Scampoli di letteratura dell'Ottocento e del Novecento, poeti dimenticati, vecchie antologie e altro ancora.
sabato 10 marzo 2012
Ohimè che cosa è accaduto
venerdì 9 marzo 2012
[Marzo lucendo nell'aria]
giovedì 8 marzo 2012
Una poesia per Miss Cavell
LA FUCILAZIONE DI MISS CAVELL
Lo scrocco secco dei fucili
suonò di contro al muro unto di sole
seguito dalla scarica vadente.
S'allontanarono battendo i piedi.
Più non c'era sull'erba così verde
che un mucchietto di cenci
spruzzolato di sangue.
Ma più buona e più pura, oh quanto!
eri tu, o terra, con intorno
come un odore nuovo di viole;
ma nell'infame giorno
più bello e santo
tu eri, o sole.
(Da "La Diana", novembre/dicembre 1916)
mercoledì 7 marzo 2012
[Sole di primavera, io non sapevo]
martedì 6 marzo 2012
Che dice la pioggerellina di marzo?
Ciò dice la pioggerellina
lunedì 5 marzo 2012
L'anima nella poesia italiana decadente e simbolista
Poesie sull'argomento
Alfredo Catapano: "Anima" in "Dai Canti" (1929).
Giovanni Cena: "Nox" in "In umbra" (1899).
Girolamo Comi: "L'anima esilia, e sopra il rogo esterno" in "Lampadario" (1912).
Sergio Corazzini: "Invito" in "L'amaro calice" (1905).
Sergio Corazzini: "L'anima" in "Le aureole" (1905).
Auro D'Alba: "Pausa" in "Baionette" (1915).
Italo Dalmatico: "Le notti, allor che il lume de le stelle" in "Juvenilia" (1903).
Gabriele D'Annunzio: "Esortazione" in "Poema paradisiaco" (1893).
Guglielmo Felice Damiani: "L'abisso" e "Invito" in "Lira spezzata" (1912).
Adolfo De Bosis: "Poi che solinga l'anima..." e "Anima errante" in "Amori ac Silentio e Le rime sparse" (1914).
Luigi Donati: "L'Anima" in "Le ballate d'amore e di dolore" (1897).
Luisa Giaconi: "L'anima e il sogno" in «L'Idea Liberale», giugno 1895.
Luisa Giaconi: "L'offerta" e "Aneliti" in "Tebaide" (1912).
Alessandro Giribaldi: "L'anima" in "Domenica Letteraria", luglio 1897.
Domenico Gnoli: "La basilica" in "Fra terra e astri" (1903).
Corrado Govoni: "Passeggiata dell'anima convalescente", "Anime sotto vetro" e "Le anime" in "Gli aborti" (1907).
Corrado Govoni: "Anima" in "Poesie elettriche" (1911).
Arturo Graf: "Mare interno" e "Pittura interiore" in "Medusa" (1990).
Giorgio Lais: "Canto autunnale" in "Gens Nova", XXIX, 1905.
Giuseppe Lipparini: "Carmen Sylva" in "Le foglie dell'alloro. Poesie (1898-1913)" (1916).
Enzo Marcellusi: "La mia anima è un vecchio muro" in "I canti violetti" (1912).
Marino Marin: "Come l'oceano l'anima..." in "Sonetti secolari" (1896).
Fausto Maria Martini: "Il rosario dell'anima" in "Panem nostrum" (1907).
Marino Moretti: "Dove sei?" in "Poesie scritte col lapis" (1910).
Arturo Onofri: "Dagli scoscendimenti dei tuoi cupi" in "Aprirsi fiore" (1935).
Francesco Pastonchi: "Le tre sorelle" in "Belfonte" (1903).
Guido Pereyra: "Ci sono in fondo all'anima mia degli esseri morti" in "Il Libro del Collare" (1920).
Romolo Quaglino: "Le due anime" in "Dialoghi d'Esteta" (1899).
Raffaele Salustri: "S. Paolo" in "Poesie" (1891).
Emanuele Sella: "Fuor della storia" in "Monteluce" (1909).
Alberto Tarchiani: "Amen" in "Piccolo libro inutile" (1906).
Federigo Tozzi: "Allegoria" in "La zampogna verde" (1911).
Alfredo Tusti: "Invocazione" in "Capitan Fracassa", settembre 1903.
Alessandro Varaldo: "Anima senti. Ne la dubia aurora" in "Marine liguri" (1898).
Mario Zarlatti: "La Vittoria" in "La Gioventù Lucana", marzo 1904.
Remigio Zena: "Non toccarmi: sono Anima..." in "Le Pellegrine" (1894).
Testi
VI. 1
di Marino Marin
Come l'oceano, l'anima è un perenne
alternarsi di calme e di procelle,
di luce e d'ombra: i fulmini e le stelle
solcan la superficie ampia e solenne.
E, come in un oceano, erte le antenne
d'oro, passan ne l'anima le snelle
flotte de' sogni: e contro a i massi e in quelle
onde più d'un naviglio a finir venne.
Una maravigliosa isola ride
lungi: ma non vi ammaina alcuna vela:
umano occhio o pensier mai non la vide;
Invano al mar, che a' verdi lidi anela,
tendon le braccia le fallaci Armide;
il mar non reca che la sua querela.
(da "Sonetti secolari")
domenica 4 marzo 2012
De tranquillitate animi
Anch’io, come un po’ tutti gli esseri umani, ho pensato tante volte al momento del trapasso, a come sarebbe stato quello delle persone che avevo più care e, soprattutto, quale tipo di morte sarebbe toccata a me. Ho letto anche tante poesie su questo tragico argomento (mi piacquero, tra gli altri, alcuni versi di Guido Gozzano e di Cesare Pavese); quindi, in questa prosa poetica, ho provato ad immaginare quale potrebbe essere una mia, personalissima “dolce morte”. In verità, quello che ho sempre sperato e spero tutt’ora, è che, quando giungerà il fatidico momento, io possa essere del tutto incosciente e inconsapevole; ma comprendo che a pochissimi è concesso di perire senza un minimo di sofferenza; ecco, quindi, cosa m’immagino e spero possa succedere poco prima della mia dipartita, magari causata da una malattia incurabile.