Non so per qual prodigio di natura,
io che tra voi, fraternamente, crebbi,
Scampoli di letteratura dell'Ottocento e del Novecento, poeti dimenticati, vecchie antologie e altro ancora.
Il lupo della steppa (titolo originale: Der Steppenwolf, 1927) è uno dei migliori romanzi di Hermann Hesse (1877-1962). Io lo lessi qualche decennio fa, soprattutto perché m’intrigava la situazione di profonda crisi spirituale del protagonista Harry. Costui, come spiega bene il frammento che ho riportato, possiede una personalità assai complicata e tormentata; spesso pensa al suicidio come unica via d’uscita per tutti i problemi che lo affliggono, ma mai vi ricorre. Questa crisi, con caratteristiche certamente diverse e decisamente meno cervellotiche, ritengo di averla avuta anch’io, in età adolescenziale. Fu in quel periodo che, come Harry, cominciai a pensare al suicidio, pur non avendo né l’intenzione, né il coraggio di praticarlo. Sicuramente fui influenzato, nella mia ossessione suicida, da una notizia che avevo appreso di recente, riguardante un mio coetaneo che si era tolto la vita impiccandosi in casa, molto probabilmente a causa dell’insopportabile dolore provato in seguito alla morte del nonno, a cui, evidentemente, era affezionatissimo. Eppure io non avevo subito un lutto del genere, però avvertivo un disagio esistenziale, che si spiega soltanto con l’età adolescenziale: così difficile a volte, e dolorosa.
Il frammento che ho trascritto fa parte del volume: Hermann Hesse, Il lupo della steppa, Mondadori, Milano 1976 (la prima edizione italiana pubblicata dalla casa editrice milanese, risale però al 1946). Più precisamente, si trova all’interno della Dissertazione: una sorta di prologo piuttosto lungo, che precede il romanzo vero e proprio.
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Breve, perfetto frammento che ho tratto dal X capitolo di Bruges la morta: romanzo più famoso del poeta belga Georges Rodenbach. In poche parole viene magistralmente descritta una città straordinaria come Bruges nella stagione invernale. Poche parole bastano, a Rodenbach, per trasmettere al lettore tutta la bellezza di questo luogo, e le atmosfere misticheggianti che si respirano sulle strade della città belga: unica al mondo per determinate caratteristiche. Il frammento che si legge qui, fa parte del libro pubblicato dalla Rizzoli di Milano nel 1955 (pp. 63-64).