Anch’io, come un po’ tutti gli esseri umani, ho pensato tante volte al momento del trapasso, a come sarebbe stato quello delle persone che avevo più care e, soprattutto, quale tipo di morte sarebbe toccata a me. Ho letto anche tante poesie su questo tragico argomento (mi piacquero, tra gli altri, alcuni versi di Guido Gozzano e di Cesare Pavese); quindi, in questa prosa poetica, ho provato ad immaginare quale potrebbe essere una mia, personalissima “dolce morte”. In verità, quello che ho sempre sperato e spero tutt’ora, è che, quando giungerà il fatidico momento, io possa essere del tutto incosciente e inconsapevole; ma comprendo che a pochissimi è concesso di perire senza un minimo di sofferenza; ecco, quindi, cosa m’immagino e spero possa succedere poco prima della mia dipartita, magari causata da una malattia incurabile.
Scampoli di letteratura dell'Ottocento e del Novecento, poeti dimenticati, vecchie antologie e altro ancora.
domenica 4 marzo 2012
De tranquillitate animi
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