martedì 11 dicembre 2012

Poeti dimenticati: Mario Giobbe

Mario Giobbe nacque a Napoli nel 1863 e ivi morì nel 1906. Talento precoce, ottenne la laurea in legge a soli diciotto anni, dedicandosi poi totalmente al giornalismo; famosi sono i suoi articoli pubblicati sui giornali dell'epoca, che denotano una cura quasi maniacale per il linguaggio raffinato. Nel contempo Giobbe maturò la passione per la poesia che si estrinsecò sia in ottime traduzioni (soprattutto di autori classici greci), sia in versi suoi, che pubblicò in riviste e in due volumi apparsi tra il 1889 ed il 1891. La poesia di Giobbe è certamente legata alla tradizione ottocentesca italiana (i suoi punti di riferimento sono i romantici, Guerrini e D'Annunzio), ed è l'argomento amoroso che prevale nettamente sugli altri. In età matura lo scrittore napoletano fu colpito da una depressione che progressivamente peggiorò il suo stato mentale, fino a portarlo al suicidio quando aveva appena quarantadue anni.
 
 
 
Opere poetiche
"I primi versi", Corriere di Napoli-Luigi Pierro, Napoli 1889.
"Gli amori", Bideri, Napoli 1891.
 


Frontespizio del volume "I primi versi" di Mario Giobbe


 
Testi
BIANCA

Io v'ho, Bianca, rivista. Oh, voi non vale
niun'altra bellezza, ed io mi scuso
se d'amare altra femmina ricuso
come per voto. In fiero atto regale

voi passaste, e una dolce meraviglia
il cor de i riguardanti conquistò,
ognun con disiose, immote ciglia
sino in fondo a la via v'accompagnò.

Un cor di lodi allor subitamente
levossi intorno, e ognun s'estasiava
lodandovi. Sol io, muto, tremava,
come per suo rimorso un delinquente.

Né rimorso maggior credo che sia
di questo che ne l'anima mi sta:
d'aver con voi, per non so qual follia,
ripudiato la felicità.
...

(Da "Gli amori")

lunedì 10 dicembre 2012

Antologie: "Le più belle pagine dei poeti d'oggi"

"Le più belle pagine dei poeti d'oggi" è il titolo di una mastodontica antologia pubblicata dall'editore Carabba in Lanciano e curata dal critico e poeta Olindo Giacobbe. La prima edizione di questa interessantissima opera uscì nel 1922, e comprendeva 5 volumi, ciascuno di oltre 200 pagine. Ben più consistente e allargata è la successiva edizione che fu data alle stampe nel 1929, e che poteva vantare ben 8 volumi e versi selezionati di 161 poeti più o meno famosi ai quali fu dato uno spazio non indifferente, anche se, per ognuno, risulta assente una presentazione degna di tal nome, visto che Giacobbe si limita a riportare brevi bio-bibliografie e veloci commenti sui poeti (questi ultimi scelti tra quelli già pubblicati in libri, riviste e giornali dell'epoca). Nell'ultimo volume dell'antologia, esaurite le poesie dei poeti preselezionati (presentati in ordine alfabetico), in una appendice sono ripescati i nomi di altri scrittori dapprima esclusi dall'opera. Per "poeti d'oggi", naturalmente, il compilatore voleva intendere i poeti del suo tempo, ovvero coloro che furono attivi nel primo trentennio del XX secolo. Analizzando i poeti antologizzati, è facile notare che gli esclusi sono ben pochi e che, al contrario, il curatore ha abbondato nelle inclusioni, ivi comprese quelle di poeti prettamente ottocenteschi, i quali risultano un po' fuori posto, vista la decisione, da parte di Giacobbe, di non inserire nella mischia la famosa triade Carducci-Pascoli-D'Annunzio. Sorprende, visti i tempi in cui uscì l'antologia, trovare, tra tanti nomi di sconosciuti o giù di lì, anche il grande Eugenio Montale, che all'epoca aveva pubblicato soltanto la raccolta "Ossi di seppia". Ma ecco, per concludere, tutti i nomi dei poeti presenti nella 2° edizione di "Le più belle pagine dei poeti d'oggi".
 



Copertina anteriore del volume I della 2° edizione di "Le più belle pagine dei poeti d'oggi"


VOL. I

Sibilla Aleramo, Corrado Alvaro, Antonio Aniante, Antonino Anile, Riccardo Balsamo Crivelli, Sem Benelli, giovanni Bertacchi, Ugo Betti, Pompeo Bettini, Bino Binazzi, Piero Bolzon, Massimo Bontempelli, Giuseppe Antonio Borgese, Giosuè Borsi, Ettore Botteghi, Paolo Buzzi, Aniello Calcàra, Dino Campana, Francesco Cangiullo, Vincenzo Cardarelli.



VOL. II

Enrico Cardile, Silvio Catalano, Enrico Cavacchioli, Giovanni Cavicchioli, Francesco Cazzamini Mussi, Emilio Cecchi, Giovanni Cena, Annunzio Cervi, Giovanni Alfredo Cesareo, Giovanni Chiapparini, Carlo Chiaves, Francesco Chiesa, Mario Chini, Franco Ciarlantini, Antonio Cippico, Guelfo Civinini, Sergio Corazzini, Ettore Cozzani, Gino Cucchetti, Auro d'Alba, Guglielmo Felice Damiani, Adolfo De Bosis.



VOL. III

Federico De Maria, Gaetano Di Biasio, Giacomo Etna, Giuseppe Fedele, Lionello Fiumi, Luciano Folgore, Francesco Gaeta, Antonio Galeazzo Galeazzi, Augusto Garsia, Amelia Gasparetto, Vincenzo Gerace, Ugo Ghiron, Luisa Giaconi, Giulio Gianelli, Elio Gianturco, Cesare Giardini, Cosimo Giorgieri-Contri, Domenico Giuliotti, Gino Gori, Corrado Govoni.



VOL. IV

Guido Gozzano, Luigi Grilli, Amalia Guglielminetti, Piero Jahier, Francesco Lanza, Giovanni Lattanzi, Giuseppe Lipparini, Vittorio Locchi, Giuseppe Longo, Gian Pietro Lucini, Nino Maccari, Olindo Malagodi, Malaprarte (Curzio Suckert), G. Manzella Frontini, Enzo Marcellusi, Nicola Marchese, Marino Marin, Filippo Tommaso Marinetti, Guido Marta.



VOL. V

Fausto Maria Martini, Pietro Mastri (Pirro Masetti), Riccardo Mazzola, Francesco Meriano, Pietro Mignosi, Eugenio Montale, Marino Moretti, Curio Mortari, Nicola Moscardelli, Renato Mucci, Mercede Mundula, Ada Negri, Paolo Nobile, Angiolo Silvio Novaro, Raissa Olkienizkaia-Naldi, Arturo Onofri, Giulio Orsini, Luigi Orsini.



VOL. VI

Angiolo Orvieto, Nino Oxilia, Aldo Palazzeschi, Ferdinando Paolieri, Giovanni Papini, Ferdinando Pasini, Corrado Pavolini, Enrico Pea, Guido Pereyra, Edvige Pesce Gorini, Renzo Pezzani, Valentino Piccoli, Luca Pignato, Luigi Pirandello, Carlo Ravasio, Giuseppe Ravegnani, Clemente Rebora, Alda Rizzi, Ceccardo Roccatagliata-Ceccardi, Ettore Romagnoli.



VOL. VII

G. Titta Rosa, Cesarina Rossi, Umberto Saba, Carlo Saggio, Luisa Santandrea, Francesco Sapori, Margherita Grassini Sarfatti, Sebastiano Satta, Camillo Sbarbaro, Giuseppe Sciortino, Luigi Siciliani, Niccolò Sigillino, Tomaso Sillani, Ardengo Soffici, Maria Stella, Carlo Stuparich, Marcello Taddei, Enrico Thovez, Domenico Tumiati, Teresa Ubertis (Térésah), Aurelio Ugolini, Giuseppe Ungaretti, Nicola Valenza.



VOL. VIII

Diego Valeri, Luigi Valli, Fausto Valsecchi, Ruggero Vasari, Mario Venditti, Nicola Vernieri, Guido da Verona, Pietro Zanfrognini, Giuseppe Zucca, Emilio Agostini, Andrea Agueci, Carlo Baccari, Alfredo Baccelli, Sandro Baganzani, Leopoldo Baroni, Calogero Bonavia, Alfredo Catapano, Umberto Mancuso.

domenica 9 dicembre 2012

Notte di Natale

Ardon gli astri nell'ombra e le campane
si rispondono querule e sonore;
così una voce piange in fondo al cuore
per desiderio di cose lontane.

Oh avere adesso in questa greve festa
notturna che di buon incenso tepe
una piccola valle di presepe,
anche di cera, anche di cartapesta.

Aver magari tutto un paesaggio
di Terrasanta coi laghi di vetro,
le pie casette col lumino dietro
e la stella che in alto fa viaggio;

e ascoltare con l'anima che sogna
la musica improvvisa che s'aduna
semplicemente, dietro un soffio, in una
esiliata anima di zampogna;

mentre ardon gli astri e piangon le campane
e le finestre sono tanti lumi...
(oh dolce cuore perché ti consumi
in desiderio di cose lontane?).

Sì, sì, anche giocattoli! Oh la chiara
stanza dove una mano frettolosa
e occulta preparò la bella cosa,
la bella cosa che or non più si prepara!

Non le piccole sfere di cristallo
o tremule d'argento né le stelle
di talco ardenti come ceri, quelle
piccole zone d'oro e di metallo...

Ardono gli astri, ed ecco le campane.
Salgon le nebbie pallide dai fiumi.
O dolce cuore, perché ti consumi
in desideri di cose lontane?

(Da "Poesie scritte col lapis" di Marino Moretti, Mondadori, Milano 1970)



 
 
Ecco una poesia tipica del primo Marino Moretti: quello più crepuscolare. È tutta pervasa dalla nostalgia di vecchie usanze e di passati entusiasmi che caratterizzavano, un secolo fa, la festa del Natale. L'occasione al poeta è data dall'annuale ripresentarsi della ricorrenza, coi suoi inconfondibili suoni e le sue tradizionali immagini, in un tempo in cui l'uomo ha perduto tutti gli slanci per quelle cose estremamente coinvolgenti quando si vivono in età infantile. Allora non rimane che ricordare quei fantastici momenti di felicità, elencando gli oggetti tanto cari e mai dimenticati: il presepe fatto di elementi semplici e poveri, i lumini, i giocattoli, le sfere di cristallo, le stelle di talco... È in tal modo (e soltanto in questo) che Moretti riesce illusoriamente a rivivere un tempo ormai lontano e irripetibile: quello del Natale dei bambini.

sabato 8 dicembre 2012

Poeti dimenticati: Alfredo Petrucci

Alfredo Petrucci nacque a San Nicandro Garganico nel 1888 e morì a Roma nel 1969. Dopo la laurea in Lettere ottenuta a Napoli, si trasferì nella capitale italiana dove, nel 1941, venne insignito del prestigioso incarico di direttore del Gabinetto Nazionale delle Stampe di Roma che ricoprì per dodici anni. Storico dell'arte, incisore e scrittore, Petrucci è autore di numerosi saggi sulla storia dell'incisione europea e dell'arte italiana; scrisse anche elzeviri, prose e poesie. Queste ultime, raccolte in vari volumi, mostrano un carduccianesimo iniziale che via via si evolve a favore di poetiche più moderne e dell'ermetismo in particolar modo.
 
 
 
Opere poetiche
"Ruit hora", Perrella, Napoli 1910.
"Piccolo poema dei nostri giorni", Giuntini-Bentivoglio, Siena 1918.
"La radice e la fronda", La Italiana, Roma 1930.
"Tre paesi, tre canti", Arti grafiche Pescatore, Foggia 1950.
"Esitazione della sera", Danesi, Roma 1951.
"Dietro l'opaca siepe", Amministrazione provinciale, Foggia 1979.
 


 
 
Presenze in antologie
"Novissima antologia", a cura di Pasquale Ceravolo, Tip. Carrara, Bergamo 1929 (pp. 281-285).
 
 
 
Testi
STILLICIDIO

Oh questa goccia
che stilla
giù da la doccia
tranquilla
secca ed eguale
come uno strale!

Oh questa goccia
che batte
su le disfatte
mie tempie come un martello,
questo succhiello
che punge fora
divora!

Tarlo tenace
che picchia
rosicchia
nello squallore
notturno del cuore
che non ha pace,
pietà!

Pietà, non stillare
più!
Pietà, non picchiare
più!
Pietà, non forare
più!

Notte, e tu avvolgimi nelle
tue sciarpe di stelle,
ripetimi il canto
lontano della mia culla,
rinnova l'incanto
smarrito della fanciulla
età,
dammi tu l'oblivioso
riposo,
pietà!

(Da "La radice e la fronda")

giovedì 6 dicembre 2012

Il cipresso nella poesia italiana decadente e simbolista

La simbologia del cipresso, come si può facilmente intuire, è strettamente connessa all'oltretomba e la presenza di questi alberi nei cimiteri lo dimostra. Il cipresso, sempre per lo stesso motivo ma anche perchè sempreverde, rappresenta la vita eterna; la sua forma, che suggerisce un innalzamento verso il cielo, è stata collegata all'anima che sale verso il regno divino. In altri casi questo albero ha attinenza con la luce (perché la sua forma ricorda vagamente quella della fiamma) e con il dolore.
 
 
 
Poesie sull'argomento
Diego Angeli: "I cipressi legati" in "L'Oratorio d'Amore" (1904).
Enrico Cavacchioli: "Convegno tra i cipressi" in "L'Incubo Velato" (1906).
Guelfo Civinini: "L'albero che ascolta" in "I sentieri e le nuvole" (1911).
Adolfo De Bosis: "Cipressi isnelli..." in "Amori ac silentio e Le rime sparse" (1914).
Diego Garoglio: "Spiriti fraterni" in "Sul bel fiume d'Arno" (1912).
Cosimo Giorgieri Contri: "Il convegno dei cipressi" in "Il convegno dei cipressi" (1894).
Domenico Gnoli: "Tra i cipressi" in "Nuove odi tiberine" (1885).
Domenico Gnoli: "Il cipresso" in "Fra terra e astri" (1903).
Corrado Govoni "I cipressi e le rose" e "Il cipresso" in "Gli aborti" (1907).
Arturo Graf: "Al cipresso" in "Le Danaidi" (1897).
Giuseppe Lipparini: "Cipressi" in "Stati d'animo e altre poesie" (1917).
Fausto Maria Martini: "In cordis vigilia" e "Il cipresso" in "Le piccole morte" (1906).
Pietro Mastri: "Il cipresso inghirlandato" in "La Meridiana" (1920).
Aldo Palazzeschi: "Guardie di notte" in "Poemi" (1909).
Giovanni Pascoli: "Il cuore del cipresso" in "Myricae" (1900).
Ceccardo Roccatagliata Ceccardi: "Il cipresso" in "Sonetti e poemi" (1910).
Aurelio Ugolini: "Inter viburna cupressi..." in "Viburna" (1905).
 
 
 
 
Testi
IL CIPRESSO
di Domenico Gnoli

Ho abbracciato coll'anima un fosco
obelisco vivente, un cipresso
solitario sull'erma collina
nella luce vespertina.
L'ho penetrato l'ho vissuto
tutto, dal tronco all'acuto
vertice; colle serpenti
radici dalle latenti
mammelle della terra madre
ho succhiato. coll'umore
della vita, l'amore
e il dolore.

Per rimmobilità del mio tronco,
de' miei rami, dell'irte fogliuzze
aspiranti il sereno e la piova,
su su per la mia nova
funerea compostezza
saliva una tenerezza
di cari morti, una tristezza
di passato, un senso d'addio,
un desiderio d'oblio.

A un soffio soave di vento
dondolavo la cima con lento
abbandono, accennavo un saluto
al silenzio disteso
dall'azzurro lontano del monte
a' pascoli verdi, all'acceso
giro dell'orizzonte.
Solo, non udita
da alcuno, pigolava una vita
di gemiti e piccoli stridi
dal tepore de' nidi
nascosti amorosamente
dentro le fide làtèbre
della vita dolente.

(Da "Poesie edite e inedite")

mercoledì 5 dicembre 2012

Da "Rassegnazione" di Luigi Capuana

La mia timidezza proveniva, in gran parte, dal convincimento della inferiorità fisica a cui mi credevo condannato, e dal sentimento della mia inferiorità intellettuale che giudicavo dovesse risultare da quella.
Non già che io mi stimassi uno sciocco, no; sapevo benissimo quel che valevo; valevo quanto molti altri. Ma che importava? Non valevo però tanto da essere assai più di molti altri. Misuravo la distanza frapposta tra quel che sapevo di essere e quel che avrei voluto e non avrei potuto mai essere, e mi sentivo preso da scoraggiamento che mi rendeva eccessivamente severo con me stesso, fino a farmi giudicare inutile qualunque sforzo, anzi inutile la vita medesima! Avrei voluto essere un braccio, una mano; e potevo appena fare la funzione di un meschino strumento in mano altrui, caso che ci fosse stato chi avesse voluto adoprarmi in qualche umile circostanza. Non sapevo rassegnarmi.
In quei quattro anni, ero passato per una serie di prove tentate una dietro all'altra, non la speranza che, forse, quando meno me l'attendevo e da dove meno l'attendevo, sarebbe venuta fuori la coscienza della mia vita, la ragione del mio avvenire.
Ecco, invece, quel che n'era venuto fuori.
Ma prima debbo dire di un'altra anomalia del mio organismo. Debole, ero poco sensibile; e avrei dovuto essere l'opposto.
Non mi eccitavo per nulla; non avevo scatti di ribellione o di allegria, come gli altri fanciulli. Ripensando, oggi, le mie sensazioni di allora, rimettendomi con la immaginazione in quello stato, mi sento intorpidito, impacciato, incapace di ricevere intero l'urto delle impressioni esterne, di trasformarlo, di assimilarlo; quasi mi mancasse l'attitudine della resistenza, quasi i miei nervi fossero stati di bambagia.
Era proprio così. Tutto veniva a posarvisi, ad adagiarvisi cautamente, dolcemente, sofficemente. E non posso prolungar molto questo sforzo dell'immaginazione per rivivere la mia fanciullezza e spiegarmela. Soffro ora quel che non soffrivo allora; mi sento mancar l'aria, mi sento imprigionato dentro me stesso; e mi vengono le lagrime agli occhi per quegli anni così smorti, così tristi, per quella, sto per dire, mia anticipata vecchiezza.


(Da "Rassegnazione", capitolo II, di Luigi Capuana)



Ecco un frammento di uno dei romanzi più riusciti dello scrittore siciliano Luigi Capuana (Mineo 1839 – Catania 1915). Come Il marchese di Roccaverdina, Rassegnazione va ritenuto uno dei più grandi capolavori del verismo; fu pubblicato per la prima volta sulla rivista Flegrea, in cinque puntate, tra  l’aprile ed il maggio del 1900. Uscì in volume soltanto nel 1907, grazie all’editore Treves di Milano. Il frammento che ho trascritto parla del travaglio interiore che contraddistingue il personaggio principale del romanzo.


Poeti dimenticati: Diego Angeli

Diego Angeli nacque a Firenze nel 1869 e morì a Roma nel 1937. Grande appassionato di arte, approfondì i suoi studi nel settore trasferitosi a Roma. Qui strinse amicizia con Gabriele D'Annunzio e Adolfo De Bosis. Collaborò a varie riviste tra le quali spiccano "Il Convito", "Capitan Fracassa" e "Il Marzocco". Fu poeta dannunziano e decadente in alcune raccolte poetiche uscite nel decennio compreso tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. In seguito si dedicò alla scrittura di romanzi, novelle e saggi di ottimo valore.



 
 
 
Opere poetiche
"La città di vita", Premiata tip. dell'Umbria, Spoleto 1896.
"L'oratorio d'amore, 1893-1903", Dante alighieri, Roma-Milano 1904.
 
 
 
Presenze in antologie
"Dai nostri poeti viventi", 3° edizione, a cura di Eugenia Levi, Lumachi, Firenze 1903 (pp. 16-17).
"Dal simbolismo al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (Tomo primo, pp. 95-98).
 
 
 
Testi
LA MERIDIANA

Nel folto labirinto di mortelle che tante
primavere ha veduto col tempo ritornare,
sta la Meridiana come ultimo altare
di un nume agreste nella breve selva fragrante.

Intorno al fregio è scritto: FERISCON TUTTE QUANTE
L'ULTIMA UCCIDE. Ferma sotto il corso solare
l'asta di bronzo accenna l'ora. Passano rare
nubi che a volte velan l'obliato quadrante.

Forse un giorno lontano due pupille ansiose
scrutaron se mai l'ombra grave attingesse l'ora
e bramaron che il sole si fermasse là su.

Ahi quanti soli e quante lune sulle corrose
cifre ritracceranno lo stesso segno ancora
senza che ormai nessuno se ne interessi più!

(dalla rivista "Nuova Antologia")

lunedì 3 dicembre 2012

Antologie: "Natale dei Poeti"

"Natale dei Poeti. Cento modi di leggere il Natale nella poesia italiana del Novecento" è il titolo di una antologia poetica curata da Giovanni Battista Gandolfo e Luisa Vassallo, e pubblicata da Àncora Editrice in Milano nel 2001. Sfogliando le 178 pagine di questo libro si trovano, dopo una breve introduzione, ben 100 poesie di 65 poeti italiani (compresi i dialettali) sull'argomento "Natale" tratte da opere in versi pubblicate nell'arco dell'intero XX secolo. Vi compaiono poeti diversissimi fra loro, sia per data di nascita che per modus poetandi, ivi compresi i nomi dei due curatori. In verità, leggendo le poesie dell'antologia, ci si accorge che l'attenzione non è centrata sul solo evento natalizio, ma spazia in un arco temporale che parte dall'Annunciazione e giunge fino all'Epifania, rimanendo sempre e comunque nell'ambito delle feste prettamente religiose. Sorpresa molto gradita (almeno per me) è ritrovare versi di poeti che per lungo tempo sono stati trascurati o addirittura ignorati, malgrado i loro versi, ancora oggi, posseggano un fascino non indifferente; si parla in questo particolare contesto di Angiolo Silvio Novaro, Sebastiano Satta, Ada Negri, Luigi Orsini, Domenico Giuliotti e Enrico Pea: poeti le cui opere sono oggi introvabili. Ecco infine l'elenco completo dei nomi dei lirici presenti in "Natale dei Poeti".
 
 



Giovanni A. Abbo, Cesare Angelini, Renzo Barsacchi, Divo Barsotti, Carlo Betocchi, Elena Bono, Marcello Camilucci, Cristina Campo, Giorgio Caproni, Giuseppe Cassinelli, Giuseppe Conte, Antonio Corsaro, Giovanni Cristini, Raffaele Crovi, Mario Dall'Arco, Gabriele D'Annunzio, Gherardo Del Colle, Libero De Libero, Salvatore Di Giacomo, Danilo Dolci, Luigi Fallacara, Elio Fiore, Alberto Frattini, Giovanni Battista Gandolfo, Alfonso Gatto, Luca Ghiselli, Domenico Giuliotti, Corrado Govoni, Guido Gozzano, Adriano Grande, Margherita Guidacci, Marco Guzzi, Renzo Laurano, Luciano Luisi, Mario Luzi, Biagio Marin, Eugenio Montale, Marino Moretti, Roberto Mussapi, Ada Negri, Angiolo Silvio Novaro, Arturo Onofri, Luigi Orsini, Alessandro Parronchi, Giovanni Pascoli, Pier Paolo Pasolini, Enrico Pea, Marino Piazzolla, Antonia Pozzi, Salvatore Quasimodo, Clemente Rebora, Davide Rondoni, Umberto Saba, Rocco Scotellaro, Vittorio Sereni, Ettore Serra, Maria Luisa Spaziani, Giovanni Testori, Trilussa, David Maria Turoldo, Giuseppe Ungaretti, Diego Valeri, Vann'Antò, Luisa Vassallo, Andrea Zanzotto.

Antologie: "Natale in poesia"

Tra le molte antologie dedicate alle poesie sul Natale mi pare opportuno segnalare "Natale in poesia. Antologia dal IV al XX secolo", a cura di Luciano Erba e Roberto Cicala, Interlinea, Novara 2000. Si parte da Efrem di Siro, vescovo di Mesopotamia che scrisse inni e poesie in siriaco, e che è qui presente con un immaginario dialogo tra la Madonna ed i Re Magi, per giungere fino a Gianni Rodari, scrittore per l'infanzia di cui qui si può apprezzare una delle ottime "Filastrocche in cielo e in terra". Nel mezzo altre 64 composizioni in versi di poeti italiani (anche dialettali) e stranieri, con netta prevalenza di coloro che vissero e scrissero tra la seconda metà dell'Ottocento e la prima metà del Novecento. Interessante la presentazione dell'opera da parte di Luciano Erba, grande poeta italiano purtroppo recentemente scomparso. Ecco, concludendo, i nomi dei poeti presenti in "Natale in poesia".
 


 
Efrem Siro, Ambrogio, Anonimo (autore di "Heliand"), Iacopone da Todi, Vittoria Colonna, Anonimo (XIV secolo), Juan de la Cruz, Lope de Vega, Alfonso Maria de' Liguori, William Wordsworth, Novalis, Alessandro Manzoni, Giuseppe Gioacchino Belli, Heinrich Heine, Elias Lönnrot, Théophile Gautier, Coventry Patmore, Thomas Hardy, Paul Verlaine, Giovanni Pascoli, Francis Thompson, Salvatore Di Giacomo, Jules Laforgue, Gabriele D'Annunzio, Miguel de Unamuno, William Butler Yeats, Jens Johannes Jørgensen, Sebastiano Satta, Francis Jammes, Paul Claudel, Edmond Rostand, Charles Péguy, Rainer Maria Rilke, Max Jacob, Hans Carossa, Juan Ramon Jiménez, William Carlos Williams, Guido Gozzano, Umberto Saba, Ezra Pound, Diego Valeri, Cesare Angelini, Ernst Wiechert, Giuseppe Ungaretti, Thomas Stearn Eliot, Pierre Reverdy, Boris Pasternak, Biagio Marin, Jorge Guillén, Edward Estlin Cummings, Eugenio Montale, Adriano Grande, Bertolt Brecht, Carlo Betocchi, Salvatore Quasimodo, André Frénaud, Wystan Hugh Auden, Leonardo Sinisgalli, Alfonso Gatto, Vittorio Sereni, Piero Bigongiari, Thomas Merton, David Maria Turoldo, Robert Lowell, Gianni Rodari.

martedì 27 novembre 2012

Antologie: "I poeti crepuscolari"

Rispetto alle precedenti antologie sull'argomento, questa curata da Giorgio De Rienzo e pubblicata dalla Mondadori nel 1999 è leggermente più sintetica, visto che i poeti presenti sono soltanto dieci; viene un po' a sorpresa escluso Guido Gozzano, anche se c'è da ricordare che alcuni critici importanti considerarono il poeta di Aglié sempre al di fuori del gruppo, pur avendo la sua poesia diversi elementi che la avvicinano alla scuola poetica d'inizio Novecento. Rimangono poi fuori dall'antologia poeti come Auro D'Alba, Remo Mannoni, Guelfo Civinini e Tito Marrone, che, se pur minori, ebbero certamente a che vedere coi crepuscolari. Sorprende invece la presenza di Amalia Guglielminetti, poetessa che ebbe una relazione amorosa con Gozzano e i cui versi si distanziano di molto dalla poetica dei crepuscolari, mostrando qualche somiglianza, semmai, con quella del solo Gozzano. Si nota infine una tendenza, per alcuni poeti selezionati, a scegliere soltanto dei versi di un'opera, magari la più significativa dell'autore o quella che più rientra nel crepuscolarismo (ad esempio di Corrado Govoni vi sono soltanto poesie tratte da "Armonia in grigio et in silenzio", di Fausto Maria Martini solo quelle delle "Poesie provinciali" ecc.). Ecco, dopo l'immagine della copertina anteriore del libro analizzato, l'elenco dei poeti presenti nell'antologia di De Rienzo.
 


Corrado Govoni (pp. 27-45), Sergio Corazzini (pp. 47-65), Carlo Vallini (pp. 67-102), Amalia Guglielminetti (pp. 103-127), Giulio Gianelli (pp. 129-144), Carlo Chiaves (pp. 145-173), Fausto Maria Martini (pp. 175-192), Marino Moretti (pp. 193-220), Aldo Palazzeschi (pp. 221-241), Nino Oxilia (pp. 243-265).

lunedì 26 novembre 2012

Poeti dimenticati: Nicola Sole

Nacque a Senise, in Lucania, nel 1821 e ivi morì nel 1859. Dopo la fine degli studi nel seminario di Tursi decise di dedicarsi alla Medicina, studiandola e praticandola nella regione di nascita. Abbandonata la disciplina medica si trasferì a Napoli; qui s'iscrisse alla facoltà di Legge dell'Università partenopea e completò gli studi. Nel periodo napoletano iniziò a interessarsi di poesia, frequentando anche vari salotti letterari del capoluogo campano. S'interessò anche di politica e partecipò ai moti del 1848; per tale motivo fu costretto a fuggire per alcuni anni da Potenza dove professava l'avvocatura. Tornatovi, subì vari processi e condanne, scontate le quali tornò al suo paese natale dove finì i suoi giorni. Poeta estemporaneo, legato alla cultura popolare, scrisse opere in versi che riecheggiano i motivi di famosi poeti italiani come Monti e Leopardi, così come, in parte, di poeti europei (Byron in particolar modo).
 
 

 
Opere poetiche


"Affetti ed armonie giovanili del conte Francesco Genoino", All'Insegna di A. Manuzio, Napoli 1844.
"Il Carmelo", Tip. Raimondi, Napoli 1844.
"L'arpa lucana", Stabilimento tip. di V. Santanello, Potenza 1848 (poi Libreria Capuano Editrice, Francavilla 1984).
"Il Cantico dè Cantici" (traduzione), Stamp. del Vaglio, Napoli 1855.
"Canti", Tip. Nobile, Napoli 1858.
"Pel tremuoto in Lucania", 1858.
"Poesie inedite", A. Liccione, Melfi 1895.
"Canti di Nicola Sole", Le Monnier, Firenze 1896.
 
 
 
 
Presenze in antologie


"Nuova crestomanzia italiana per le scuole secondarie, il Settecento e l'Ottocento", a cura di Carlo Maria Tallarigo e Vittorio Imbriani, Morano, Napoli  s. d. (pp. 837-838).
"I Poeti Italiani del secolo XIX", a cura di Raffaello Barbiera, Treves, Milano 1913 (pp. 1013-1017).
"I poeti minori dell'Ottocento", a cura di Ettore Janni, Rizzoli, Milano 1955-1958 (vol. I, pp. 248-256).
"Poeti minori dell'800", a cura di Giuseppe Petronio, UTET, Torino 1959 (pp. 405-406).
 


 
 
Testi


IL NEGRO

Polve è la man che sulle curve spalle,
Povero schiavo, t'imponea la grave
Soma che duri, e tu, fremente e bello
Di giovinezza eterna, ancor di lenti
Sguardi saetti e disperati il cielo.
Come l'Arte volea, penar t'è duopo
Durabilmente; ed ogni età che passa.
Ti vide indarno, o vittima deserta
Pria de l'uom poi de l'Arte! E te velaro,
Te misero locato a tanto affanno.
D'epidermide d'òr, perchè più vago
Spettacol si abbian le beate sale.
Sovra i muscoli tuoi, per l'anelante
Nudo torace, tremula balena
Dei candelabri la rifratta luce,
E armoniosa ti ricorse intorno
La canzon de' felici, e l'odoroso
Turbine de la danza: e tu, solingo
Eternamente, eternamente muto,
Sotto il tuo carco ti contorci, e fremi!
E ripensi, anelando, ai soli ardenti
Dei tuoi deserti, e de' leoni al cupo
Lungo ruggito. A voi, torride rupi,
A voi, purpuree nuvole, da tanti
Secoli, e invan, questo infelice anela!
E triste e fero d'una man contiensi
Le costole scoppianti, e puntellando
L'empia soma coll'altra, ansa, e riprova
D'una sull'altra spalla il travagliante
Granito eterno. Ma le gonfie sure,
Ma i femori depressi, e per le curve
Tibie portanti i tendini convulsi,
Ti apprenderan come sapria costui,
Sciolto ch'ei fosse, rilevarsi a fronte
Dei suoi padroni. Così forse un tempo
Vide l'artista i tuoi fratelli, o fosco
Figlio del Sol, per l'Itale marine:
Quando stridean le splendide galèe
D'empie catene, e per le nivee spume
Battean la voga de la strage ignude
Braccia d'ebano e petti invidi indarno
De l'indomito mar! Per l'aurea sera
Disperata correa de' remiganti
La selvaggia canzon verso i lontani
Regni del sole; onde movea diversa,
Ma più triste canzon da le profonde
Torri del Saraceno! Ivi gemea
L'Italo schiavo, sospirando invano
Ai sereni de l'Alpi, e del soave
Organo d'una chiesa al vespertino
Lungo lamento! Ma l'insania antica
Che l'occaso partìa da l'Oriente,
Cessava; e tutti ricordar di un biondo
Giovane Galileo che de lo schiavo
Il guinzaglio disciolse, e gloriosa
Parve la fronte del vagante Adamo,
Da qual prode si giri al gran paese
De la promessa. — O generosa donna,
Di queste inclite sale ospite bella:
Su quel granito secolar deponi
Schiuso il volume degli eterni veri;
Sì che al contatto de le sante carte
La tavola s'Infranga, e il mesto Atlante
De la sua lunga oppression respiri;
per le veglie clamorose almeno
Su le memorie dei dolori antichi
Splenda il segnai de le venture gioie.

(Da "Canti")

domenica 4 novembre 2012

Il cimitero nella poesia italiana decadente e simbolista

Il primo simbolo che viene in mente pensando ad un cimitero è ovviamente quello della morte, ed in effetti è un simbolo che ricorre spesso nelle poesie de decadenti, anche se non è il solo. Il cimitero essendo un luogo dove, per rispetto verso i morti, si parla sottovoce o non si parla affatto, è anche simbolo di silenzio (come anche le tombe e le bare). Inoltre per gli stessi motivi e per il fatto che è popolato soltanto dai defunti, esso può divenire simbolo di pace. Non di rado i poeti italiani hanno descritto i cimiteri in contesti dove c'era la presenza di neve e di gelo, questo a voler rafforzare l'idea della "fredda" morte. Ben diverso è il gusto del macabro presente in molte poesie degli scapigliati, chiaramente fine a sé stesso e non inseribile in una qualsivolgia simbologia.
 
 


Poesie sull'argomento
Vittoria Aganoor: "O morti!..." in "Leggenda eterna" (1900).
Diego Angeli: "Un camposanto" in "L'Oratorio d'Amore. 1893-1903" (1904).
Peleo Bacci: "Cancello aperto" in "Dai nostri poeti viventi" (1903).
Pompeo Bettini: "Nella valle sonora manca il giorno" in "Poesie" (1897).
Bino Binazzi: "La necropoli" in "Turbini primaverili" (1910).
Francesco Cazzamini Mussi: "Camposanto" in "I Canti dell'adolescenza (1904-1907)" (1908).
Giovanni Cena: "Piccola bara" in "In umbra" (1899).
Sergio Corazzini: "Il cimitero" in «Marforio», febbraio 1904.
Diego Garoglio: "Muore fiammando il giorno" in "Sul bel fiume d'Arno" (1912).
Cosimo Giorgieri Contri: "Clarissa" in "Primavere del desiderio e dell'oblio" (1903).
Corrado Govoni: "Sempre verdi", "Tra gli ex-voto del bosso" e "Corone funebri" in "Armonia in grigio et in silenzio" (1903).
Corrado Govoni "Nella Certosa" in "Gli aborti" (1907).
Corrado Govoni: "Il cimitero roseo" in "Poesie elettriche" (1911).
Arturo Graf: "Quiete lunare" in "Medusa" (1990).
Enzo Marcellusi: "Colpo d'ala" in "Intensità" (1920).
Tito Marrone: "Ad coemeterium" in «Aspasia», luglio 1900.
Pietro Mastri: "Il vecchio camposanto" in "L'arcobaleno" (1900).
Giovanni Pascoli: "Notte di neve" in "Myricae" (1900).
Sebastiano Satta: "Cimitero alpestre" in "Canti barbaricini" (1910).
Emanuele Sella: "La rassegnazione" in "Monteluce" (1909).
Aurelio Ugolini "I sepolcri" in "Viburna" (1905).
Giuseppe Zucca: "Cimitero in collina" in "Io" (1921).
 
 
 

Testi
IL VECCHIO CAMPOSANTO
di Pietro Mastri

Un'alta siepe di ginepro e folta
cinge di verde, là, fuor del villaggio,
          il vecchio camposanto;
quello ove i nonni andavano una volta
come al termine fisso d'un viaggio,
          sereni, senza pianto.

Or che v'è l'altro assai più ricco e grande,
il vecchio camposanto è morto anch'esso.
          L'erba lo invade tutto.
Su qualche croce le ultime ghirlande
pendono secche; ancor, qualche cipresso
          vigila fosco a lutto.

Ma il vecchio camposanto anch'esso è morto;
morto pei morti e morto anche pei vivi.
          La sola siepe è viva;
la siepe onde oramai somiglia un orto;
e nell'autunno più, quando dai clivi
          già freddi il tordo arriva.

Allora è il tempo che su quei rametti,
irti di foglie acute come spine
          il tordo trova appesi
gli aromatici suoi aspri confetti,
le brune o verdazzurre coccoline,
          che paiono turchesi.

Allor nell'albe lacrimose e lente,
fra la nebbia che all' erbe alte s'appiglia
          con volubili forme,
s'ode un zirlo, un altro... Di repente
tutta la macchia palpita e bisbiglia...
          E il camposanto dorme.

Dorme lassù, fra quell'agreste pace,
da quella viva sua ghirlanda cinto,
          che sempre fresca dura:
dorme con i suoi morti, in un tenace
amplesso chiusi nel suo cuore estìnto.
          Lo veglia la Natura.

(Da "L'arcobaleno")

venerdì 2 novembre 2012

Poeti dimenticati: Renzo Pezzani

Renzo Pezzani nacque a Parma nel 1898 e morì a Castiglione Torinese nel 1951. Ottenuto il diploma di maestro poco più che ventenne, subito iniziò ad insegnare nelle scuole elementari; nel 1926 si trasferì a Torino dove cominciò a lavorare presso la casa editrice S. E. I. sia curando le pubblicazioni per i ragazzi, sia scrivendo opere destinate al medesimo pubblico. Negli anni '40 del XX secolo fondò le case editrici "Il Verdone" e le "Edizioni Palatine". La poesia fu sempre al centro dei suoi interessi e scrisse molte opere in versi sia in lingua madre che in dialetto parmense. Per quel che concerne la sua produzione poetica in italiano, alcuni dei suoi libri furono destinati al solo pubblico infantile; gli altri fanno emergere in modo inequivocabile il suo pascolismo, che si mostra nell'attenzione diretta alle piccole cose descritte con un linguaggio semplice e cantabile.
 



Opere poetiche in italiano

"Ombre", M. Fresching, Parma 1920.
"Artigli", ETO, Parma 1923.
"La rondine sotto l'arco", Le Muse, Torino 1928.
"L'usignuolo nel claustro", Alpes, Milano 1931.
"Angeli verdi", S. E. I., Torino 1932.
"Sole, solicello", La Scuola, Brescia 1933.
"Belverde", S. E. I., Torino 1935.
"Il sogno d'un piccolo re", S. E. I., Torino 1935.
"Cantabile", Gambino, Torino 1936.
"Il fuoco dei poveri", La Scuola, Brescia 1939.
"Boschetto", Ed. Palatine, Torino 1948.
"Innocenza", S. E. I., Torino 1950.
"Odor di cose buone", Paravia, Torino 1950.
"Poesie a due voci" (con Giuseppe Colli), Ceam, Avezzano 1951.
"Frate Luca e le noci", S. E. I., Torino 1951.
 


 
 
Presenze in antologie

"Le più belle pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba, Lanciano 1928 (vol. 6, pp. 109-119).
"Poeti Novecento", Mondadori, Milano 1928 (pp. 169-173).
"Adunata della poesia", 2° edizione, a cura di Arnolfo Santelli, Editoriale Italiana Contemporanea, Arezzo 1929 (pp. CCCCLVI-CCCCLVIII).
"La poesia italiana di questo secolo", a cura di Pietro Mignosi, Il Ciclope, Palermo 1929 (pp. 255-257).
"La nuova poesia religiosa italiana", a cura di Gino Novelli, La Tradizione, Palermo 1931 (pp. 330-334).
"Antologia della lirica contemporanea dal Carducci al 1940", a cura di Enrico M. Fusco, SEI, Torino 1947 (pp. 247-250).
"Antologia della lirica italiana. Ottocento e Novecento", nuova edizione, a cura di Carlo Culcasi, Garzanti, Milano 1947 (p. 367).
"Un secolo di poesia", a cura di Giovanni Alfonso Pellegrinetti, Petrini, Torino 1957 (pp. 243-248).
 
 

Testi


PRIMAVERA

C'è tra i sassi - ieri non c'era -
l'erba che trema come un verde fuoco:
l'ha perduta nel gioco
la giovine Primavera.

La pecorina vestita di lana
ora strappa le tenere foglie
e, per ogni ciuffo che coglie,
batte un tocco di campana.

A quel suono fiorisce il pesco;
si schiudono le finestrelle
e le rondini dal cuore fresco
giungono dalle stelle.

Ogni casa ha la sua festa
(poi che brilla come bandiere
il bucato alle ringhiere)
e le ragazze un fiore in testa.

L'acqua chiocca nella peschiera
rotonda come una secchia
e l'allodola dentro vi specchia
il suo canto di primavera.

(da "La rondine sotto l'arco", Le Muse, Torino 1928)




CIÒ CHE BASTA

Oggi una scintilla,
domani una stilla,

un altro giorno un grano...
Tutto fa piena la mano.

Il nulla non sazia un uccello,
una legna fa un focherello.

Basta una stella a far sera;
una rondine primavera.

Basta un fiore sul melo
per far ridere il cielo.

Basta un canto da nulla
a dondolare una culla.

Basta un poco di pioggia
per far cantare una roggia.

Basta questo libro piccino
per fare saggio un bambino.

(da "Sole, solicello", La Scuola, Brescia 1933)

giovedì 1 novembre 2012

Da "Da Quarto al Volturno" di Giuseppe Cesare Abba

Il giorno dei Santi, poi quello dei Morti, poi quello delle medaglie a noi, terza festa nella malinconia della stagione.
Là in faccia alla reggia, dove tutto dice che i Borboni non torneranno mai più, la piazza di San Francesco di Paola era parata di bandiere. In mezzo, un seggio, delle dame, dei generali, dei grandi intorno al Dittatore che ancora aveva il cappello di Marsala. Vidi il Carini, ora generale, balioso, ringiovanito, col braccio al collo, pareva felice. La Legione ungherese faceva scorta d’onore, e vi erano i Granatieri schierati che facevano scorta anch’essi. Noi davamo le spalle alla reggia aspettando. A un certo punto il Dittatore si alzò, e venne verso noi dicendo con la sua voce limpida ed alta: «Soldati dell’indipendenza italiana, Veterani benché giovani dell’esercito liberatore, vi consegno le medaglie che il Municipio di Palermo decretò per voi. Comincieremo dai morti, i nostri morti...».
E allora un ufficiale cominciò a chiamare a nome i morti che rispondevano in noi, con l’improvviso ritorno della loro visione. Ma passato questo giorno non saranno ricordati solennemente mai più? Furono da cento nomi d’umili ignoti o d’illustri, e a ogni nome un fremito correva tutta la nostra fila. Meglio morti o vivi? Si difondeva una malinconia cupa che pur pareva entusiasmo.

(Da "Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille" di Giuseppe Cesare Abba, Acquaviva, Milano 2007, pp. 284-285)

martedì 30 ottobre 2012

Antologie: "I poeti minori dell'Ottocento"

Questa antologia è sicuramente la più completa tra quelle dedicate ai poeti minori dell'Ottocento italiano: vi figurano infatti ben 263 nomi. L'abbondanza di poeti è spiegata anche dal fatto che Ettore Janni (1875-1956), curatore dell'opera antologica, volle inserirvi sia i poeti che avrebbero potuto rientrare nel secolo precedente o in quello successivo all'Ottocento, sia i cosiddetti "minimi", ovvero coloro che passarono quasi come meteore nella storia della letteratura italiana, compresi personaggi illustri come Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Francesco Crispi, Filippo Turati, Grazia Deledda e Luigi Pirandello, i quali, se è vero che nella loro gloriosa vita scrissero anche dei versi, certo non divennero famosi per quelli. L'antologia di Janni consta in quattro volumetti che fanno parte della celebre collana B.U.R. pubblicata dalla Rizzoli durante gli anni '50 del XX secolo. Il primo volume uscì nel febbraio del 1955 e il secondo nel giugno del medesimo anno; all'inizio del 1956 Ettore Janni venne a mancare improvvisamente lasciando così la sua meticolosa opera incompiuta. Fu grazie alla moglie di Janni, che già aveva collaborato assiduamente ai primi due volumi, che fu possibile l'uscita, nel 1958, dei due rimanenti, i quali furono realizzati così come li avrebbe voluti l'autore dell'antologia. E meno male, visto che questi quattro libriccini rappresentano un compendio non paragonabile a nessun altro della poesia italiana ottocentesca, escludendo i grandi nomi ai quali naturalmente fu dato spazio in altro modo. Ecco per concludere l'elenco completo dei poeti presenti nei quattro volumi, incasellati nei tredici capitoli a loro dedicati dal curatore.
 
 

 
VOLUME PRIMO - CLASSICISTI E ROMANTICI

I. - DAL SETTECENTO ALL'OTTOCENTO
Jacopo Vittorelli, Onofrio Minzoni, Francesco Gianni, Tommaso Sgricci, Teresa Bandettini (Amarilli Etrusca), Lorenzo Pignotti, Clasio (Luigi Fiacchi), Gherardo de' Rossi, Giovanni Fantoni, Melchiorre Cesarotti, Giuseppe Zanoia, Luigi Lamberti, Luigi Cerretti, Giovanni Paradisi, Francesco Cassoli, Clemente Bondi, Angelo Mazza, Giovan Domenico Anguillesi, Lazzaro Papi, Ippolito Pindemonte.

II. - I TRADIZIONALISTI
Giuseppe Giulio Ceroni, Giovan Luigi Redaelli, Francesco Benedetti, Luigi Biondi, Giulio Perticari, Costanza Monti Perticari, Francesco Cassi, Diodata Saluzzo, Cesare Saluzzo, Cesare Arici, Angelo Mai, Giovita Scalvini, Filippo Pananti, Antonio Guadagnoli, Giuseppe Pozzone, Felice Romani, Lorenzo Costa, Giambattista Cereseto, Angelo Dalmistro, Giuseppe Barbieri, Teresa Albarelli Verdoni, Pasquale Besenghi degli Ughi, Antonio Mezzanotte, Paolo Costa, Dionigi Strocchi, Giovanni Marchetti, Marc'Antonio Parenti, Vincenzo Gioberti, Lavinio de' Medici Spada, Giulio Genoino, Giuseppe Florio, Giuseppe Campagna, Maria Giuseppina Guacci Nobile, Francesco Ruffa, Nicola Sole, Tommaso Gargallo, Giuseppe Borghi, Giovanni Rosini, Giambattista Niccolini.

III. - I PRIMI ROMANTICI
Lodovico Di Breme, Silvio Pellico, Piero Maroncelli, Giovanni Torti, Tommaso Grossi, Giunio Bazzoni, Giambattista De Cristoforis, Giuseppe Nicolini.

IV. - ESPANSIONE DEL ROMANTICISMO IN ITALIA
Bartolomeo Sestini, Carlo Bini, Francesco Domenico Guerrazzi, Agostino Cagnoli, Giuseppe Capparozzo, Samuele Biava, Domenico Capellina, Luigi Carrer, Caterina Bon Brenzoni, Cesare Betteloni, Jacopo Cabianca, Gian Vincenzo Pellicciotti, Pietro Paolo Parzanese, Felice Bisazza, Giuseppina Turrisi Colonna, Giuseppe De Spuches, Rosina Salvo Muzio, Lauretta Li Greci.
 
 
 
 
 
 
 
VOLUME SECONDO - POESIA DELLA PATRIA ED EREDITA' DEL RISORGIMENTO

V. - LA FIORITA PATRIOTTICA
Giovanni Berchet, Gabriele Rossetti, Pietro Giannone, Antonio Ferretti, Teobaldo Ciconi, Jacopo Sanvitale, Giuseppe Montanelli, Antonio Gazzoletti, Domenico Carbone, Carlo Alberto Bosi, Domenico Mauro, Francesco Dall'Ongaro, Arnaldo Fusinato, Erminia Fuà Fusinato, Luigi Mercantini, Cesare Correnti, Antonio Tolomei, Cesare De Horatiis.

VI. - ISPIRATORI E MARTIRI
Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Goffredo Mameli, Alessandro Poerio, Carlo Poma, Enrico Tazzoli, Ippolito Nievo.

VII. - L'EREDITÀ DEL RISORGIMENTO
Niccolò Tommaseo, Aleardo Aleardi, Giovanni Prati, Terenzio Mamiani, Giulio Uberti, Carlo Tenca, Andrea Maffei, Giuseppe Revere, Giulio Carcano, Cesare Cantù, Tullo Massarani, Antonio Stoppani, Luigi Bonazzi, Giovanni Raffaelli, Emilio Frullani, Geremia Barsottini, Caterina Franceschi Ferrucci, Teodolinda Franceschi, Pignocchi, Giannina Milli, Giuseppe Regaldi, Giacomo Barzellotti, Francesco Carrara, Laura Beatrice Mancini Oliva, Paolo Emilio Imbriani, Pasquale de' Virgilii, Vincenzo Baffi, Remigio Del Grosso, Saverio Baldacchini, Francesco Saverio Arabia, Leonardo Vigo, EmanueleGiaracà, Eliodoro Lombardi, Mariannina Coffa Caruso, Salvatore Viale, Giuseppe Multedo, Costantino Nigra, Felice Cavallotti, Giuseppe Cesare Abba, Francesco Crispi, Giacomo Zanella.
 
 
 

 
 
 
 
VOLUME TERZO - REAZIONI ROMANTICHE E ANTIROMANTICHE

VIII. - TERZO ROMANTICISMO: DALLA SCAPIGLIATURA AL VERISMO
Emilio Praga, Arrigo Boito, Iginio Ugo Tarchetti, Giulio Pinchetti, Carlo Borghi, Antonio Ghislanzoni, Temistocle Solera, Paolo Ferrari, Bernardino Zendrini, Giovanni Camerana, Pompeo Bettini, Giacomo Marchini, Ferdinando Fontana, Enrico Annibale Butti, Fausto Bonò, Vincenzo Riccardi di Lantosca, Gaspare Invrea (Remigio Zena), Vittorio Betteloni, Gaetano Leonello Patuzzi, Giuseppe Fraccaroli, Eva Cattermole Mancini (Contessa Lara), Maria Ricci Paternò Castello, Vincenzo Padula, Alessandro Arnaboldi, Domenico Milelli, Giuseppe Aurelio Costanzo, Mario Rapisardi, Filippo Turati, Leonida Bissolati, Andrea Costa, Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti), Alfredo Oriani, Vittorio Imbriani, Tommaso Cannizzaro, Gian Pietro Lucini.

IX. - I PARODISTI
Giovanni Visconti Venosta, Olindo Guerrini-Corrado Ricci, Ferdinando Incarriga.

X. - LA SCUOLA ROMANA E LA CONTRORIFORMA CLASSICA
Luigi Lézzani, Luigi Celli, Achille Monti, Ignazio Ciampi, Fabio Nannarelli, Paolo Emilio Castagnola, Giambattista Macari, Giuseppe Maccari, Pietro Cossa, Raffaele Salustri, Ettore Novelli, Domenico Gnoli.

XI. - TOSCANI E ROMAGNOLI INTORNO AL CARDUCCI
Francesco Donati, Narciso Feliciano Pelosini, Giovanni Procacci, Enrico Nencioni, Giuseppe Chiarini, Giacinto Ricci Signorini, Severino Ferrari, Adolfo Borgognoni, Alberto Rondani, Giuseppe Picciòla, Luigi Pinelli, Edoardo Scarfoglio.

 
 
 
 
 
 
VOLUME QUARTO - DA UN SECOLO ALL'ALTRO

XII. - INFLUSSI E SPIRITI VARII NEL TRAMONTO DELL'OTTOCENTO E NEI PRIMI ANNI DEL NOVECENTO
Grazia Pierantoni Mancini, Edmondo De Amicis, Maria Alinda Brunamonti Bonacci, Ettore Botteghi, Aurelio Ugolini, Enrico Panzacchi, Luigi Conforti, Carmelo Errico, Francesco Saverio Tozzi, Vittoria Aganoor Pompilj, Sebastiano Satta, Arturo Graf, Giovanni Cena, Giuseppe Giacosa, Antonio Fogazzaro, Arturo Colautti, Giovanni Rizzi, Riccardo Pìtteri, Edoardo Giacomo Boner, Luigi Capuana, Luisa Giaconi, Nicola Marchese, Anna Radius Zuccari (Neera), Luigi Arnaldo Vassallo (Gandolin).

XIII. - FRA DUE SECOLI
Ferdinando Martini, Giovanni Marradi, Cesario Testa (Papillunculus), Corrado Corradino, Mercurino Sappa, Ettore Sanfelice, Luisa Anzoletti, Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, Giuseppe Manni, Giulio Salvadori, Adolfo De Bosis, Giovanni Alfredo Cesareo, Carlo Baravalle (Atanasio Buonsenso), Rachele Botti Binda, Ugo Fleres, Giulio Gianelli, Vittore Vittori, Guglielmo Felice Damiani, Emilio De Marchi, Guido Mazzoni, Giuseppe Chiovenda, Luigi Pirandello, Grazia Deledda, Giovanni Bertachi, Annie Vivanti, Ada Negri, Angelo Orvieto.