Flegrea è il titolo di una rivista letteraria napoletana fondata e diretta da Riccardo Forster nel 1899. L'intento del fondatore e dei suoi collaboratori (tra gli altri vi furono Giovanni Pascoli, Matilde Serao, Federico De Roberto, Ugo Ojetti, Diego Angeli e Luigi Capuana) era di poter gareggiare con altre, prestigiose riviste italiane nate proprio negli ultimi anni del XIX secolo. Nelle pagine di Flegrea non c'era solamente la letteratura: furono infatti pubblicati molti articoli inerenti all'archeologia, alla storiografia, alla filosofia e all'arte in generale. Purtroppo la rivista ebbe breve vita, visto che l'ultimo numero uscì appena tre anni dopo la sua nascita. Ecco, infine, tre poesie pubblicate in Flegrea.
LA VERITÀ
di Domenico Tumiati (1874-1943)
Il Romito guardandomi, sorrise.
Le mie parole gli giungeano, come
intorno a fermo scoglio vane spume.
Le cose della vita, e il fare e il dire,
fluttuavano innanzi a le sue fise
pupille, come piume
nel vento, o foglie secche per il fiume.
E un solo verbo usciva dal suo labbro
- Essere -: d'ogni cosa egli vedeva
la pura essenza. E l'albero su cui
posava il braccio, niun odore a lui
niuna voce moveva.
Mi chiesi allora: sogna forse e dorme
il suo spirito? o sono le parole
mie di un dormente?
Chi di noi che sul monte siamo, desto
è veramente?
Giù a valle tintinniva
invisibile un gregge,
invisibile, e pure a me vivace:
e l'albero fluiva,
imago trasparente,
de la corrente ne la fresca pace.
Tutte le cose assorte
erano, come in sogno, ne l'attesa
di una Vita sospesa.
E palpito di Vita era ogni morte.
(da «Flegrea», 5 marzo 1899)
NOTTURNO
di Adolfo De Bosis (1863-1924)
Cantano rosignoli entro laureti,
ne l'albor siderale. A cento a cento
effondon sotto i chiari occhi d'argento
nembi di note ai languidi roseti:
E il mondo dorme ne l'incantamento.
Palpitano le stelle armoniosa
mente (un divino brivido le assale?)
E d'amor canta per la musicale
notte un'Anima... Tu, misteriosa
Anima solitaria, universale!
Nubi d'effluvii navigano lente
come musiche sotto aperti cieli.
Ne l'alto angeli erranti, èsili veli,
ali di sogni passano repente?
Spiriti vanno, a ignote altezze, aneli,
Odi! Ogni luce, ogni alito, ogni fronda
mesce sua nota al numeroso coro.
A quando a quando un fremito sonoro
scuote la pace mistica e profonda...
Trema il Silenzio in suoi tintinni d'oro.
Notte, cui li astri ingemman di ghirlande.
l'alto zaffiro de l'olimpica urna!
a contener l'ebrietà notturna
altro vase si porge, assai più grande...
Il mio cuore mortale, o Taciturna!
Il mio cuore mortal tutti riceve
gl'in te diffusi spiriti lucenti.
E a l'orlo del mio cuor, prona, con lenti
sorsi, l'eterna sitibonda beve
Anima de le cose conviventi...
(da «Flegrea», 20 marzo 1899)
CHIESA ABBANDONATA
di Francesco Pastonchi (1874-1953)
Al primo entrar nell'ombra, la deserta
Chiesa mi parve quasi una prigione;
Vi soffiava la sizza del burrone
Per una finestretta semiaperta.
Guardai rabbrividendo e nell'incerta
Luce non vidi che una scialba icone
Sull'altare, fra due lampe d'ottone,
E un vaso per la floreale offerta.
Null'altro. Quanta desolata pace
Dentro e d'intorno! Non un grido ai venti
Rapido, non di suoni eco fugace.
Unica prece, o Vergine, le chiare
Infaticate voci dei torrenti
Udivi tu dallo spogliato altare.
San Gottardo.
(da «Flegrea», 20 ottobre 1900)