moribonde che vedo oggi nel sole
tremar dell'olmo sul più alto ramo.
Tremano sì, ma non di pena: è tanto
limpido il sole, e dolce il distaccarsi
dal ramo, per congiungersi sulla terra.
S'accendono alla luce ultima, cuori
pronti all'offerta; e l'angoscia, per esse,
ha la clemenza d'una mite aurora.
Fa ch'io mi stacchi dal più alto ramo
di mia vita, così, senza lamento,
penetrata di Te come del sole.
COMMENTO
Questa poesia di Ada Negri (1870-1945) è tratta dalla raccolta Vesperitna (Mondadori, Milano 1931), uscita quando l'autrice era già ultrasessantenne. Si tratta di una preghiera e, nello stesso tempo, di una meditazione che ha come argomento la morte. Quest'ultima è rappresentata qui dalle ultime foglie ancora appese agli alberi in autunno inoltrato; foglie che, nel giro di pochi giorni, sono destinate a cadere dai rami. La poetessa, guardandole in una serena giornata dell'autunno, si accorge che, pur nel momento estremo della loro esistenza, non dànno l'impressione di soffrirne (come capita troppo spesso agli esseri umani), ma al contrario sembrano pronte a cadere giù per ricongiungersi definitivamente con la terra dalla quale l'albero è nato. Quindi l'insieme della visione fa sì che la Negri inoltri una preghiera a Dio affinché le dia una forza interiore simile, sì che la ponga di fronte al trapasso senza drammi, assistita da una serenità che somigli a quella delle ultime foglie cadenti che si vedono sui rami irradiati dal sole autunnale.
John Everett Millais, "Autumn Leaves" |
Ada Negri una delle voci più auliche e importanti della poesia del '900.
RispondiEliminaChi se ne frega di Ada Negri io la faccio solo per la scuola
RispondiEliminaAnche io la sto copiando da la
EliminaHa ha
EliminaE allora
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