domenica 28 settembre 2025

Riviste: "Flegrea"

 Flegrea è il titolo di una rivista letteraria napoletana fondata e diretta da Riccardo Forster nel 1899. L'intento del fondatore e dei suoi collaboratori (tra gli altri vi furono Giovanni Pascoli, Matilde Serao, Federico De Roberto, Ugo Ojetti, Diego Angeli e Luigi Capuana) era di poter gareggiare con altre, prestigiose riviste italiane nate proprio negli ultimi anni del XIX secolo. Nelle pagine di Flegrea non c'era solamente la letteratura: furono infatti pubblicati molti articoli inerenti all'archeologia, alla storiografia, alla filosofia e all'arte in generale. Purtroppo la rivista ebbe breve vita, visto che l'ultimo numero uscì appena tre anni dopo la sua nascita. Ecco, infine, tre poesie pubblicate in Flegrea.







LA VERITÀ

di Domenico Tumiati (1874-1943)


Il Romito guardandomi, sorrise.

Le mie parole gli giungeano, come

intorno a fermo scoglio vane spume.

Le cose della vita, e il fare e il dire,

fluttuavano innanzi a le sue fise

pupille, come piume

nel vento, o foglie secche per il fiume.


E un solo verbo usciva dal suo labbro

- Essere -: d'ogni cosa egli vedeva

la pura essenza. E l'albero su cui

posava il braccio, niun odore a lui

niuna voce moveva.


Mi chiesi allora: sogna forse e dorme

il suo spirito? o sono le parole

mie di un dormente?

Chi di noi che sul monte siamo, desto

è veramente?


Giù a valle tintinniva

invisibile un gregge,

invisibile, e pure a me vivace:

e l'albero fluiva,

imago trasparente,

de la corrente ne la fresca pace.


Tutte le cose assorte

erano, come in sogno, ne l'attesa

di una Vita sospesa.

E palpito di Vita era ogni morte.


(da «Flegrea», 5 marzo 1899)





NOTTURNO

di Adolfo De Bosis (1863-1924)


Cantano rosignoli entro laureti,

ne l'albor siderale. A cento a cento

effondon sotto i chiari occhi d'argento

nembi di note ai languidi roseti:

E il mondo dorme ne l'incantamento.


Palpitano le stelle armoniosa

mente (un divino brivido le assale?)

E d'amor canta per la musicale

notte un'Anima... Tu, misteriosa

Anima solitaria, universale!


Nubi d'effluvii navigano lente

come musiche sotto aperti cieli.

Ne l'alto angeli erranti, èsili veli,

ali di sogni passano repente?

Spiriti vanno, a ignote altezze, aneli,


Odi! Ogni luce, ogni alito, ogni fronda

mesce sua nota al numeroso coro.

A quando a quando un fremito sonoro

scuote la pace mistica e profonda...

Trema il Silenzio in suoi tintinni d'oro.


Notte, cui li astri ingemman di ghirlande.

l'alto zaffiro de l'olimpica urna!

a contener l'ebrietà notturna

altro vase si porge, assai più grande...

Il mio cuore mortale, o Taciturna!


Il mio cuore mortal tutti riceve

gl'in te diffusi spiriti lucenti.

E a l'orlo del mio cuor, prona, con lenti

sorsi, l'eterna sitibonda beve

Anima de le cose conviventi...


(da «Flegrea», 20 marzo 1899)





CHIESA ABBANDONATA

di Francesco Pastonchi (1874-1953)


Al primo entrar nell'ombra, la deserta

Chiesa mi parve quasi una prigione;

Vi soffiava la sizza del burrone

Per una finestretta semiaperta.


Guardai rabbrividendo e nell'incerta

Luce non vidi che una scialba icone

Sull'altare, fra due lampe d'ottone,

E un vaso per la floreale offerta.


Null'altro. Quanta desolata pace

Dentro e d'intorno! Non un grido ai venti

Rapido, non di suoni eco fugace.


Unica prece, o Vergine, le chiare

Infaticate voci dei torrenti

Udivi tu dallo spogliato altare.


San Gottardo.


(da «Flegrea», 20 ottobre 1900)

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