Dice un famoso proverbio: "Febbraio, febbraietto mese corto e maledetto"; e un altro recita: "Febbraio d'ogni mese è il più corto ed il men cortese"; e non finisce qui, visto che ve ne sono a bizzeffe e quasi tutti in negativo. Ma perchè febbraio si è fatta questa brutta nomina? La spiegazione è semplice e va ricercata nel modo di pensare della società contadina che tanto tempo fa era predominante in Italia: febbraio è l'ultimo mese veramente invernale, e, nei suo ventotto giorni, se faccia freddo o il clima sia mite, il guadagno è poco; infatti un febbraio rigido, magari dopo un gennaio che lo è stato altrettanto, non poteva certo esser gradito dalla popolazione; mentre se a febbraio predominava un clima troppo caldo, forte era il rischio che la natura si risvegliasse in anticipo, cosicchè le eventuali fioriture già avvenute potevano essere facilmente compromesse da una non improbabile gelata marzolina, compromettendo i futuri raccolti. Per ciò che riguarda la poesia, febbraio non è tra i mesi più decantati ma comunque un discreto numero di poeti ha scritto qualcosa sul secondo mese dell'anno.
Francesco Chiesa inizialmente si sofferma a rivelare i primissimi indizi della futura primavera presenti nella piccola valle dove vive, per poi dichiarare la dolente constatazione di assenza, nella sua persona, di qualunque segno di rinascita, contrariamente a quello che succede nella natura che lo circonda. Febbraio fa parte della raccolta L'artefice malcontento, Mondadori, Milano 1950, ma era già uscita nella precedente Fuochi di primavera, Formiggini, Roma 1919.
Una visione positiva è quella raccontata da Diego Valeri in Fine di febbraio, è la certezza di chi ha fede e vede un futuro gioioso che si annunncia con la primavera ormai imminente. Valeri incluse questa poesia nella raccolta Poesie vecchie e nuove, Mondadori , Milano 1930 e quindi in Poesie, dello stesso editore, 1962.
Una meditazione scarna e amara è la poesia Sera di febbraio scritta in età già avanzata da Umberto Saba: in una sera serena di febbraio il poeta guarda il cielo e vede apparire la luna, poi la sua attenzione si sposta sulle persone, in particolare sui giovani che girano per le strade senza avere una precisa meta; questa visione porta lo scrittore triestino ad una conclusione che potrebbe sembrare fosca, ma a leggerla bene, si ha l'impressione che si tratti di una riflessione consolatoria, visto che secondo Saba il pensiero della morte (cosa generalmente ritenuta orrenda) aiuta a vivere. Sera di febbraio uscì per la prima volta nel volume Ultime cose (1935-1938), Collana di Lugano, Lugano 1944; ora si può leggere in Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1994.
Vincenzo Cardarelli, sia nelle sue prose, che, soprattutto, nelle sue poesie, ha sempre dimostrato particolare interesse per gli argomenti inerenti le stagioni e i mesi dell'anno; la lirica intitolata Febbraio ne è una prova: il mese invernale è in questi versi paragonato ad un ragazzo vivace e dispettoso, il quale c'informa che è in arrivo il "pazzerello" marzo. La lirica citata di Cardarelli fu pubblicata nel volume Poesie, Mondadori, Milano 1948; ora si trova in Opere, Mondadori, Milano 1981.
Di impostazione ermetica è la poesia Febbraio di Leonardo Sinisgalli; consiste in soli tre versi in cui si accenna ad un fischio emesso da un muratore nella primissima mattinata (quando evidentemente inizia a lavorare), questo suono, dice Sinisgalli, "risorge" nel mese di febbraio, precede perciò gli alberi, ancora spogli, che si rinfoltiscono a marzo. La poesia fu inserita da Sinisgalli in La vigna vecchia, Edizioni della Meridiana, Milano 1952, raccolta che ora è possibile rileggere nella nuova edizione pubblicata da San Marco dei Giustiniani nel 2005.
I versi di Luigi Fallacara esprimono una serie di sensazioni nate da particolari condizioni climatiche, che si traducono in ricordi piacevoli. Febbraio è tratta dal volume Il frutto del tempo, Vicenza 1962; è poi stata ripubblicata in Tutte le poesie, Longo, Ravenna 1986.
A Roma, in una fredda sera di febbraio, il poeta Giorgio Vigolo, attratto e affascinato dalla visione della luna nuova, trovandosi in un punto particolarmente suggestivo della città eterna, per pochi istanti vive una vita non sua, fuori del tempo, provando sensazioni meravigliose; però l'illusione dura poco e al poeta torna subito la coscienza di sè stesso e della sua vita vera. Luna di febbraio fa parte della raccolta La luce ricorda, Mondadori, Milano 1967; è una delle Nuove poesie, sezione che chiude il libro e che comprende versi scritti dal poeta romano tra il 1957 ed il 1966.
La poesia di Alfonso Gatto è dedicata ai fiori che annunciano la primavera: le violette; è curioso il fatto di ritrovare, nei versi di questa lirica, il riferimento ad un ragazzo vivace, così come lo era quello di Cardarelli, che batte i piedi e ha i capelli arruffati e mossi dal vento. Le violette di febbraio fu inclusa da Gatto nelle Rime di viaggio per la terra dipinta, libro pubblicato dalla Mondadori di Milano nel 1969. Adesso la si legge in Tutte le poesie, Mondadori, Milano.
Febbraio viene definito "traditore" dalla poetessa Maria Luisa Spaziani che descrive un giorno di scirocco col cielo un po' annuvolato e con un'atmosfera decisamente carnevalesca; solo nel finale si precisa la motivazione dell'aggettivo poco edificante riferito al mese di febbraio: si parla infatti dell'Albero di Giuda (l'apostolo che tradì Gesù), nome volgare del Cercis Siliquastrum la cui caratteristica più bizzarra è che i suoi fiori, di colore rosa o lilla, crescono direttamente sulla corteccia dei rami e del tronco. Febbraio traditore è una delle liriche che compongono la raccolta Transito con catene, Mondadori, Milano 1977; oggi si trova in L'opera poetica, Mondadori, Milano 2012.
Agostino Richelmy nei primi versi di Febbraio fa una attenta descrizione dei rari segni che in questo mese testimoniano l'arrivo futuro della primavera, poi enumera altri segni, quelli che annunciano la fine o, come dice il poeta stesso, la "morte" dell'inverno. La poesia citata si trova nel volume La lettrice di Isasca, Garzanti, Milano 1986; è stata poi inserita, col resto dell'opera in versi di Richelmy, in Poesie, Garzanti, Milano 1992.
FEBBRAIO
di Francesco Chiesa
O valletta! che ancora non è primavera,
e tu di sorridere tenti già! lascia
ch'io riveda com'è quel bel verde che quasi
negli occhi l'immagine più non ne trovo.
Rimirarti, o valletta; raccogliere ad una
ad una le piccole dolci tue cose:
ogni battito delle tue vene, ogni fiato
che mandi, ogni muoversi delle tue ciglia;
ogni minima sillaba del chioccolìo
che fai sotto i lugubri strami, o già sveglia!
Quelle prime tue primole uscite a sentire
se il sole è già tiepido, l'aria men bigia;
quel tuo timido verde inesperto che torna
cercando fra gli aridi ciuffi il sentiero...
Oh, se pure nel pallido inverno mio qualche
strisciuola di tenere erbe venisse!
Que' tuoi salici... Oh, bionde fantasime rosa
rimaste de' tremuli salci d'argento!
Simili, oggi, i tuoi salci alle limpide fiamme
vampanti nel cerulo mazzo domani,
quando lieta nei campi la gente dà fuoco,
cantando, alle stridule foglie ammucchiate...
O valletta, io vorrei que' tuoi vaghi colori
di fiamma raccendere nelle mie notti.
O una rama spiccar di nocciuolo, con quelle
nappine che oscillano senza che s'oda;
e quell'auree nappine sospenderle nelle
mie lunghe e difficili notti a oscillare...
FINE DI FEBBRAIO
di Diego Valeri
Un azzurro nel fosco dischiuso
ricomincia gioia ai miei occhi;
tra nubi una nube che si sfiocchi
basta anch'essa al mio amore illuso;
un barlume d'oro che piova
su zolle nerastre grasse,
è come se ricreasse
il mondo, e aprisse una vita nuova.
Stagione benigna e vivace,
che tutto è attesa e annuncio divino,
e il cuore si crede vicino
al suo vero e alla sua pace.
Domani... domani lo vedremo,
caduta la tenda oscura,
il volto della gioia più pura,
il riso del bene supremo.
(Ma domani sarà la solita festa
di sole, di turchino, di verde,
in cui la vita inebriata si perde...
E dell'anima che cosa resta?)
SERA DI FEBBRAIO
di Umberto Saba
Spunta la luna. Nel viale è ancora
giorno, una sera che rapida cala.
Indifferente gioventù s'allaccia;
sbanda a povere mète.
Ed è il pensiero
della morte che, in fine, aiuta a vivere.
FEBBRAIO
di Vincenzo Cardarelli
Febbraio è sbarazzino.
Non ha i riposi del grande inverno,
ha le punzecchiature,
i dispetti
di primavera che nasce.
Dalla bora di febbraio
requie non aspettare.
Questo mese è un ragazzo
fastidioso, irritante
che mette a soqquadro la casa,
rimuove il sangue, annuncia il folle marzo
periglioso e mutante.
FEBBRAIO
di Leonardo Sinisgalli
Prima che spunti il verde dai rami
ogni anno risorge a mattutino
il fischio del muratore.
FEBBRAIO
di Luigi Fallacara
Odorano le stelle di febbraio
se al crudo del rovaio
il calicanto nella notte esala.
Una goccia di miele,
una goccia di cera
sopra ramaglia nera
chiama l'ape fedele.
Ah, quel filo d'aprile
così saldo ed acuto,
quel profumo sottile
dentro il gelo perduto.
Là nel fondo del tempo al coro, all'eco
delle stagioni mi rapisce il senso
che non succede e reca
memoria della nostra ancor più intensa.
Un profumo, un ricordo,
che in sé vive ignorato,
un respiro, un accordo
alla morte affidato.
LUNA DI FEBBRAIO
di Giorgio Vigolo
Sotto la luna nuova di febbraio,
una lunetta velata, gelata,
erma, sopra i fantastici morioni
della Porta del Popolo e i bastioni
sghimbesci del Muro Torto,
La sera d'improvviso senza un perché
mi versa nel torpido sangue
un filtro di ricordi e desideri.
Amore e sogno mescolati fanno
col timore di morte un elisire
diabolico, per cui già vivo un'altra
vita futura in gioventù fremente,
rinata dalle mie ceneri d'oggi,
e quasi vi dischiudo ali di fuoco.
Ma è breve, delirata fantasia;
già mi ritrovo serrato nel bòzzolo
ansioso di questa esistenza,
cui sarebbe gran gioia una parola
che impedisse al mio cuore di gelare
come la luna remota lassù,
la lunetta velata di febbraio.
LE VIOLETTE DI FEBBRAIO
di Alfonso Gatto
D'un biancore di luce fatta neve
- la neve di febbraio - le violette
svegliano al verde la finestra lieve
che disegna sul poggio le casette
ad una ad una azzurre bianche rosa,
tintinnanti vetrine se alla soglia
batte i piedi un ragazzo, la vogliosa
testa arruffata al vento che l'imbroglia.
Si scopre dal suo ridere nei denti
l'acerba primavera che si scuote
e decide i colori: passa, senti,
la prima bicicletta dalle ruote
fruscianti sul ventaglio della neve.
FEBBRAIO TRADITORE
di Maria Luisa Spaziani
Non so quale inquietudine posandosi
a scialle sopra i rami,
sopra le altane che nel vuoto sporgono
come pure i porti insabbiati,
non so che maleficio o ammonimento
o bilico dell'anima
gridano i corvi al baluardo dei platani.
Oggi è scirocco giallo di coriandoli,
già verzica la scorza, in capriole
vanno nubi arlecchine. Incombe nera
solo l'ambigua sonnolenza sua,
del fusto tutto spine, enigma al buio
che il suo vermiglio liquame trasuda,
che ultimo esploderà, sigillo infausto
di primavera, l'albero di Giuda.
FEBBRAIO
di Agostino Richelmy
Di scorcio nel pendio
della collina pallida sul lago
non fronde non verdezza.
Solo i nocciuoli
tra i fusticelli diramati all'aria
hanno allungato i ciondoli giallini
e ingemmato il rossore degli stimmi.
Forse così d'incerta pubescenza
trasparve nella prima
età la primavera ermafrodita.
Più in là, dimenticato
al margine dell'acqua,
è un rimasuglio delle nevi. È un putto
addormentato che di giorno in giorno
al sole deperisce.
«Ahi, inverno, tu muori!
(il plurimillenario mio lamento
è d'amore) tu eri
così libero e informe!».
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