Penso a volte che l'inclinazione alle lettere, la malaugurata e pur consolatrice disposizione per il pensiero o la poesia cominci sempre a manifestarsi con una sorta d'infantile amore, quasi direi fisico, per la carta stampata, e magari per il formato dei libri e la loro rilegatura, e fino per il colore e la grana della loro carta. Per questo nella malinconica passione dei collezionisti mi sembra sempre d'intravvedere qualcosa come un lontano principio di poesia. Credo anch'io che si tratti d'anime delicate e modeste, che forse un tempo vagheggiarono la creazione letteraria, ma un rassegnato pessimismo convinse invece ad ascoltare in silenzio le voci musicali e fievoli che si levano dalle vecchie carte.
(Da "Meditazioni e ricordi", tomo secondo dell'opera "Poesie, meditazioni e ricordi" di Sergio Solmi, Adelphi, Milano 1984)
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