MARIO ADOBATI (Bergamo 1889 - 1919). Poeta malinconico e crepuscolare morì appena trentenne; lo stesso anno della sua morte uscì un volume di suoi versi: I cipressi e le sorgenti (1919).
VITTORIA AGANOOR POMPILIJ (Padova 1855 - Roma 1910). Di origine armena, ebbe come maestri Giacomo Zanella ed Enrico Nencioni, cominciò a comporre versi in giovane età ma la sua prima raccolta poetica, Leggenda eterna, uscì nel 1900. Qui già si notano le caratteristiche principali della sua poetica che si contraddistingue per uno spiccato tormento interiore e per una vicinanza ai modi della poesia decadente. Morì precocemente dopo un intervento chirurgico non riuscito. Altre sue opere: Nuove liriche (1908) e Poesie complete (postuma, 1912).
LIBERO ALTOMARE (Pseudonimo di Remo Mannoni, Roma 1883 - ivi 1942). Frequentò giovanissimo il cenacolo dei poeti del crepuscolarismo romano, tra i quali c'era Sergio Corazzini, la cui influenza è ben visibile nelle prime raccolte di Altomare: Il Monte (1904), Rime dell'Urbe e del Suburbio (1907), Procellarie (1910). In seguito abbracciò la poetica futurista e ottenne largo spazio nella famosa antologia: I poeti futuristi (1912). Raggruppò il meglio della sua produzione in versi nel volume: Fermento (1931).
GIUSEPPE ALTOMONTE (Reggio Calabria 1889 - Roma 1905). Morì appena sedicenne, malgrado ciò, la sua sorprendente precocità poetica gli permise di pubblicare moltissime poesie su svariate riviste letterarie. Il suo unico libro di versi fu pubblicato postumo col titolo: Canzoniere minuscolo (1905). Durante la sua breve vita, abitò per poco anche a Roma, dove entrò in contatto col cenacolo di Sergio Corazzini, infatti nelle sue liriche si possono evidenziare tratti che lo accomunano ai poeti crepuscolari e simbolisti.
ROSARIO ALTOMONTE (Reggo Calabria 1882 - Roma 1907). Fratello maggiore di Giuseppe, anche lui si trasferì ben presto a Roma dove visse fino alla precoce morte. Di lui rimangono poche cose: un volume di poemi in prosa intitolato: I salmi e le glorie (1905) e qualche sparuta poesia. Nei suoi versi e soprattutto nelle sue prose si respira un'aura mistica e decadente (eloquenti a tal proposito i "poemi floreali").
DIEGO ANGELI (Firenze 1869 - Roma 1937). Fondò insieme a Adolfo De Bosis, la rivista "Il Convito" di cui fu redattore-capo. Svolse attività di giornalista e critico d'arte; scrisse romanzi e versi che i critici definirono dannunziani, in realtà, almeno per ciò che concerne la sua opera poetica, fu sensibile alle tendenze letterarie che si rifacevano al simbolismo ed al liberty e anticipò per certi aspetti il crepuscolarismo. Pubblicò i seguenti volumi di liriche: La città di vita (1896) e L'Oratorio d'Amore (1904); molti altri suoi versi uscirono in riviste quali "Il Marzocco", "Nuova Antologia" e "Poesia".
ANTONINO ANILE (Pizzo Calabro 1869 - Raiano 1943). Medico e scienziato, fu anche eletto Deputato al Parlamento italiano e ricoprì incarichi ministeriali per poi ritirarsi dalla politica attiva all'avvento del fascismo. Scrisse poesie raccolte in vari volumi tra i quali si ricordano: Sonetti dell'anima (1907), La croce e le rose (1909), e Poesie (riepiloga le raccolte precedenti con altre poesie raggruppate nella sezione: Primi tumulti, 1921). Misticismo e spiritualità sono gli elementi portanti della sua opera in versi.
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