lunedì 10 ottobre 2011

Ricordi di estati lontane

1
Ricordo di un tempo lontano
nella dolce terra d'infanzia.
Il sole era pieno di rondini
che il cielo accoglieva
più vivo della luce divina.
L'alba nasceva meravigliata
di trovare la strada dei giuochi,
l'orologio segnava ore sognate
nel calore dei cortili e dei campi.
Dove sei?
Io ti cerco e ti trovo lontana,
in un paradiso abbandonato
nel tempo dei giardini fioriti.
Tutto quello che ho avuto
ho perduto.
 
 
2
Sonni pomeridiani
rifiutati con cruccio
per cercare
avventure impreviste
lungo le strade
vuote di gente,
piene di caldo
e di gioia infinita.
Quando era facile
la vita di tutti i giorni
e bastava un fuscello
per la felicità.


3
Quelle bolle di sapone
dal balcone di casa
volavano chissà dove
così come la fantasia
di un bambino lontano
che possedeva la felicità.
Nel cielo meraviglioso
le bolle salivano
parlando di favole vere,
di mondi semplici
che esistevano soltanto
nella mente libera e pura.
Sembra un sogno il ricordo
di una sera al balcone
con le bolle di sapone.



4
Le canzoni alla radio
ascoltavi con fervore
in un luglio recondito e magnifico.

La musica entrava
nella memoria ansiosa
di vita sconosciuta.

Le biciclette correvano
su strade polverose
portandosi via
la fanciullezza rimpianta.

Arriva il tempo
dell'adolescenza pensosa,
timidamente vedi comparire
le prime tristezze
nel chiuso di una stanza.

Ma io penso
ai motivi d'amore
che scandivano
i giorni sereni
di un'estate perduta
nel tempo.
 


5
Torna settembre
recando malinconica bellezza
e tornano
le spiagge deserte
dell'Adriatico.
Stanza d'albergo
angolo di sogni
di visioni
di lune sul mare
di chiarori
di paesaggi quieti
e sereni.
Stasera il vento si alza
e avverte con i nuvoloni
la fine di un'estate
trascorsa come le altre
in un cauto esistere disilluso
e solitario.
 


 

Ho riunito in questo post, cinque mie brevi poesie che sono nate dai miei ricordi più belli, relativi alla mia infanzia e, in minor misura, alla mia primissima gioventù. Alcuni anni or sono, spesso, mi succedeva di sognare ad occhi aperti; ciò mi riusciva soltanto quando andavo a frugare nei miei lontani ricordi, pensando a quando ero un bambino felice. Il periodo dell’anno che, a quei mitici tempi, coincideva con la più sfrenata felicità, era quello estivo; il motivo è facilmente comprensibile: d’estate, come tutti gli altri bambini, non andavo a scuola e, fortunatamente, neppure lavoravo; trascorrevo perciò le giornate all’aperto, soprattutto presso la casa dei miei nonni, insieme ad altri bambini che vivevano lì, divertendomi pazzamente anche con poco. L’ultima poesia si riferisce, invece, ai miei soggiorni in villeggiatura a Senigallia, quasi sempre all’inizio di settembre.


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