Nel 1957 Mario Luzi pubblica il suo sesto volume di poesie, intitolato "Onore del vero" (Neri Pozza, Venezia); si tratta dell'opera migliore di Luzi, ormai lontano dalla poetica dell'ermetismo di cui era stato tra i migliori esponenti nelle sue prime pubblicazioni come "Avvento notturno" (1940) e "Un brindisi" (1946). Superata la soglia dei quarant'anni, il poeta toscano inserisce nei suoi versi molte note esistenziali, fa un bilancio (spesso amaro) della propria esistenza, descrive i paesaggi dei posti dove vive o dove si reca, che divengono simbolo dei suoi stati d'animo e della sua vita; a tal riguardo è molto bello un articolo di Pier Paolo Pasolini incluso in "Passione e ideologia" (Garzanti, milano 1973) in cui lo scrittore friulano elenca una serie di poesie del volume citato, sottolineando le caratteristiche del paesaggio che ne emerge: « [...] Insomma nella terra in cui vive Luzi, piove sempre o quasi, o soffia il vento, o gela. Se c'è il sole, è un sole insano, che dà malessere; se c'è sereno, è quel sereno allucianato e faticoso che tormenta il corpo del malato, del convalescente, dello psicastenico... A questa «scelta» del paesaggio nel paesaggio reale, corrisponde un'analoga «scelta», diciamo, sociologica. [...] Abbiamo tuguri in periferie fluviali, baraccamenti, campi di profughi, osterie tristi come antri, ecc. I personaggi che popolano questi posti sono, più che dei poveri, dei miserabili, degli zingari, molto vivaci e coloriti nella loro stravaganza sociale, benché atrocemente grigi ». Quindi, oltre ai paesaggi, anche i personaggi di queste poesie riflettono gli umori cupi di Luzi; non è assente poi una religiosità quasi celata, che un altro poeta, Giovanni Raboni, ha posto in evidenza in quest'altro articolo: « Nelle Primizie del deserto e, ancora di più nell'Onore del vero, il dibattito religioso che rappresenta la continuità della poesia di Luzi ci appare ormai indissolubilmente connesso a un paesaggio, a una cronaca essenziale perfettamente identificabile nel suo nucleo di persone, abitudini, mestieri. Queste relazioni non soltanto rendono comunicabili gli estremi della vicenda interiore, ma la proiettano, duplicandone il significato, sull'area di una precisa condizione storica ». Nelle 31 poesie di "Onore del vero" risiede il momento di massima maturità poetica di Luzi, l'apice di una nuova fase già iniziata con l'opera precedente: "Primizie del deserto" (1952) e che si sarebbe conclusa con quella successiva (cronologicamente parlando): "Sul fondo delle campagne" (1965). Ecco quindi, dal suddetto volume, una tra le migliori poesie.
NOTIZIE A GIUSEPPINA DOPO TANTI ANNI
Che speri, che ti riprometti, amica,
se torni per così cupo viaggio
fin qua dove nel sole le burrasche
hanno una voce altissima abbrunata,
di gelsomino odorano e di frane ?
Mi trovo qui a questa età che sai,
né giovane né vecchio, attendo, guardo
questa vicissitudine sospesa;
non so più quel che volli o mi fu imposto,
entri nei miei pensieri e n’esci illesa.
Tutto l’altro che deve essere è ancora,
il fiume scorre, la campagna è varia,
grandina, spiove, qualche cane latra,
esce la luna, niente si riscuote,
niente dal lungo sonno avventuroso.
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