Nel senso attribuito dalla poesia (e dal simbolismo in particolare), la parola non si pone soltanto come equivalente di «segno», come un termine che indica un'altra realtà, ma diviene oscura e misteriosa interpretazione di una realtà assoluta e remota. Nell'allegoria il simbolo era la cosa significata nel suo valore letterale, che naturalmente rinviava a un significato allegorico; ma i termini rimanevano intatti, perché si trattava di un rapporto intellettualistico ed esteriore, mentre per le recenti correnti poetiche il simbolo istituisce rapporti essenziali fra le cose e fra queste e l'Assoluto. Tutte le cose contingenti, anche le minime, sono simboli che conducono l'uomo a comprendere un'Idea, sostiene Baudelaire, e aggiunge: «Tutto è geroglifico e noi sappiamo che i simboli sono oscuri soltanto in senso relativo, in proporzione, cioè, alla purezza, alla buona volontà e alla perspicacia nativa delle anime. Che cos'è ora un poeta... se non un traduttore, un decifratore?». Per i simbolisti la poesia è tutta un simbolo, una «magia evocatrice».
(Dal "Dizionarietto" presente all'interno del volume curato da Giorgio Barberi Squarotti e Stefano Jacomuzzi: "La poesia italiana contemporanea dal Carducci ai giorni nostri", D'Anna, Messina-Firenze 1963)
Nessun commento:
Posta un commento