazione

Mi ritrovai alla stazione per un viaggio del quale io non sapevo nulla. Rimasi meravigliato quando vidi arrivare un treno di color giallo. Si fermò ed io entrai. Sbigottito guardai i passeggeri rendendomi subito conto che erano dei fantocci. Cominciai ad aver paura, mi chiedevo dove mai fossi finito quando il treno imboccò una galleria e rimasi al buio poiché il vagone in cui mi trovavo non aveva luce. Furono minuti e minuti d'angoscia, poi il tunnel terminò e fui abbagliato da una luce immensa. Mi pareva di entrare nel sole, tanto era il calore che m'invadeva; poi mi sentii carezzare il volto e udii una soave voce che disse: «Finalmente sei arrivato, da tanto ti attendevamo...»

sabato 12 novembre 2011

Racconto del laureato e del politico

E il laureato non riusciva a battere un chiodo. Allora, giunto ad una disperazione non più sostenibile, decise, contro la sua dignità, di andare a chiedere aiuto ad un politico. Dopo numerose richieste e interminabili attese riuscì ad essere ricevuto da un politico. Quando fu faccia a faccia con lui gli chiese, senza minimi indugi, un lavoro; al che il politico gli rispose:
«Vuoi un lavoro?, so che possiedi un titolo di studio importante, ma ciò che ti posso offrire non è certo adeguato a quello a cui probabilmente ambisci; però, se hai veramente bisogno di lavorare, allora puoi fare lo spazzino».
Il laureato, naturalmente, non aveva nei suoi progetti e nei suoi sogni quello di diventare uno spazzino e disse:
«Io la ringrazio, ma avrei preferito qualcosa di più adatto a me, non è possibile?»
E il politico:
«È possibile, ma trattasi di un posto da precario, con contratto a termine. Ogni anno questo scadrà, ma, se lei sarà meritevole, con molta probabilità le sarà rinnovato, e potrà andare avanti così per molti anni».
Disse allora il laureato:
«Ma io ho già quarant'anni, non posso permettermi di lavorare in questo modo!».
Gli replicò il politico:
«Caro signore, lei è incontentabile ed anche pretenzioso, io le ho offerto già due ottime possibilità e lei me le ha rifiutate. Sa cosa le dico? se ha veramente bisogno di lavorare le conviene accettare queste mie proposte, altrimenti se la sbrighi da solo. Arrivederci.».

giovedì 10 novembre 2011

Racconto dell'anima

Quel giorno entrai in un antico palazzo e salii le scale fino al settimo piano, dove trovai una porta sola, era quello dunque l'appartamento che cercavo, allora suonai il campanello e attesi, poco dopo sentii una voce stridula chiedere:
«Chi è?»
«Sono io» risposi,
e lei: «Io chi?»
pronunciai allora il mio nome e subitamente udii la persona di dietro alla porta togliere il catenaccio, poi la porta fu aperta e mi trovai davanti una vecchia signora dal volto rugoso e vestita di nero; mi sorrise dicendo:
«Prego, entri pure».
«Permesso?» io dissi e mi feci avanti, mi accorsi allora che c'era un salone semibuio, con una finestra che, chiusa, faceva trapelare, grazie ad una persiana rotta, un filo di luce.
Mi guardai intorno e vidi soltanto mobili vecchi, sentivo anche un forte odore di muffa e iniziai ad avere voglia di andarmene.
«Lo vuole un caffè?» mi chiese l'anziana signora
«No, grazie» risposi «ho fretta perchè devo fare molte altre cose...»
Allora lei disse: «Le porto subito quella cosa»
e si diresse verso un'altra stanza in fondo al salone, aprì la porta ed entrò, dopo pochi secondi tornò e in una mano teneva una lettera.
«Tenga» disse «questa è per lei»
«Grazie» le dissi, pur non sapendo che lettera mai fosse.
Salutai ed uscii da quel tristo tugurio, scesi le scale velocemente e mi sentii molto sollevato.
Camminando per la strada ancora pensavo alla vecchia, all'interno di quell'appartamento e provavo tristezza, desolazione, squallore.
Poi mi ricordai della lettera che nel frattempo avevo riposto nella tasca del soprabito. La aprii e lessi quello che vi era scritto, diceva:
«Caro Leonardo, tu oggi hai visitato la tua anima».

mercoledì 9 novembre 2011

Poeti dimenticati: Gino Gori

Nacque a Roma nel 1876 e morì a Sant'Ilario Ligure nel 1952. Dopo la laurea in Giurisprudenza cominciò a dedicarsi con assiduità alla letteratura e al teatro collaborando con suoi scritti a riviste quali "Capitan Fracassa", "Don Chisciotte", "L'Ora" e "Il Tirso". Amico di Trilussa, scrisse dei versi in dialetto romanesco. In seguito cominciò a viaggiare attraverso l'Europa, si sposò e quindi divenne proprietario di un albergo, si dedicò così alla sua nuova professione abbandonando l'attività letteraria. Le sue opere in versi mostrano una tendenza all'innovamento stilistico, mentre le tematiche ricalcano in parte quelle di Pascoli, Gozzano e Govoni, in parte quelle del realismo lirico, il cui artefice e iniziatore fu Massimo Bontempelli, molto stimato dal Gori.
 

Opere poetiche


"Er libbro rosso de la guera", Tipografia editrice nazionale, Roma 1915.
"Il mulino della luna", Alpes, Milano 1924.
"Il grande amore", Bemporad, Firenze 1926.





Presenze in antologie

"Le più belle pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba, Lanciano 1928 (vol. 3, pp. 171-186).
"Poeti Novecento", Mondadori, Milano 1928 (pp. 89-102).



Testi

L'ALBERO LUMINOSO

Cresce come l'alba
quest'albero di madreperla,
e porta impigliati fra i rami
figure d'uomini e colori.
Stormisce che non si sente
coi nostri orecchi mortali,
ma già nell'anima passa
una musica che pare
come un silenzio di amore.
Cresce la pianta mattutina
con una fretta dorata,
empie gli spazi della terra
e l'infinito del cielo.
Tutti la chiamano luce,
ch'è il vero nome di Dio,
ma ella non è che la favola della luce,
e dura un giorno soltanto,
come la fanciullezza,
come l'amore,
come la vita dell'uomo,
ch'è una piccola lacrima
caduta
dagli occhi invisibili dell'eternità.


(da "Il mulino della Luna", pp. 30-31)




LA CULLA

Fatta di nuvole bianche,
foderata d'azzurro e di tepore,
galleggia ancorata
alla riva del fiume della vita,
la culla della nostra infanzia;
e la dondola il vento
dell'alba,
e vi cantano intorno
le Stagioni invisibili del tempo:
Ninna nanna dei giardini,
quanti gigli e gelsomini!
ninna nanna dei ruscelli,
tutti i giorni sono belli,
e il mistero non ci affanna,
ninna nanna, ninna nanna.

Non importa accendere una lampada,
la culla è luminosa;
non importa colmarla di fiori,
la culla è fiorita;
non importa vegliarla,
tutta la materna bontà del cielo
è curva sulla culla,
e le stelle hanno occhi dolcissimi,
che non si chiudono mai.

Vi riposammo un giorno.
Basta.
Ci risvegliammo supini
e non vedemmo che il cielo.
Basta.
Tendemmo le mani per ricevere
i doni dorati del sole.
Basta.
Questo soltanto è bastato
per battezzarci uomini.
Ché se più tardi parlammo,
ché se più tardi pensammo,
ché se più tardi soffrimmo,
questo fu nulla
dinanzi al guardare in alto
dal fondo della nostra culla.

(da "Il Grande Amore", pp. 59-60)

martedì 8 novembre 2011

Poeti dimenticati: Yosto Randaccio

Iosto Carmine Randacio, in arte Yosto Randaccio, nacque a Cagliari nel 1880 e morì a Roma nel 1965. Giovanissimo si trasferì dalla Sardegna alla capitale italiana per iscriversi alla facoltà universitaria di Lettere e Filosofia, durante le lezioni ebbe modo di conoscere poeti come Tito Marrone, Carlo Basilici e Giuseppe Piazza, coi quali instaurò un saldo rapporto di amicizia. Cominciò in quel periodo a scrivere e pubblicare i suoi versi che uscirono anche in riviste famose come "Riviera Ligure" e "La Vita Letteraria". Nel 1909 fu dato alle stampe l'unico suo volume poetico: "Poemetti della convalescenza". Nelle liriche di Randaccio si nota, oltre all'uso del verso libero, una rielaborazione dei temi cari al D'Annunzio ed ai crepuscolari.
 

Opere poetiche


"Poemetti della convalescenza", Tipografia Meloni Aitelli, Cagliari 1909.
 

Presenze in antologie


"I crepuscolari", a cura di Nino Tripodi, Edizioni del Borghese, Milano 1966 (pp. 385-396).
"Dal simbolismo al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (tomo secondo, pp. 399-402).
"I crepuscolari", a cura di Francesco Grisi, Newton Compton, Roma 1990 (pp. 325-336).
"Neoidealismo e rinascenza latina tra Ottocento e Novecento", a cura di Angela Ida Villa, LED, Milano 1999 (pp. 772-817).
 

Testi 


CHIESA ABBANDONATA

Chiesa bianca solitaria,
sopita nel sogno de l'aria.

E le buone preghiere?
E le anime salmodianti,
e gli organi tuonanti
nel mistero de le sere?
Sento che spira un triste vento
d'esulamento.

Per dove? il mio cuore non sa,
anima de l'eternità.
La nostra tristezza chi la porta?
Quale gigante s'affatica
ne la lotta infinita
che non terminerà?

Tu pure sei morta!
Non lo senti stasera
nel vuoto di questa navata
desolata,
non lo senti questo vento
d'esulamento,
queste grida di suicida?


(Da "Poemetti della convalescenza")

domenica 6 novembre 2011

Poeti dimenticati: Giovanni Tecchio


Piatto anteriore di "Canti".

Giovanni Tecchio nacque a Bassano del Grappa nel 1872, studiò Lettere prima a Vicenza quindi a Padova, in quest'ultima città si laureò per poi ricoprire vari incarichi presso gli istituti scolastici di Vicenza, Pergola, Faenza e La Spezia. Nel frattempo pubblicò anche alcuni volumi poetici e fu annoverato insieme a Romolo Quaglino, Luigi Donati, Gustavo Botta ed altri, tra i poeti che, sotto la guida del carismatico Gian Pietro Lucini, fecero parte di un cenacolo milanese molto vicino alla poesia simbolista. È incerta la data della sua morte.
 
Opere poetiche

"Poesie", Salmin, Padova 1892.
"Mysterium", Chiesa e Guindani, Milano 1894.
"Le Visioni", Galli e Omodei-Zorini, Milano 1896.
"Rime della vita", Montanari, Faenza 1900.
"Canti", Monanni, Milano 1931.
 


Presenze in antologie

"Dal simbolismo al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (tomo secondo, pp. 327-332).
 

Testi

 SERENATA



Ne l'aere soave
spira odore
d'acacie in, fiore.
Dicono i fiori l'ave
a la luna bianca e pura,
immacolata,
che avvolge nel candore
la natura
addormentata.

In quel silenzio,
in quell'incanto
del creato,
vola il canto
d'un troviero
innamorato;
via col suon de la mandòla
vola, vola...

E canta e canta e canta
il giovine troviero.
La bionda vergine
su l'origliere
morbido e bianco,
voluttuosa
il capo stanco
posa.

Mentre ella dorme,
rosei
i sogni a torme
passano.

Il suo bel viso,
che sembra un gìglio
cui l'alba irrora,
lieve un sorriso
sottil disfiora.

Vola forse il suo pensiero
al troviero
che fuor canta innamorato?

Dorme intanto la natura
sotto al raggio immacolato
de la luna bianca e pura.

(da "Mysterium")

sabato 5 novembre 2011

Poeti dimenticati: Pietro Mastri


Piatto anteriore di "La via delle stelle"

Pietro Mastri, pseudonimo di Pirro Masetti, nacque a Firenze nel 1868 ed i vi morì nel 1932. Svolse per tutta la vita la professione di avvocato e, nello stesso tempo, compose versi che pubblicò in due distinti periodi. Nel primo, compreso tra il 1892 ed il 1907, il Mastri si dimostò un seguace della poesia pascoliana, sia per i temi trattati, sia per lo stile delle sue poesie. Nella seconda fase, che si delinea tra il 1920 all'anno della sua morte, il poeta fiorentino aggiunse ai suoi versi una visione della vita nello stesso tempo dolente e cristiana.


Opere poetiche
"Frammenti poetici", Bocca, Roma-Firenze-Torino 1892.
"L'arcobaleno", Zanichelli, Bologna 1900 (1920).
"Lo specchio e la falce", Treves, Milano 1907.
"La meridiana", Taddei, Ferrara 1920.
"La fronda oscillante", Bemporad, Firenze 1923.
"La via delle stelle", Alpes, Milano 1927.
"Ultimi canti", Treves-Treccani-Tumminelli, Milano-Roma 1933.
 

Presenze in antologie
"Dai nostri poeti viventi", 3° edizione, a cura di Eugenia Levi, Lumachi, Firenze 1903 (pp. 235-245).
"Antologia della lirica italiana", a cura di Angelo Ottolini, R. Caddeo & C., Milano 1923 (pp. 400-401).
"Poeti d'oggi: 1900-1925", 2° edizione, a cura di Giovanni Papini e Pietro Pancrazi, Vallecchi, Firenze 1925 (pp. 17-123).
"Le più belle pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba, Lanciano 1928 (vol. 5, pp. 20-35).
"La nuova poesia religiosa italiana", a cura di Gino Novelli, La Tradizione, Palermo 1931 (pp. 248-254).
"Antologia della lirica contemporanea dal Carducci al 1940", a cura di Enrico M. Fusco, SEI, Torino 1947 (pp. 181-184).
"Antologia della lirica italiana. Ottocento e Novecento", nuova edizione, a cura di Carlo Culcasi, Garzanti, Milano 1947 (pp. 211-214).
"La lirica moderna", a cura di Francesco Pedrina, Trevisini, Milano 1951 (pp. 540-545).
"Un secolo di poesia", a cura di Giovanni Alfonso Pellegrinetti, Petrini, Torino 1957 (pp. 226-229).
"L'antologia dei poeti italiani dell'ultimo secolo", a cura di Giuseppe Ravegnani e Giovanni Titta Rosa, Martello, Milano 1963 (pp. 163-168).
"Poeti simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. 3, pp. 139-144).
"Poeti italiani del XX secolo", a cura di Alberto Frattini e Paolo Tuscano, La Scuola, Brescia 1974 (pp. 118-122).
"Dal simbolismo al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (tomo secondo, pp. 341-346).
"Otto secoli di poesia italiana", a cura di Giacinto Spagnoletti, Newton Compton, Roma 1993 (pp. 593-594).
 

Testi
MISTERO

Guardo. La notte, azzurramente pura,
sparsa di stelle, ha un intimo chiaror.
Splendi, o gran tempio della dea Natura,
coi mille e mille lampadarii d'òr!

Guardo: e il mio petto si sgonfia e sospira.
Qual nuova ambascia, qual ansia m'opprime?
(Nell'ombra, intorno, un fremito s'aggira:
scuoton, sognando, gli alberi le cime. )

Onde un'arcana tristezza in quest'ora
mistica, o notte, m'invade così?
Su dall' ignoto per certo vapora:
non aspra; vaga e sottile, bensì.

Tacitamente vaporan le brume
della tristezza da ignoti recessi.
(Che piange là, fra i pioppi, il cupo fiume?
chiede alla luna i tremoli riflessi?)

L'anima sogna. O profonda e silente
notte, ove annega per gli occhi il pensier,
come in quest'ora più acuta si sente,
più vana l'ansia del grande mister!

Passa sul volto agli umani in quest'ora
forse col vento notturno il mistero.
(Trema ogni stella, come quando sfiora
un'ala lieve la fiamma d'un cero.)

Passa: ed un' eco di cose lontane
— d'un'altra vita che forse già fu? —
simile a un fioco rombar di campane,
desta la valle del cuore, laggiù...

Silenzio immenso. L'aria ha blandimenti
trepidi e guizzi l'acque: sulla riva
del fiume stan gli alberi immoti, intenti.
È nelle cose come un' ansia viva.

Guardo a quei neri monti. Ed ecco nastri
d'argento, a un tratto, sulle sommità.
S'alza la luna: impallidiscon gli astri.
Oh gemmea luce! Oh gran serenità!

(da "L'arcobaleno")

venerdì 4 novembre 2011

Piccolo dizionario bio-bibliografico dei poeti italiani simbolisti, decadenti, liberty e crepuscolari: U, V, Y, Z

AURELIO UGOLINI (Alessandria d'Egitto 1875 - L'Aquila 1907). Studioso dell'opera di Giuseppe Gioacchino Belli, fu insegnante ginnasiale e poeta; pubblicò una sola raccolta di versi: Viburna (1905) che ebbe una seconda edizione ampliata dopo la sua morte (1908). Le sue poesie di stampo classicista presentano ascendenze pascoliane e, in alcuni casi, toni decadenti.

TEOFILO VALENTI (Macerata 1884 - ?). Poeta di cui si conosce poco, fu un collaboratore della rivista "Lirica", pubblicò i seguenti volumi di poesie: Le visioni (1906), Lo specchio e la rosa (1921). I suoi versi appartengono all'area simbolista e decadente della nostra letteratura.

DIEGO VALERI (Piove di Sacco 1887 - Roma 1976). Poeta, traduttore e insegnante collaborò con "La Lettura", "La Diana" e "La Brigata". È l'autore dei seguenti volumi di versi: Monodia d'amore (1908), Le gaie tristezze (1913), Umana (1916), Crisalide (1919), Ariele (1924), Poesie vecchie e nuove (1930). Poeta dotato di una particolare grazia e di una accentuata discorsività seppe attingere da varie fonti pur mantenendo un'originalità e un timbro inequivocabile e personalissimo.

CARLO VALLINI (Milano 1885 - ivi 1920). Dopo alcune esperienze lavorative alquanto bizzarre si laureò e quindi professò l'insegnamento fino alla Grande Guerra a cui partecipò e da cui tornò gravemente ferito, e per tale motivo morì a soli 35 anni. Durante il periodo degli studi universitari conobbe Gozzano e altri poeti; la sua poesia è caratterizzata da un crepuscolarismo personale, volto alla meditazione ed alla colloquialità. Opere poetiche: Rinunzia (1907), Un giorno (1907).

FAUSTO VALSECCHI (Lecco 1891 - 1914). Poeta e traduttore, collaborò a "La Lettura" e a "Noi e il Mondo", le sue poesie furono pubblicate da varie riviste; soltanto nel 1966, all'interno del volume Versi e novelle, è stato possibile leggere la sua intera opera poetica. Molto vicino al crepuscolarismo, fu anche attratto dalle atmosfere decadenti.

GIUSEPPE VANNICOLA (Montegiorgio 1877 - Capri 1915). Poeta, musicista, narratore e traduttore, fece vita disordinata tra intensi periodi di lavoro e crisi mistiche improvvise. Le sue poesie e le sue prose poetiche risentono molto del clima decadente e trovano spesso spunto dall'esperienza musicale che per Vannicola fu fondamentale. Opere in versi e in prosa: Trittico della Vergine (1901), De profundis clamavi ad te (1905), Corde della grande Lira (1906).

ALESSANDRO VARALDO (Ventimiglia 1876 - Roma 1953). Giornalista, critico, commediografo e poeta, fu collaboratore della "Gazzetta del Popolo" e del "Messaggero". Frequentò il cenacolo genovese dei poeti simbolisti e pubblicò nel 1897 insieme ad Alessandro Giribaldi e Mario Malfettani Il 1° libro dei trittici; passò poi ad una lirica più meditativa e romantica in Marine liguri (1898) e Romanze e notturni (1904).


MARIO VENDITTI (Napoli 1889 - ivi 1964). Poeta, narratore e avvocato fu attivo collaboratore di "La Diana". I suoi volumi di versi spiccano per la presenza frequente di un'ironia originale e per un crepuscolarismo fantasioso. Opere poetiche: Albente Coelo (1906), Il terzetto (1911), Il cuore al trapezio (1921), Il nottambulo deluso (1931).

BRUNO VIGNOLA (Montebelluna 1878 - 1956). Poeta ed insegnante, collaborò alla "Diana" e pubblicò alcune raccolte di versi ispirati a una contemplazione malinconica a cui si uniscono un impressionismo ed una fantasia che lo avvicinano a Corrado Govoni. Opere poetiche: Rime del sogno e della ricordanza (1914), Gamma (1918).

GIUSEPPE VILLAROEL (Catania 1889 - Roma 1968). Poeta, narratore, critico letterario e giornalista, si laureò in Giurisprudenza e in Lettere, collaborò con varie riviste tra cui "La Diana". Fu poeta vicino al decadentismo soprattutto nelle prime raccolte: Pei chiostri dell'anima (1910), Le vie del silenzio (1914), La tavolozza e l'oboe (1918), La bellezza intravista (1923).

GUIDO VITALI (Milano 1881 - ?). Poeta, traduttore e insegnante, è autore di un libro di versi: Voci e cose d'uomini (1906) che fu lodato da Sergio Corazzini. I versi di Vitali si rifanno sicuramente ai classici ma evidenziano anche motivi derivanti dalla poetica decadente.

ALBERTO VIVIANI (Firenze 1894 - ivi 1970). Poeta, narratore e saggista, collaboratore di "Lacerba", abbracciò la poetica futurista anche se nei suoi versi a volte si ritrovano elementi vicini al crepuscolarismo. Opere poetiche principali: Il mio cuore (1914), Le ville silenziose (1915), Rose d'argento (1916).

MORNOR YADOLPHE (Mario Virgilio Garea Del Forno, 1881 - 1962). Poeta e narratore, dopo gli inizi classicheggianti si indirizzò verso il simbolismo ed il liberty poetico. Opere principali: I ricami dell'ombra (1920), I Nauti del Sogno (1929).

DONATELLO ZARLATTI (Giuseppe Zarlatti, ? - ?). Appartenne al cenacolo poetico romano orbitante intorno a Sergio Corazzini, collaborò a "Cronache Latine" e a "L'Italia Moderna". Sue liriche si rintracciano su varie riviste dei primissimi anni del Novecento ed hanno come tema dominante la musica, in particolare quella di Richard Wagner.

MARIO ZARLATTI (? - ?). Amico di Sergio Corazzini, fece parte del gruppo di poeti romani a lui vicini. Collaborò col "Gran Mondo", col "Giornale d'Arte" e con "Marforio". Scrisse poesie classicheggianti e decadenti.

REMIGIO ZENA (Gaspare Invrea, Torino 1850 - Genova 1917). Poeta e narratore, nato da famiglia aristocratica, si laureò in legge e divenne magistrato militare. Scrisse poesie che inizialmente risentono del clima scapigliato e in seguito dimostrano una sempre più spiccata vena ironica. Opere poetiche: Poesie grigie (1880), Le pellegrine (1894), Olympia (1905).

GIUSEPPE ZUCCA (Messina 1887 - Roma 1959). Poeta, narratore e giornalista, fondò la casa editrice "Il Fauno". Pubblicò alcuni volumi di poesie che in parte si rifanno al crepuscolarismo ed in parte alla poesia comica di Aldo Palazzeschi. Opere in versi: La lucerna (1913), Io (1919), Poesie 1912-1922 (1923).

giovedì 3 novembre 2011

Piccolo dizionario bio-bibliografico dei poeti italiani simbolisti, decadenti, liberty e crepuscolari: T

ALBERTO TARCHIANI (Roma 1885 - ivi 1964). Giornalista, diplomatico e poeta, collaborò alla "Tribuna" e al "Corriere della Sera"; antifascista, lasciò l'Italia durante il ventennio nero. Al suo ritorno ricoprì importanti cariche istituzionali e fu ambasciatore italiano a Washington. In gioventù fece parte del cenacolo poetico di Sergio Corazzini con il quale pubblicò un volume di versi: Piccolo libro inutile (1906); le sue liriche manifestano una ascendenza crepuscolare e simbolista.

GIOVANNI TECCHIO (Bassano 1872 - ?). Poeta e saggista, pubblicò le sue prime raccolte di versi per la stessa casa editrice (Galli di Chiesa) di Gian Pietro Lucini e di altri poeti che, come lui, auspicavano un rinnovamento della poesia italiana grazie all'esempio dei poeti simbolisti francesi. Opere poetiche: Poesie (1892), Mysterium (1894), Le visioni (1896), Rime della vita (1900), Canti (1931).

TÉRÉSAH (Corinna Teresa Gray Ubertis, Frassineto Po 1877 - Roma 1964). Poetessa, scrittrice per l'infanzia e drammaturgo, scrisse poesie d'ispirazione pascoliana e tardoromantica. Opere poetiche: Il campo delle ortiche (1897), Nova lyrica (1903), Il libro di Titania (1909), Il cuore e il destino (1911).

ENRICO THOVEZ (Torino 1869 - ivi 1925). Poeta e critico letterario, collaboratò a molte riviste e giornali tra cui "La Gazzetta Piemontese" e "Il Corriere della Sera"; dal 1905 entrò nella redazione della "Stampa". Le sue poesie inizialmente si rifanno al tardoromanticismo per poi avvicinarsi ad un dannunzianesimo che, da giovane, aveva avversato. Opere: Il poema dell'adolescenza (1901), Poemi d'amore e di morte (1922).

ANGELO TOSCANO (Messina 1879 - ivi 1908). Poeta e narratore, appartenne al cenacolo siciliano di poeti simbolisti insiema a Tito Marrone, Enrico Cardile e Federico De Maria; morì durante il fatidico terremoto di Messina del 1908. Opere poetiche: Il libro dei venti anni (1900), Ànemos. Eufonie (1903). Il suo simbolismo è di tipo ermetico, frequente è l'uso di parole difficili e preziose.

FEDERIGO TOZZI (Siena 1883 - Roma 1920). Poeta, narratore e saggista, fondò il quindicinale "La Torre" insieme all'amico Domenico Giuliotti. Pubblicò due volumi di versi: La zampogna verde (1911) e La città della Vergine (1913) che si caratterizzano per i toni dannunziani e per una religiosità intensa.

DOMENICO TUMIATI (Firenze 1874 - Bordighera 1943). Poeta e drammaturgo, collaboratore del "Marzocco" della "Lettura" e di "Nuova Antologia", fu autore di alcuni volumi in versi che testimoniano la sua simpatia per il simbolismo e per il romanticismo. Opere poetiche: Iris Florentina (1895), Musica antica per chitarra (1897), Poemi lirici (1902), Musiche perdute (1923), Liriche (1937).

ALFREDO TUSTI (? - ?). Amico di Sergio Corazzini fin dall'infanzia, fece parte del cenacolo poetico romano che fu attivo nei primissimi anni del XX secolo. Pubblicò delle poesie su varie riviste tra cui "Capitan Fracassa" e "Roma Flamma"; i suoi versi presentano temi cari al crepuscolarismo e intonazioni decadenti.

mercoledì 2 novembre 2011

Piccolo dizionario bio-bibliografico dei poeti italiani simbolisti, decadenti, liberty e crepuscolari: S

UMBERTO SAFFIOTTI (Barrafranca di Sicilia 1882 - Milano 1927). Filosofo e psicologo, giovanissimo fece parte del cenacolo poetico messinese che comprendeva, tra gli altri, Enrico Cardile e Tito Marrone. Pubblicò i volumi di versi: Le Fontane (1902) e Allegoria della Vendemmia (1902) in cui chiari sono gli influssi derivanti dalla poesia simbolista e in particolare da Mallarmé.

FAUSTO SALVATORI (Roma 1870 - ivi 1929). Poeta e librettista, compose l'Inno a Roma che fu musicato da Puccini. Pubblicò alcuni libri di poesie dal gusto dannunziano, questi i titoli: La Terra promessa (1907), L'ala della vittoria (1924), In ombra d'amore (1929).

G. A. SANGUINETI (? - ?). Scarsissime sono le notizie su questo poeta che pubblicò le raccolte di versi: Il sorriso della Sfinge (1909), La cicuta (1911) e Canzoni perverse (1913). Dalle sue liriche si percepisce una attitudine verso il misterico, l'esoterico ed il trasgressivo non distante dal clima decadente.

EMILIO SCAGLIONE (? - ?). Poeta e giornalista, pubblicò nel 1910 insieme al fratello Francesco un libro di poesie: Limen, in cui si dimostra un seguace della poesia simbolista francese; un altro suo volumetto poetico è Cortiletto all'ombra (1910).

FRANCESCO SCAGLIONE (? - ?). Pubblicò due raccolte poetiche: Limen (con E. Scaglione, 1910) e Litanie (1911). Poeta fortemente influenzato dal simbolismo francese acquisisce anche alcune tonalità della poesia crepuscolare.

ALICE SCHANZER (Vienna 1873 - Cuneo 1936). Poetessa e citico letterario, nel 1902 sposò l'allora ministro delle Poste Tancredi Galimberti; pubblicò nel 1901 un volume di versi: Motivi e canti che fu lodato da Giosue Carducci. La sua poesia è ricca di atmosfere sognanti e romantiche.

EMANUELE SELLA (Mosso Santa Maria 1879 - Milano 1946). Economista e poeta, dopo la laurea insegnò in varie università italiane; fu ostile al regime fascista ed ebbe gravi problemi di lavoro per questo motivo. Come poeta fu attirato dall'esoterismo e dal simbolismo. Opere poetiche: Questo è sogno (1900), Il giardino delle stelle (1907), Monteluce (1909), Rudimentum (1911), L'eterno convito (1918), L'ospite della sera (1922).

LUIGI SICILIANI (Cirò 1881 - Roma 1925). Poeta, narratore e saggista, si laureò in Lettere e in Giurisprudenza; nazionalista convinto, partecipò con D'Annunzio all'impresa di Fiume. Poeta di gusto classico, non trascurò di praticare la lirica decadente e neo-alessandrina. Opere: Sogni pagani (1906), Rime della Lontananza (1906), Corona (1907), Arida Nutrix (1908), L'amore oltre la morte (1912), L'altare del fauno (1923).

TOMMASO SILLANI (Orticoli 1888 - Roma 1961). Poeta, critico d'arte e giornalista, redattore del "Pungolo" e del "Mattino", collaboratore di "Nuova Antologia" e di "Cronache letterarie", cofondatore del periodico "Rassegna italiana". Autore di un libro di versi: Le pastorali (1912), d'ispirazione decadente e pascoliana.

AGOSTINO JOHN SINADINÒ (Il Cairo 1876 - Milano 1956). Poeta bohemien, scrisse sia in italiano che in francese; influenzato dalla poesia di Mallarmé, scrisse versi in cui si nota una attenzione particolare alla musicalità, molto ricorrenti sono le immagini preziose e i riferimenti alla mitologia. Centrale fu la sua figura all'interno dei cenacoli, soprattutto quelli siciliani, dei poeti italiani simbolisti. Opere poetiche: Le Presenze Invisibili (1898), Melodie (1900), La Festa (1900), Idillio d'Hyla (1906), Il Dio dell'Attimo (1910), Vitae subliminalis Aenigmata (1934).

ALBERTO SORMANI (Pomelasca 1866 - 1893). Letterato e critico, diresse "L'Idea Liberale" e collaborò a "Cronaca d'Arte". Pur non pubblicando mai volumi di versi, si fece notare con alcune poesie uscite su riviste di fine Ottocento in cui colpisce, oltre all'uso del verso libero (molto in anticipo rispetto agli altri poeti), la sua straordinaria precocità nel trattare temi che, dopo almeno un decennio, sarebbero stati adottati dai poeti crepuscolari.

lunedì 31 ottobre 2011

Piccolo dizionario bio-bibliografico dei poeti italiani simbolisti, decadenti, liberty e crepuscolari: Q, R

ROMOLO QUAGLINO (Milano 1871 - ivi 1938). Amico di Gian Pietro Lucini, fu uno dei maggiori esponenti della poesia simbolista in Italia; le sue poesie sono spesso ricche di immagini preziose ed erotiche. Opere: I Modi. Anime e simboli (1896), Fior' brumali (1897), Dialoghi d'Esteta (1899), Cibele Madre (1903), I sonetti a Celia (1911), Echi ed ombre (1920).

YOSTO RANDACCIO (Iosto Carmine Randacio, Cagliari 1880 - Roma 1965). Trasferitosi a Roma, qui frequentò il cenacolo dei poeti crepuscolari capeggiato da Sergio Corazzini, nell'unico suo volume di versi: Poemetti della convalescenza (1909), evidenti sono le derivazioni dal crepuscolarismo.

GIACINTO RICCI SIGNORINI (Massalombarda 1861 - Cesena 1893). Poeta che subì l'influsso del Carducci, i suoi versi sono pervasi da una profonda vena malinconica, morì suicida. Opere: Rime (1888), Il libro delle rime (1890), Thanatos (1892), Elegie di Romagna (1893), Poesie e prose (postuma, 1903).

GIUSEPPE RINO (Messina 1886 - 1963). Poeta e saggista, appartenne, insieme ad altri letterati siciliani, ad un cenacolo di fautori della poesia simbolista, ne fanno testimonianza le sue opere in versi: I sonetti flammei (1905), e L'estuario delle Ombre (1907).

CECCARDO ROCCATAGLIATA CECCARDI (Ortonovo 1871 - Genova 1919). Dopo aver abbandonato l'università si dedicò al giornalismo collaborando con "La Gazzetta di Genova" e "Il Secolo XX"; molte sue poesie comparvero sulla "Riviera Ligure". Poeta a metà cadrucciano e a metà simbolista, fu un punto di riferimento per i giovani poeti che operarono a Genova alla fine del XIX secolo. Opere poetiche: Il libro dei frammenti (1895), Il Viandante (1904), Apua Mater (1905), Sonetti e Poemi (1910), Sillabe ed Ombre (postumo, 1925).

ETTORE ROMAGNOLI (Roma 1871 - ivi 1938). Professore di letteratura greca, traduttore e saggista, scrisse anche poesie che raccolse in Miti e fantasie (1910). Le sue liriche, di gusto classico, hanno anche qualche spunto legato alla modernità.

GUIDO RUBERTI (Roma 1885 - ivi 1955). Poeta, narratore e critico teatrale, appartenne alla cerchia di Sergio Corazzini il quale recensì la sua prima opera poetica: Le fiaccole (1905) a cui seguirono Le Evocazioni (1909). Poeta crepuscolare, Ruberti attinge anche dalla poesia simbolista e decadente.

ANTONIO RUBINO (Sanremo 1880 - Bajardo 1964). Poeta e disegnatore, laureatosi in legge iniziò a collaborare a vari periodici con illustrazioni e testi per l'infanzia; fondò il "Corriere dei piccoli". Pubblicò un volume di Versi e disegni (1911) dove, per ciò che riguarda le poesie, si dimostrò fantasioso creatore di mondi ed atmosfere non distanti dalla sensibilità decadente.

domenica 30 ottobre 2011

Piccolo dizionario bio-bibliografico dei poeti italiani simbolisti, decadenti, liberty e crepuscolari: P

SILVIO PAGANI (Milano 1867 - ?). Poeta e drammaturgo, amico di Gian Pietro Lucini, scrisse delle azioni drammatiche come Lo specchio della dolorosa esistenza (1895) e Selve pagane (1897) che, ricche di preziosismi, molto si accostano al simbolismo di Maeterlinck.

ALDO PALAZZESCHI (Aldo Giurlani, Firenze 1885 - Roma 1974). Poeta e narratore, tentò di diventare un attore teatrale con scarsi risultati, divenne però affermato scrittore; nelle sue poesie inizialmente si nota un simbolismo puerile ed un crepuscolarismo velato; poi, dopo aver conosciuto F. T. Marinetti, Palazzeschi aderì al futurismo e i suoi versi si arricchirono di spunti ironici e a volte comici. Opere poetiche: I cavalli bianchi (1905), Lanterna (1907), Poemi (1909), L'incendiario (1910¹, 1913²).

ENRICO PANZACCHI (Ozzano dell'Emilia 1840 - Bologna 1904). Poeta, professore e politico, amico di Giosue Carducci e di Giovanni Pascoli, scrisse poesie che inizialmente risentono della lezione carducciana, quindi si spostano su tematiche vicine al decadentismo. Tra le opere in versi si segnalano: Visioni e immagini (1894), Alma natura (1894), Cor sincerum (1902), Poesie (edizione postuma della sua intera opera poetica, 1908).

GIOVANNI PASCOLI (San Mauro di Romagna 1855 - Bologna 1912). Conseguita la laurea in Lettere professò l'insegnamento prima in licei poi in varie università italiane. Collaboratore del "Marzocco" e della "Riviera Ligure", è stato un poeta importantissimo della nostra letteratura, sensibile alla poetica del decadentismo, nelle sue poesie affrontò varie tematiche che vanno dalla descrizione paesaggistica intrisa di sensazioni segrete ad un senso misterioso e sovrumano della vita e della natura. Tra i suoi volumi in versi si ricordano: Myricae (1891), Poemetti (1897), Canti di Castelvecchio (1903), Odi e Inni (1906), Nuovi Poemetti (1909).

FRANCESCO PASTONCHI (Riva Ligure 1877 - Torino 1953). Poeta, narratore e drammaturgo, dopo la laurea insegnò letteratura all'università di Torino. Influenzato dal D'Annunzio, scrisse versi eleganti ma superficiali, in cui spesso si nota una attenzione particolare agli ambienti mondani. Opere poetiche: Belfonte (1903), Sul limite dell'ombra (1905), Il pilota dorme (1913), Il randagio (1921).

GUIDO PEREYRA (firenze 1881 - 1968). Professore e poeta, pubblicò giovanissimo due raccolte poetiche: A vent'anni (1901) e Nuove poesie: testamento (1902) firmandosi con lo pseudonimo di Leonardo Lilia. Il suo volume di versi più importante, Il libro del collare uscì nel 1920. Poeta che predilesse temi autobiografici e filosofici, non si dimostrò estraneo al clima decadente e simbolista.

GIUSEPPE PIAZZA (Messina 1882 - Roma 1969). Giornalista e poeta, fu redattore capo della "Tribuna" e del "Giornale d'Italia". Nel 1903 pubblicò un volumetto di poesie: Le Eumenidi in cui si riscontrano chiari echi classicisti e parnassiani con, qua e là, qualche accento decadente.

LUCA PIGNATO (Caltanissetta 1892 - Palermo 1955). Poeta, saggista e giornalista, fu direttore di "Cronache nazionali", importanti furono i suoi studi sulla letteratura francese. Come poeta, all'inizio subì l'influenza dei simbolisti, in particolare di Mallarmé, in seguito fu il tema religioso a tenere banco sia nei suoi versi che nelle sue prose poetiche. Opere: Persefone (1913), Pietre (1925).

domenica 23 ottobre 2011

Piccolo dizionario bio-bibliografico dei poeti italiani simbolisti, decadenti, liberty e crepuscolari: N, O

ADA NEGRI (Lodi 1870 - Milano 1945). Maestra elementare, divenne famosa poetessa con le raccolte: Fatalità (1892), Tempeste (1895), Maternità (1904), Dal profondo (1910), Esilio (1914), Il libro di Mara (1919). I suoi versi denotano una ascendenza tardoromantica che via via si trasforma in colloquio interiore.

ENRICO NENCIONI (Firenze 1837 - Ardenza 1896). Poeta e saggista, amico di Giosue Carducci, fu redattore del "Fanfulla della Domenica" e collaboratore della "Nuova Antologia". Scrisse versi di gusto estetizzante che raccolse nel volume: Poesie (1880).

ANGIOLO SILVIO NOVARO (Diano Marina 1866 - Imperia 1938). Scrittore e poeta, pubblicò volumi di poesie e prose dalle tonalità crepuscolari e pascoliane. Tra le opere in versi spiccano: La casa del signore (1905) e Il cuore nascosto (1920).

PIER LUDOVICO OCCHINI (Arezzo 1874 - ivi 1941). Politico, giornalista e poeta italiano, laureatosi in legge, iniziò a collaborare col "Marzocco" e con il "Regno"; nazionalista convinto, ricprì importanti cariche politiche. Scrisse versi in gioventù raccolti nei volumi: Ghirlanda minima (1894) e Biscuits de Sèvres (1897) che risentono del clima decadente e simbolista.

DOMENICO OLIVA (Torino 1860 - Sestri Ponente 1917). Giornalista, critico, librettista e poeta, dopo essersi laureato in giurisprudenza professò il giornalismo con ottimi risultati; fondò "L'Idea Liberale" e diresse "Il Corriere della Sera". Nelle sue poesie si notano accenti tardoromantici e scapigliati. Opere poetiche: Poesie (1889), Il Ritorno (1896).

ARTURO ONOFRI (Roma 1885 - ivi 1928). Poeta, lavorò per lungo tempo alla Croce Rossa; fondò la rivista "Lirica" e collaborò alla "Vita Letteraria" e alla "Diana". Dopo le prime raccolte influenzate dalla poesia di D'Annunzio e di Pascoli, si orientò dapprima verso un frammentismo impressionista, quindi, la lettura delle opere di R. Steiner lo fece indirizzare verso un tipo di poesia trascendente e esoterica che anticipa l'ermetismo. Opere poetiche: Liriche (1907), Poemi tragici (1908), Canti delle oasi (1909), Liriche (1914), Orchestrine (1917), Arioso (1921), Le trombe d'argento (1924), Terrestrità del sole (1927), Vincere il drago! (1928), Simili a melodie rapprese in mondo (1929), Zolla ritorna cosmo (1930), Suoni del Graal (1932), Aprirsi fiore (1935).

LUIGI ORSINI (Imola 1875 - ivi 1954). Poeta, prosatore e librettista, scrisse poesie che spaziano su più di un argomento, in particolare: il civile, il contemplativo e il religioso. Opere poetiche: Da l'alba al tramonto (1901), I Canti delle Stagioni (1905), Le campane di Ortodonico (1921).

ANGIOLO ORVIETO (Firenze 1869 - ivi 1968). Poeta, saggista, librettista e drammaturgo, fu cofondatore della "Vita Nuova" e del "Marzocco". Nelle sue poesie si nota una attenzione particolare alla musicalità unita ad una predominanza di atmosfere esotiche. Opere: La sposa mistica (1893), Sposa mistica. Il velo Sposa di Maya (1898), Verso l'Oriente (1902), Le sette leggende (1912), Primavere della cornamusa (1925).

NINO OXILIA (Torino 1889 - Monte Tomba 1917). Poeta e commediografo italiano, famoso per aver scritto, insieme ad Alessandro Camasio, la commedia Addio giovinezza!, è autore di due volumi poetici: Canti brevi (1909) e Gli orti (postumo, 1918) che si caratterizzano per modi crepuscolari e qualche accento futurista.

venerdì 21 ottobre 2011

Piccolo dizionario bio-bibliografico dei poeti italiani simbolisti, decadenti, liberty e crepuscolari: M

OLINDO MALAGODI (Cento 1870 - Parigi 1934). Scrittore e giornalista, dopo la laurea in Lettere si trasferì a Londra come inviato de "La Tribuna" di cui poi divenne direttore. Abbracciò la politica dei liberali e, all'avvento del fascismo, riparò a Parigi dove morì. I suoi versi di gusto classico, presentano atmosfere sognanti e pensose. Opere poetiche: Un libro di versi (1908), Madre nostra (1914), Poesie vecchie e nuove (1928).

MARIO MALFETTANI (Genova 1875-1911). Ottenuta la laurea in legge si dedicò alla letteratura e frequentò alcuni poeti dell'ambiente genovese fra cui Alessandro Giribaldi; appassionatosi di politica, entrò nel partito socialista, morì suicida. Le sue poesie risentono del clima decadente e simbolista che aleggiava nel cenacolo dei poeti di Genova. Opere poetiche: Il 1° libro dei trittici (con A. Giribaldi e A. Varaldo, 1897), Fiori vermigli (1906).

GESUALDO MANZELLA FRONTINI (Catania 1885 - Acitrezza 1965). Scrittore, poeta e giornalista dopo la laurea in Lettere praticò l'insegnamento nei licei di varie località italiane. La sua poesia attraversò varie tendenze, tra cui quella decadente e quella futurista. Opere poetiche: Novissima (1904), Le rosse vergini (1905), Sui gigli gocce sanguigne (1920).

ENZO MARCELLUSI (Cellino Attanasio 1886 - Chieti 1962). Si laureò in Lettere a Roma, qui collaborò a "La VIta Letteraria". Si stabilì poi a Chieti dove esercitò l'avvocatura. La sua poesia è fortemente legata al simbolismo francese, al Pascoli e al D'Annunzio. Opere poetiche: Il giardino dei supplizi (1909), I canti violetti (1913), Intensità (1920), Le poesie (1923).

NICOLA MARCHESE (Trani 1858 - Roma 1910). Avvocato e poeta, scrisse liriche di gusto classico che però presentano anche delle caratteristiche più moderne, vicine al decadentismo. Opere poetiche: Crisantemi (1895), Canzoni a ballo (1901), Le Liriche (1911).

MARIO MARIANI (Roma 1883 - San Paolo, Brasile 1951). Giornalista, scrittore e poeta, arruolatosi negli alpini fece il corrispondente di guerra per "Il Messaggero" ed "Il Secolo". Si specializzò nella scrittura di romanzi erotici e subì anche dei processi per oltraggio al pudore. Con l'avvento del fascismo abbandonò l'Italia e si trasferì in Brasile. Pubblicò nel 1905 una raccolta di versi: Antelucano, dai toni decadenti.

MARINO MARIN (Corcrevà di Bottrighe 1860 - Adria 1951). Dopo gli studi entrò come dirigente nel comune di Adria, dal quale incarico fu messo a riposo nel 1914 per una grave malattia agli occhi che alcuni anni dopo lo fece diventare cieco. Poeta classicista, pascoliano e, in alcune raccolte decadente, pubblicò i seguenti volumi di versi: Humus (1892), Sonetti secolari (1896), Voci lontane (1898), Luci e ombre (1904), Narciso (1907), Le Opere e i Giorni (1920).

TITO MARRONE (Sebastiano Amedeo Marrone, Trapani 1882 - Roma 1967). Poeta e drammaturgo, si trasferì ben presto a Roma dove divenne collaboratore de "La Vita Letteraria". Abbandonò ancora giovane l'attività letteraria a causa di delusioni profonde dovute a lutti e a disattese aspettative. Fu poeta simbolista e crepuscolare nelle raccolte: Cesellature (1899), Le gemme e gli spettri (1901), Le rime del commiato (1901), Liriche (1904). I versi dei Poemi provinciali e delle Carnascialate, scritti tra il 1900 e il 1907, in parte furono pubblicati in varie riviste, in parte rimasero inediti.

FAUSTO MARIA MARTINI (Roma 1886 - ivi 1930). Poeta, giornalista e critico teatrale, collaboratore della "Tribuna" e del "Giornale d'Italia", fu grande amico di Sergio Corazzini di cui curò una edizione delle sue Liriche. Le sue poesie crepuscolari sono raccolte in: Le piccole morte (1906), Panem nostrum (1907), Poesie provinciali (1910).

PIETRO MASTRI (Pirro Masetti, Firenze 1868 - ivi 1932). Poeta ed avvocato, collaborò alle riviste "Il Marzocco" e "Vita Nuova". Inizialmente fu profondamente influenzato dalla poetica pascoliana, poi, dopo un lungo periodo di inattività, tornò a scrivere e pubblicare poesie che denotano una spiccata inquietudine religiosa. Opere: Frammenti poetici (1893), L'arcobaleno (1900¹, 1920²), Lo specchio e la falce (1907), La meridiana (1920), La fronda oscillante (1923), La via delle stelle (1927).

RICCARDO MAZZOLA (Napoli 1890 - ivi 1922). Poeta, narratore e giornalista, morì giovanissimo a causa di un incidente automobilistico. Scrisse versi dai toni dannunziani e tardoromantici. Opere poetiche: Fiori di sogno (1906), La battaglia (1909), Noi due (1914).

FRANCESCO MERIANO (Torino 1896 - Kabul, Afghanistan 1934). Giornalista e poeta, fu codirettore della rivista "La Brigata" e collaboratore di "La Diana", "Il Giornale del Mattino" e "Il Popolo d'Italia". Scrisse poesie crepuscolari e futuriste come testimoniano le raccolte: Gli Epicedi e altre poesie (1914), Equatore notturno (1916), Croci di legno (1919).

GUIDO MILELLI (Roma 1885 - ?). Giornalista, fu redattore del "Popolo Romano" e del "Corriere d'Italia". Giovane, frequentò il cenacolo romano di Sergio Corazzini e scrisse poche poesie pubblicate dalla "Vita Letteraria".

MARIO MORASSO (Genova 1871 - Torino 1938). Scrittore e poeta, collaborò al "Campo" e al "Marzocco". Teorizzò il «macchinismo» in anticipo rispetto ai futuristi. Scrisse anche dei versi d'ispirazione simbolista nelle raccolte: Sinfonie luminose (con G. Borzaghi, 1893), I Prodigi (1894), Profezia (1902).

MARINO MORETTI (Cesenatico 1885 - ivi 1979). Romanziere e poeta, è uno dei massimi esponenti del crepuscolarismo; le sue poesie denotano una predilezione per le cose semplici e le atmosfere malinconiche. Opere poetiche: Fraternità (1905), La serenata delle zanzare (1908), Poesie scritte col lapis (1910), Poesie di tutti i giorni (1911), Il giardino dei frutti (1916).

NICOLA MOSCARDELLI (Opena 1894 - Roma 1943). Poeta, narratore e giornalista, collaboratore di "La Voce", di "La Diana" e di "Lacerba", scrisse poesie che attraversano un po' tutte le correnti del suo tempo: dal crepuscolarismo al futurismo al frammentismo vociano. Opere: La Veglia (1913), Abbeveratoio (1914), Tatuaggi (1916), Gioielleria notturna (1918), La mendica muta (1919).

ETTORE MOSCHINO (L'Aquila 1867 - Roma 1941). Poeta, giornalista e drammaturgo, collaborò al "Fanfulla della Domenica" e al "Capitan Fracassa", pubblicò un volume di versi: I lauri (1908), dai toni dannunziani e decadenti.

giovedì 20 ottobre 2011

Piccolo dizionario bio-bibliografico dei poeti italiani simbolisti, decadenti, liberty e crepuscolari: L

VIRGILIO LA SCOLA (Palermo 1869 - ivi 1927). Poeta d'ispirazione fondamentalmente religiosa, pubblicò le seguenti raccolte: La casa del grano (1907), La tenue accolta (1907), La placida fonte (1907), Nova Anima Umana (1909), L'Eterno Dimane (1912).

GIOGIO LAIS (Frascati 1886 - Roma 1957). Assiduo collaboratore de "La Vita Letteraria", frequentò il cenacolo romano che gravitava intorno a Sergio Corazzini, di cui fu fraterno amico. Pubblicò poesie oltre che sul giornale prima citato anche su "Gens Nova". I suoi versi, di gusto parnassiano e crepuscolare, avrebbero dovuto far parte di una raccolta che non vide mai la luce.

ANGELINA LANZA (Palermo 1879 - Gibilmanna 1936). Poetessa, narratrice e studiosa di filosofia, fu provata da gravi lutti famigliari (gli morirono entrambe le figlie) che la portarono a trovar conforto soltanto nella religione e nella poesia. I suoi versi son pieni di accenti mistici e a volte decadenti. Opere: Le rime dell'innocenza (1903), La fonte di Mnemosine (1912).

MARCO LESSONA (Genova 1859 - Torino 1921). Trasferitosi ben presto a Torino, si laureò in Filosofia. Poesia di vena meditativa e nostalgica è quella che espresse nei volumi: Ritmi (1902), Versi liberi (1920) e il postumo Poesie (1930).

ACHILLE LETO (Vallelunga 1870 - 1963). Poeta assai prolifico, nei suoi versi ebbe ben presenti, oltre agli scapigliati, il Pascoli ed il D'Annunzio. La sua opera più significativa è La tibia (1908).

GIUSEPPE LIPPARINI (Bologna 1877 - ivi 1951). Insegnò per molti anni all'Accademia di Belle Arti di Bologna, collaborò con articoli di vario genere a giornali come "Il Corriere della Sera" e "Il Tesoro". Le sue prime raccolte poetiche risentono dell'influenza simbolista e decadente, passò poi ad un classicismo che si avvicina alla poesia alessandrina. Opere: I sogni (1898), Lo specchio delle rose (1898), Idilli (1901), Nuove poesie (1903), Poemi ed elegie (1908), I canti di Mèlitta (1910), L'ansia (1913), Le foglie d'alloro (1916), Stati d'animo e altre poesie (1917). 

GIAN PIETRO LUCINI (Milano 1867 - Breglia 1914). Dopo la laurea in legge investì dei soldi in case editrici senza trarne molti vantaggi, si interessò di politica e divenne fervente antimilitarista, collaborò con poesie e scritti di varia natura a riviste prestigiose come "Poesia" e "La Voce", aderì per un breve periodo al Futurismo dal quale si distaccò non senza furiose polemiche. Le sue poesie, inizialmente risentono della lezione scapigliata e della poesia simbolista francese, poi, adottato il verso libero, su cui scrisse un importante saggio, focalizzò la sua attenzione su tematiche sociali e acuì una già spiccata tendenza al sarcasmo e all'invettiva. Opere poetiche: Il Libro delle Figurazioni Ideali (1894), Il Libro delle Imagini Terrene (1898), Revolverate (1909), La solita canzone del Melibeo (1910) e, postuma, Le Antitesi e le Perversità (1970).

mercoledì 19 ottobre 2011

Piccolo dizionario bio-bibliografico dei poeti italiani simbolisti, decadenti, liberty e crepuscolari: G

FRANCESCO GAETA (Napoli 1879 - ivi 1927). Giornalista, amico di Benedetto Croce e di Salvatore Di Giacomo, scrisse poesie che inizialmente risentirono l'influenza di D'Annunzio e di Carducci per poi spostarsi verso modi sensuali e, raramente, decadenti. Opere principali: Reviviscenze (1900), Sonetti voluttuosi e altre poesie (1906), Poesie d'amore (1920).

ALFREDO GALLETTI (Cremona 1872 - Milano 1962). Laureatosi in Lettere, insegna dapprima in un liceo, poi è libero docente all'Università di Firenze, infine ordinario di letteratura italiana a Genova e a Bologna. Critico letterario insigne, è autore di un solo volume di poesie: Odi ed elegie (1903) in cui dimostra legami con la lirica carducciana e pascoliana.

EUGENIO GARA (Genova 1888 - Milano 1985). Giornalista e critico musicale, scrisse anche poesie che pubblicò su riviste tra cui "La Diana". L'unico suo libro di versi è La canzone del salice (1910). Poeta dalle caratteristiche decadenti e simboliste, le sue liriche spesso trovano ambientazione in mondi lontani pieni di atmosfere sognanti.

DIEGO GAROGLIO (Montafia 1866 - Asti 1933). Si laureò in Lettere a Firenze, praticando poi l'insegnamento in varie città; partecipò alla fondazione delle riviste: "Vita Nuova" e "Marzocco"; poeta prolifico, le sue liriche denotano una vena pessimistica e decadente. Opere principali: Due anime (1898), Elena (1901), Sul bel fiume d'Arno (1912).

AUGUSTO GARSIA (Forlì 1889 - Firenze 1956). Poeta, narratore e critico, insegnò letteratura italiana in varie università. È autore di raccolte poetiche dagli accenti mistici e contemplativi. Opere: Opposte voci (1921), Poesie (1925), Voci del mio silenzio (1927).

UGO GHIRON (Roma 1876 - Venezia 1952). Frequentò l'Università di Pisa, collaboratore delle riviste: "Nuova Antologia" e "Fanfulla della Domenica", pubblicò scritti in prosa e in versi. Le sue poesie rivelano una tenue malinconia ed una chiara ascendenza pascoliana. Opere principali: Vita (1908), Le rime della notte (1913), Poesie (1932).

LUISA GIACONI (Firenze 1870 - ivi 1908). Gli studi che fece all'Accademia delle Belle Arti di Firenze gli permisero di vivere riproducendo copie di quadri dei musei fiorentini. Poetessa di gran talento, pubblicò molte poesie sulla rivista "Marzocco", la precoce morte gli impedì di vedere i suoi versi in un volume, che uscì postumo col titolo Tebaide (1909, poi, in edizione accresciuta: 1912). La sua lirica, al di là delle evidenti derivazioni pascoliane e dannunziane, ha momenti di originalità e si pone tra gli esempi più notevoli di decadentismo e simbolismo italiano.

GIULIO GIANELLI (Torino 1879 - Roma 1914). Dopo la maturità classica frequentò le lezioni universitarie di Arturo Graf a Torino, qui conobbe Guido Gozzano e Giovanni Cena. Poeta d'ispirazione crepuscolare, pubblicò i seguenti volumi: Tutti li angioli piangeranno (1903), Mentre l'esilio dura (1904), Intimi Vangeli (1908).

GIACOMO GIGLI (? - ?). Pochissime notizie esistono di questo poeta che esordì col volume Maggiolata (1904), questa raccolta presenta all'inizio una lettera di presentazione a firma di Olindo Guerrini; la seconda sua raccolta: Ombre di nubi (1907) fu recensita da Decio Cinti sulla rivista "Poesia". Le sue liriche presentano, tra le altre caratteristiche, dei riferimenti alla poesia simbolista.

COSIMO GIORGIERI CONTRI (Lucca 1870 - Viareggio 1943). Fu poeta, narratore e drammaturgo; scrisse versi anticipatori del crepuscolarismo nei volumi: Versi tristi (1888), Il convegno dei cipressi (1895), Primavere del desiderio e dell'obio (1903), La donna del velo (1905), Mirti in ombra (1913), Il convegno dei cipressi e altre poesie (1922). Se è vero che la caratteristica principale delle sue poesie è un'intonazione precrepuscolare e malinconica, ciò non toglie che vi si trovino spunti e movenze derivanti dal simbolismo francese ed una notevole eleganza che fanno del Giorgieri Contri uno dei migliori esponenti della poesia "nuova" nell'Italia di fine ottocento e d'inizio novecento.


EMILIO GIRARDINI (Udine 1858 - ivi 1946). Poeta e traduttore, iniziò a pubblicare volumi di sue poesie ben oltre i quarant'anni. Dopo le prime prove che evidenziano la sua vicinanza alla poesia di Giovanni Pascoli, dimostrò poi una sua vena originale e ben inserita nell'ambito del decadentismo. Opere principali: Ruri (1903), Liriche varie. La vela d'Ulisse (1908), Chordae cordis (1920).

ALESSANDRO GIRIBALDI (Porto Maurizio 1874 - Chiavari 1928). Poeta e giornalista, scrisse i suoi articoli su varie riviste tra cui: "Endymion" e "Domenica letteraria", fu cofondatore di "Vita Nova". Accanito lettore della poesia simbolista, pubblicò una originalissima raccolta insieme ad Alessandro Varaldo e a Mario Malfettani intitolata: Il 1° libro dei trittici (1897). Nel 1903 subì un processo per omicidio e passò un periodo in carcere; la raccolta postuma: I canti del Prigioniero (1940) contiene, tra le altre, alcune liriche scritte durante la detenzione. Figura fondamentale del simbolismo italiano e genovese, le poesie di Giribaldi rappresentano una delle più importanti novità per la nostra letteratura d'inizio novecento.

GIUSEPPE GIUSTA (? - ?). Scarsissime sono le notizie che riguardano questo poeta che pubblicò qualche poesia su "La Lettura" e su "La Diana". Opere poetiche: Fiori di mandorlo (1903), Il mazzo di carte (1913), La Domatrice ed altre liriche (1920).

DOMENICO GNOLI (Roma 1838 - ivi 1915). Dopo gli esordi nella "scuola romana" e un successivo periodo carducciano, raggiunse la fama già ultrasessantenne con la raccolta Fra terra e astri (1903) pubblicata con lo pseudonimo di Giulio Orsini. In queste poesie, come in quelle del volume successivo: Jacovella (1905) lo Gnoli mostò una sorprendente adesione ai gusti dell'epoca, modi della poesia decadente sono percepibili anche nella sua ultima opera poetica, uscita postuma: Canti del Palatino (1923).

CORRADO GOVONI (Tamara 1884 - Roma 1965). Poeta, passò dalla prima raccolta: Le fiale (1903) di gusto liberty e dannunziano, al crepuscolarismo di Armonia in grigio et in silenzio (1903), Fuochi d'artifizio (1905) e Gli aborti (1907); aderì quindi al futurismo coi volumi: Poesie elettriche (1911) e L'inaugurazione della primavera (1915). È uno dei poeti che furono più pronti a recepire le nuove tendenze poetiche europee e divenne un fantasioso creatore di atmosfere e di immagini.

GUIDO GOZZANO (Aglié 1883 - Torino 1916). Frequentò le lezioni universitarie di Arturo Graf tenutesi alla Facoltà di Lettere di Torino, qui conobbe Giulio Gianelli, Carlo Vallini e Amalia Guglielminetti. Collaborò a varie riviste, tra le quali: "Piemonte" e "La Riviera Ligure"; morì precocemente di tubercolosi. Pubblicò due raccolte poetiche: La via del rifugio (1907) e I colloqui (1911). È considerato uno tra i migliori poeti italiani del Novecento, la sua poesia si distingue per uno spiccato senso ironico, un andamento prosastico e un rifiuto per il sublime e per i toni retorici.

ARTURO GRAF (Atene 1848 - Torino 1913). Poeta e critico, visse quasi sempre a Torino dove esercitò l'insegnamento; alle sue importanti lezioni universitarie nella facoltà di Lettere dell'università torinese, assistettero poeti illustri come Guido Gozzano, Giulio Gianelli e Carlo Vallini. Poeta in parte romantico, in parte simbolista, con l'andare degli anni mostrò un acuito pessimismo nei confronti degli uomini, riscattato però da un avvicinamento al cristianesimo. Opere poetiche: Medusa (1880¹, 1890³), Dopo il tramonto (1893), Le Danaidi (1897), Morgana (1901), Rime della selva (1906).

ARMANDO GRANELLI (1887 - 1947). Avvocato, fu direttore de "La Vita Letteraria" dove pubblicò suoi racconti e poesie. Pubblicò una raccolta di versi: Cattivo umore (1910) che risente delle atmosfere crepuscolari.

LUIGI GUALDO (Milano 1847 - Parigi 1898). Poeta e narratore, visse tra Milano e Parigi, in Francia conobbe personalità illustri quali Théophile Gautier e Stephane Mallarmé. Autore di una sola raccolta di poesie: Le nostalgie (1883), nei suoi versi dimostra di aver assimilato varie tendenze letterarie, ossia quelle degli scapigliati, dei parnassiani e dei decadenti.

AMALIA GUGLIELMINETTI (Torino 1881 - ivi 1941). Nata da famiglia benestante, frequentò i collegi piemontesi negli ultimi anni dell'Ottocento. Poetessa di vena sensuale e decadente, fu amica di Guido Gozzano con cui ebbe anche una breve relazione sentimentale. Opere poetiche: Voci di giovinezza (1903), Le Vergini folli (1907), Le Seduzioni (1909), L'insonne (1913).

martedì 18 ottobre 2011

Piccolo dizionario bio-bibliografico dei poeti italiani simbolisti, decadenti, liberty e crepuscolari: F

VINCENZO FAGO (Taranto 1875 - Roma 1940). Poeta, critico letterario e insigne bibliotecario, nel 1905 pubblicò un elegante volume di versi: Discordanze denso di atmosfere dannunziane e decadenti.

LUIGI FALLACARA (Bari 1890 - Firenze 1963). Si laureò a Firenze, lì frequentò intellettuali che scrivevano su "La Voce" e su "Lacerba", tra questi anche Giovanni Papini. Convertitosi al cristianesimo, scrisse poesie dagli accenti mistici. In parte legate al simbolismo sono le sue prime raccolte poetiche: Primo vere (1908), Illuminazioni (1925).

AUGUSTO FERRERO (Bologna 1866 - 1924). Laureato in legge, giornalista, fu redattore capo de "La Tribuna" e collaboratore di "Nuova Antologia"; nel 1893 pubblicò un libro di poesie: Nostalgie d'amore che evidenziano un temperamento romantico non distante dalle tematiche della poesia moderna. Interessanti i suoi Versi sull'Arte che comparvero sulla rivista "Nuova Antologia".

LIONELLO FIUMI (Rovereto 1894 - Roverchiara 1973). Assertore del "liberismo poetico", amico di Corrado Govoni, fece parte del cenacolo dei poeti di Verona e Ferrara attivo nella seconda decade del Novecento. Poeta a metà crepuscolare e a metà futurista pubblicò le seguenti raccolte di versi: Polline (1914), Mussole (1920), Tutto cuore (1925).

ARTURO FOÀ (Cuneo 1877 - 1944). Poeta, narratore, autore di testi teatrali e critico letterario, nel 1912 pubblicò la sua raccolta poetica più importante: Le vie dell'anima che risente del clima crepuscolare torinese.

ALCEO FOLICALDI (Roberto Cassinis, Lugo di Romagna 1900 - ivi 1952). Giovanissimo aderì al movimento futurista, infatti compare nell'antologia Nuovi poeti futuristi (1925). Aveva iniziato con versi e prose liriche di ascendenza simbolista (Imbastiture, 1922; I piccoli segni di Afrodite, 1925).

ENRICO FONDI (1881 - 1953). Insegnante e critico musicale, collaborò assiduamente con la rivista "Poesia", dove uscirono molte sue poesie. Perfettamente inserito nel clima culturale del suo tempo, scrisse versi legati alla poetica simbolista e liberty.

RICCARDO FORSTER (Zara 1869 - Napoli 1939). Perseguitato in patria perché irredentista dalmata, si trasferì a Napoli dove collaborò come critico teatrale a varie riviste tra cui "Il Mattino". Pubblicò un libro di poesie: La fiorita (1905), per lo più sonetti che rivelano un gusto tardo-scapigliato e neoromantico.

ALDO FUMAGALLI (? - ?). Poeta di cui si sa poco o nulla, nel 1913 pubblicò un volume di poesie dal titolo: Arcate, la cui prefazione è di Gian Pietro Lucini. I versi di questa raccolta rivelano suggestioni decadenti e una sottile vena di malinconia.

lunedì 17 ottobre 2011

Piccolo dizionario bio-bibliografico dei poeti italiani simbolisti, decadenti, liberty e crepuscolari: D

AURO D'ALBA (Umberto Bottone, Roma 1888 - ivi 1965). Amico di Sergio Corazzini, frequentò i cenacoli dei crepuscolari romani; le sue prime raccolte di poesie, a firma di Umberto Bottone: Lumi d'argento (1906) e Corde ai fianchi (1910), risentono di queste atmosfere. Si avvicinò poi al futurismo, acquisendo il nome d'arte "Auro d'Alba", trovò posto nell'antologia: I Poeti Futuristi e pubblicò altri volumi di versi tra i quali spiccano: Baionette (1915) e Cosmopolite (1919).

LUCIO D'AMBRA (Edoardo Renato Manganella, Roma 1877 - ivi 1939). Romanziere e drammaturgo, scrisse alcuni versi in prima gioventù che radunò nei volumi pubblicati col suo vero nome: Le Sottili pene (1896) e Monile (1898), dove si rintracciano forti tendenze alla lirica simbolista e dannunziana.

GABRIELE D'ANNUNZIO (Pescara 1863 - Gardone Riviera 1938). È il poeta più importante, insieme a Giovanni Pascoli, tra quelli attivi a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento. I suoi volumi di versi, a cominciare da quelli pubblicati nell'ultimo decennio dell'Ottocento, fino alle Laudi, sono pilastri della poesia decadente italiana. Fu lui inoltre, tra i primi a importare in Italia quelle atmosfere care ai poeti simbolisti francesi; non di meno introdusse il liberty in poesia, tendenza assolutamente nuova nella letteratura italiana dell'epoca. Opere principali: L'Isotteo - La Chimera (1889), Elegie romane (1892), Poema paradisiaco (1893), Alcyone (1904).

GUIDO DA VERONA (Guido Verona, Saliceto Panaro 1881 - Milano 1939). Prosatore e poeta, pubblicò i seguenti volumi di liriche: I frammenti d'un poema (1902), Bianco amore (1907), Con tutte le vele (1910), Il libro del mio sogno errante (prose miste a poesie, 1919). È famoso più per i suoi romanzi che per le sue poesie, quest'ultime sono ricche di accenti sensuali, esotici e decadenti.

RAOUL DAL MOLIN FERENZONA (Firenze 1879 - Milano 1964). Artista "bohèmien" e "maudit", girovagò per le maggiori città europee (Parigi, Londra, Praga ecc.); si dedicò alle arti visive, alla prosa e alla poesia. I suoi versi presentano elementi di chiara ascendenza simbolista ed esoterica. Opere: La Ghirlanda di Stelle (1912), Zodiacale (1919), A ô B (1923), Ave, Maria! (1929).

ITALO DALMATICO (Gerolamo Italo Boxich, Zara 1868 - ?). Pubblicò un solo volume di versi (almeno in italiano), Juvenilia (1903); qui, oltre alla presenza di tematiche simboliste, si riscontra una prevalenza di modi colloquiali e di argomenti bucolici.

ENRICO DAMIANI (Palermo 1879 - ?). Non esistono suoi libri di poesie, pubblicò alcuni versi dai toni neoromantici e decadenti su riviste come "Il Trionfo d'Amore" e "La Stella e l'Aurora Milanese".

GUGLIELMO FELICE DAMIANI (Morbegno 1875 - Napoli 1904). Dopo la laurea, insegnò letteratura in varie località, tra cui Napoli; qui si dedicò anche al giornalismo e alla critica letteraria. Morto a soli ventinove anni, fece in tempo a pubblicare due libri di poesie: Le due fontane (1899) e La casa paterna (racconto in versi, 1903); la sua opera poetica completà uscì postuma in due volumi col titolo: Lira spezzata (1907-1912). L'ispirazione dei suoi versi nasce dalla contemplazione elegiaca della natura e da un senso profondo di malinconia.

ADOLFO DE BOSIS (Ancona 1863 - Pietralacroce 1924). Non ancora ventenne si trasferì a Roma per studiare giurisprudenza, qui entrò in contatto con vari circoli letterari e conobbe, tra gli altri, Gabriele D'Annunzio. Direttore della rivista "Il Convito", traduttore dell'opera di Shelley, compose versi dai contenuti decadenti e sensuali. Opere: Amori ac silentio sacrum (1900), Amori ac silentio e Le Rime sparse (1914).

FEDERICO DE MARIA (Palermo 1883 - ivi 1954). Poeta e giornalista, fu tra i primi a usare il verso libero, anticipando in parte il futurismo, non mancano nei suoi versi anche echi dannunziani e decadenti. Opere: Le Voci (1903), Le canzoni rosse (1904), La leggenda della vita (1909), La ritornata (1933). 


GIUSEPPE DE PAOLI (Genova 1885 -1913). Fu amico di Guido Gozzano e quest'ultimo si appropriò di una sua poesia. Collaborò a varie riviste tra le quali "Riviera Ligure" con articoli, traduzioni e poesie. Pubblicò i volumi di versi: Solitaria fonte (1905) e Il sistro d'oro (1909). Poeta d'ispirazione decadente, De Paoli ebbe ben presente la lirica dannunziana.

BENIAMINO DE RITIS (Ortona a Mare 1888 - Roma 1956). Studiò a Roma dove ottenne la laurea in Lettere; fu amico di Sergio Corazzini e di altri poeti romani. Pubblicò un solo volumetto di poesie: Nell'orto degli ulivi (1908) dove domina la tematica francescana.

MARCUS DE RUBRIS (Marco Rossi, 1885 - ?). Poeta, narratore e biografo di Massimo D'Azeglio, fu amico di Marino Moretti che ne recensì le poesie definendolo "promettente poeta simbolista", pubblicò le seguenti opere poetiche; Anima nova (1906), Ne l'estasi dell'anima (1907), La Veglia (1910).

GIUSEPPE DEABATE (San Germano Vercellese 1857 - Torino 1928). Dopo la laurea in legge si diede al giornalismo divenendo cronista della "Gazzetta del Popolo". La sua raccolta poetica principale s'intitola: Il canzoniere del villaggio (1897), qui, accanto alle poesie che celebrano la sua terra natale, si notano dei versi di gusto tardo-scapigliato e decadente.

GINO DEL GUASTA (Pisa 1875 - 1940). Esercitò la professione di medico; amico di Pietro Gori, inizialmente abbracciò la politica degli anarchici e pubblicò degli scritti fortemente antireligiosi, poi, in tarda età, si convertì al cristianesimo. Pubblicò anche qualche opera poetica in cui, raramente, si ritrovano atmosfere care al decadentismo. Opere: L'anima che piange sulla tomba delle memorie (1909), Fiori per l'altare della Vergine (1928).

WILLY DIAS (Fortunata Morpugo Petronio, Trieste 1872 - ivi 1956). È autrice di vari romanzi rosa; giornalista del "Caffaro", firmò un importante documento a favore della libertà di stampa ai tempi del fascismo; dal 1946 entrò nella redazione de "L'Unità". Scrisse pochi versi che pubblicò su riviste importanti come "Domenica Letteraria" e "Poesia". Le sue liriche mostrano chiari influssi pascoliani e decadenti.

LUIGI DONATI (Lugo di Romagna 1870 - 1946). Giornalista, scrittore e bibliotecario, curò l'edizione postuma delle poesie e delle prose di Giacinto Ricci Signorini, fu amico di Gian Pietro Lucini che scrisse una prefazione alla sua opera poetica più significativa: Le Ballate d'Amore e di Dolore (1897), questa si distingue per toni neoromantici, pascoliani e decadenti. Altre opere in versi di Donati sono: Tentativi (1893) e il riepilogativo Poesia di Passione (1928).

GIULIANO DONATI PETTENI (Giovanni Petténi, Bergamo 1894 - ivi 1930). Scrittore, musicologo e giornalista, non ancora diciottenne pubblicò il suo primo volume di versi; partecipò alla Grande Guerra dalla quale tornò con gravi ferite che nel tempo gli causarono la morte. Poeta delicato, dai toni languidi, sentì l'influenza del decadentismo. Opere: Alba (1910), Novo vere (1911), Versi dorati (1916), Intimità (1926).