giovedì 25 aprile 2024

Due anni della Seconda Guerra Mondiale in due poesie

 Per il 25 aprile di quest'anno, ho pensato di pubblicare un post con due brevi poesie di due poeti italiani della cosiddetta "quarta generazione". In questi pochi ma significativi versi si parla di due anni altamente drammatici per la nostra nazione e per l'Europa intera: il 1943 ed il 1944. La prima poesia, di Luciano Erba (Milano 1922 - ivi 2010), descrive brevemente la vicenda personale del poeta che, proprio nel novembre del 1943, decise di rifugiarsi in Svizzera. La seconda, del critico letterario Giacinto Spagnoletti (Taranto 1920 - Roma 2003), fu scritta nel primo giorno del 1944: un anno particolarmente funesto perché in quei 365 giorni probabilmente si raggiunse il culmine di violenze, distruzioni e uccisioni della guerra più sanguinosa di sempre. Le sensazioni che Spagnoletti esplicita, tramite la simbologia del vento, dal 3° all'ultimo verso di Capodanno 1944, rendono bene l'idea della drammaticità di quel periodo; mentre i primi due versi esprimono una incertezza (quel "forse" iniziale) sul futuro, che agli occhi di chi viveva una realtà sempre più cruda e devastante, doveva apparire quanto mai insicuro.




1943

di Luciano Erba


Leggevo negli occhi dei famuli

il mio destino la mia certa condanna

andavo in montagna

scarponi e paltò

volevo fuggire

l'Italia e Salò.


(da "Tutte le poesie", Mondadori, Milano 2002, p. 212)






CAPODANNO 1944

di Giacinto Spagnoletti


Forse un giorno la memoria

prenderà altre direzioni.

Ora è un vento che soffia

solo contro di noi,

calmo vento affilato

che denuda e sospende

come fili di paglia o foglie morte

il desiderio e la disperazione,

le tragiche e vane fantasie.


(da "Poesie raccolte", Garzanti, Milano 1990, p. 33)




Nessun commento:

Posta un commento