VIRGILIO LA SCOLA (Palermo 1869 - ivi 1927). Poeta d'ispirazione fondamentalmente religiosa, pubblicò le seguenti raccolte: La casa del grano (1907), La tenue accolta (1907), La placida fonte (1907), Nova Anima Umana (1909), L'Eterno Dimane (1912).
GIOGIO LAIS (Frascati 1886 - Roma 1957). Assiduo collaboratore de "La Vita Letteraria", frequentò il cenacolo romano che gravitava intorno a Sergio Corazzini, di cui fu fraterno amico. Pubblicò poesie oltre che sul giornale prima citato anche su "Gens Nova". I suoi versi, di gusto parnassiano e crepuscolare, avrebbero dovuto far parte di una raccolta che non vide mai la luce.
ANGELINA LANZA (Palermo 1879 - Gibilmanna 1936). Poetessa, narratrice e studiosa di filosofia, fu provata da gravi lutti famigliari (gli morirono entrambe le figlie) che la portarono a trovar conforto soltanto nella religione e nella poesia. I suoi versi son pieni di accenti mistici e a volte decadenti. Opere: Le rime dell'innocenza (1903), La fonte di Mnemosine (1912).
MARCO LESSONA (Genova 1859 - Torino 1921). Trasferitosi ben presto a Torino, si laureò in Filosofia. Poesia di vena meditativa e nostalgica è quella che espresse nei volumi: Ritmi (1902), Versi liberi (1920) e il postumo Poesie (1930).
ACHILLE LETO (Vallelunga 1870 - 1963). Poeta assai prolifico, nei suoi versi ebbe ben presenti, oltre agli scapigliati, il Pascoli ed il D'Annunzio. La sua opera più significativa è La tibia (1908).
GIUSEPPE LIPPARINI (Bologna 1877 - ivi 1951). Insegnò per molti anni all'Accademia di Belle Arti di Bologna, collaborò con articoli di vario genere a giornali come "Il Corriere della Sera" e "Il Tesoro". Le sue prime raccolte poetiche risentono dell'influenza simbolista e decadente, passò poi ad un classicismo che si avvicina alla poesia alessandrina. Opere: I sogni (1898), Lo specchio delle rose (1898), Idilli (1901), Nuove poesie (1903), Poemi ed elegie (1908), I canti di Mèlitta (1910), L'ansia (1913), Le foglie d'alloro (1916), Stati d'animo e altre poesie (1917).
GIAN PIETRO LUCINI (Milano 1867 - Breglia 1914). Dopo la laurea in legge investì dei soldi in case editrici senza trarne molti vantaggi, si interessò di politica e divenne fervente antimilitarista, collaborò con poesie e scritti di varia natura a riviste prestigiose come "Poesia" e "La Voce", aderì per un breve periodo al Futurismo dal quale si distaccò non senza furiose polemiche. Le sue poesie, inizialmente risentono della lezione scapigliata e della poesia simbolista francese, poi, adottato il verso libero, su cui scrisse un importante saggio, focalizzò la sua attenzione su tematiche sociali e acuì una già spiccata tendenza al sarcasmo e all'invettiva. Opere poetiche: Il Libro delle Figurazioni Ideali (1894), Il Libro delle Imagini Terrene (1898), Revolverate (1909), La solita canzone del Melibeo (1910) e, postuma, Le Antitesi e le Perversità (1970).
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