lunedì 23 gennaio 2012

Poeti dimenticati: Cosimo Giorgieri-Contri


Piatto anteriore de "Il convegno dei cipressi e altre poesie"
Cosimo Giorgieri-Contri nacque a Lucca nel 1870 e morì a Viareggio nel 1943. Poeta, prosatore e drammaturgo, ebbe un discreto successo di pubblico per i suoi romanzi e per le sue poesie crepuscolari ante litteram. I suoi versi mostrano, oltre alle ricorrenti atmosfere malinconiche che lo avvicinano molto alla poetica di Gozzano e Corazzini, degli elementi riconducibili ad ambienti particolarmente raffinati ed eleganti; si notano inoltre chiare derivazioni dalla poesia di Gabriele D'Annunzio e dei poeti simbolisti franco-belgi. Il suo nome è oggi completamente ignorato, pur essendo evidente il peso che ebbe la sua poesia nella nascita del crepuscolarismo.
 
 
Opere poetiche

"Versi tristi", Fratelli Pozzo, Torino 1887.
"Il convegno dei cipressi", Galli di C. Chiesa e F. Guindani, Milano 1894.
"Primavere del desiderio e dell'oblio", Lattes, Torino 1903.
"La donna del velo", Lattes, Torino 1905.
"Mirti in ombra", Casanova, Torino 1913.
"Il convegno dei cipressi e altre poesie", Zanichelli, Bologna 1922.
 
 
Presenze in antologie

"Dai nostri poeti viventi", 3° edizione, a cura di Eugenia Levi, Lumachi, Firenze 1903 (pp. 191-193).
"Antologia della lirica italiana", a cura di Angelo Ottolini, R. Caddeo & C., Milano 1923 (p. 377).
"Le più belle pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba, Lanciano 1928 (vol. III, pp. 155-163).
"Poeti simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. 2, pp. 119-124).
"La Riviera Ligure", a cura di Edoardo Villa e Pino Boero, Canova, Treviso 1975 (pp. 49-51).
"Dal simbolismo al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (tomo secondo, pp. 333-339).
"Torino Art Nouveau e Crepuscolare", a cura di Roberto Rossi Precerutti, Crocetti, Milano 2006 (pp. 54-59).
"Poeti per Torino", a cura di Roberto Rossi Precerutti, Viennepierre, Milano 2008 (pp.45-53).
 
 
Testi 

UN NATALE

Penso un Natale della fanciullezza:
per che virtù dall'ombre dissepolto?
Vedo tra i cari visi uno più molto
caro: una mano a carezzarmi avvezza.

Dove, in qual colle, i bei rami d'ulivo
del presepio ricrebbero? Mi pare
ch'io li rivedo penduli sul mare
da lor clivi nativi. Il clivo è vivo

nel mio pensiero, come le persone
di quel tempo e le cose e le parole:
un ricordo così pieno di sole
che l'alta loggia se ne fa corone.

Sol di decembre sul mare velato:
un angelico mar come d'argento:
treman li agrumi nei giardini, al vento,
l'aroma ha il ritmo tepido d'un fiato.

Quel giorno è morto: come li altri è morto
e ancor sul colle ondeggiano li ulivi,
e ancor li agrumi odorano, nei vivi
soffi del vento, in questo orto, in quell'orto:

ancora il sole di decembre tepe
sull'angelico mare : e in mente ancora
il dolce viso mi si ricolora,
mi riodora l'antico presèpe.

(Da "Primavere del desiderio e dell'oblio")

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