venerdì 2 novembre 2012

Poeti dimenticati: Renzo Pezzani

Renzo Pezzani nacque a Parma nel 1898 e morì a Castiglione Torinese nel 1951. Ottenuto il diploma di maestro poco più che ventenne, subito iniziò ad insegnare nelle scuole elementari; nel 1926 si trasferì a Torino dove cominciò a lavorare presso la casa editrice S. E. I. sia curando le pubblicazioni per i ragazzi, sia scrivendo opere destinate al medesimo pubblico. Negli anni '40 del XX secolo fondò le case editrici "Il Verdone" e le "Edizioni Palatine". La poesia fu sempre al centro dei suoi interessi e scrisse molte opere in versi sia in lingua madre che in dialetto parmense. Per quel che concerne la sua produzione poetica in italiano, alcuni dei suoi libri furono destinati al solo pubblico infantile; gli altri fanno emergere in modo inequivocabile il suo pascolismo, che si mostra nell'attenzione diretta alle piccole cose descritte con un linguaggio semplice e cantabile.
 



Opere poetiche in italiano

"Ombre", M. Fresching, Parma 1920.
"Artigli", ETO, Parma 1923.
"La rondine sotto l'arco", Le Muse, Torino 1928.
"L'usignuolo nel claustro", Alpes, Milano 1931.
"Angeli verdi", S. E. I., Torino 1932.
"Sole, solicello", La Scuola, Brescia 1933.
"Belverde", S. E. I., Torino 1935.
"Il sogno d'un piccolo re", S. E. I., Torino 1935.
"Cantabile", Gambino, Torino 1936.
"Il fuoco dei poveri", La Scuola, Brescia 1939.
"Boschetto", Ed. Palatine, Torino 1948.
"Innocenza", S. E. I., Torino 1950.
"Odor di cose buone", Paravia, Torino 1950.
"Poesie a due voci" (con Giuseppe Colli), Ceam, Avezzano 1951.
"Frate Luca e le noci", S. E. I., Torino 1951.
 


 
 
Presenze in antologie

"Le più belle pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba, Lanciano 1928 (vol. 6, pp. 109-119).
"Poeti Novecento", Mondadori, Milano 1928 (pp. 169-173).
"Adunata della poesia", 2° edizione, a cura di Arnolfo Santelli, Editoriale Italiana Contemporanea, Arezzo 1929 (pp. CCCCLVI-CCCCLVIII).
"La poesia italiana di questo secolo", a cura di Pietro Mignosi, Il Ciclope, Palermo 1929 (pp. 255-257).
"La nuova poesia religiosa italiana", a cura di Gino Novelli, La Tradizione, Palermo 1931 (pp. 330-334).
"Antologia della lirica contemporanea dal Carducci al 1940", a cura di Enrico M. Fusco, SEI, Torino 1947 (pp. 247-250).
"Antologia della lirica italiana. Ottocento e Novecento", nuova edizione, a cura di Carlo Culcasi, Garzanti, Milano 1947 (p. 367).
"Un secolo di poesia", a cura di Giovanni Alfonso Pellegrinetti, Petrini, Torino 1957 (pp. 243-248).
 
 

Testi


PRIMAVERA

C'è tra i sassi - ieri non c'era -
l'erba che trema come un verde fuoco:
l'ha perduta nel gioco
la giovine Primavera.

La pecorina vestita di lana
ora strappa le tenere foglie
e, per ogni ciuffo che coglie,
batte un tocco di campana.

A quel suono fiorisce il pesco;
si schiudono le finestrelle
e le rondini dal cuore fresco
giungono dalle stelle.

Ogni casa ha la sua festa
(poi che brilla come bandiere
il bucato alle ringhiere)
e le ragazze un fiore in testa.

L'acqua chiocca nella peschiera
rotonda come una secchia
e l'allodola dentro vi specchia
il suo canto di primavera.

(da "La rondine sotto l'arco", Le Muse, Torino 1928)




CIÒ CHE BASTA

Oggi una scintilla,
domani una stilla,

un altro giorno un grano...
Tutto fa piena la mano.

Il nulla non sazia un uccello,
una legna fa un focherello.

Basta una stella a far sera;
una rondine primavera.

Basta un fiore sul melo
per far ridere il cielo.

Basta un canto da nulla
a dondolare una culla.

Basta un poco di pioggia
per far cantare una roggia.

Basta questo libro piccino
per fare saggio un bambino.

(da "Sole, solicello", La Scuola, Brescia 1933)

2 commenti:

  1. 1956 quinta elementare a Crema. Il mio maestro, Archimede Cattaneo, ci presentò in prosa questo semplice dolce sonetto e poi ci assegnò come compito, come allora usava, lo studio a memoria di questa poesia. Non l'ho mai dimenticata e spesso nella mia mente l'ho associata alla poetica d'un quadro impressionista, forse per il particolare richiamo del "verde vaso fiorito di lilla" Oggi sono grato all'autore, Renzo Pezzani e al mio maestro di allora, per la serena melanconia che accompagna questi versi e che non dimentico mai

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