domenica 4 marzo 2012

De tranquillitate animi

Anch’io, come un po’ tutti gli esseri umani, ho pensato tante volte al momento del trapasso, a come sarebbe stato quello delle persone che avevo più care e, soprattutto, quale tipo di morte sarebbe toccata a me. Ho letto anche tante poesie su questo tragico argomento (mi piacquero, tra gli altri, alcuni versi di Guido Gozzano e di Cesare Pavese); quindi, in questa prosa poetica, ho provato ad immaginare quale potrebbe essere una mia, personalissima “dolce morte”. In verità, quello che ho sempre sperato e spero tutt’ora, è che, quando giungerà il fatidico momento, io possa essere del tutto incosciente e inconsapevole; ma comprendo che a pochissimi è concesso di perire senza un minimo di sofferenza; ecco, quindi, cosa m’immagino e spero possa succedere poco prima della mia dipartita, magari causata da una malattia incurabile.




Si accorse che stava provando sensazioni simili a quelle che aveva provato alcuni giorni dopo la sentenza, ma questa volta si sentiva molto meglio rispetto ad allora, malgrado le pessime condizioni di salute. Viveva uno stato di estasi mentale: non aveva più preoccupazioni di sorta, non temeva ormai più nulla (cosa si può temere infatti di più della Morte?) e sentiva che la fine della sua vita coincideva con una tranquillità mai provata, se non nel lontanissimo tempo dell'infanzia, quando non sapeva ancora bene cosa significasse esistere ed essere consapevoli della realtà delle cose. Si avviò così verso l'ultimo sentiero, e già poteva intravedere l'arrivo: un paese meraviglioso dove dominano per l'eternità: la pace, il silenzio e il non-pensiero.

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