lunedì 16 dicembre 2013

Principali protagonisti della poesia italiana del XX secolo




Nella poesia italiana del del XX secolo risiedono una moltitudine di tesori della lirica nazionale; in nessun altro secolo infatti si possono trovare autori e poesie di eccezionale livello in grandissima quantità. Si potrebbe cominciare da due vati come Giovanni Pascoli (1855-1912) e Gabriele D'Annunzio (1863-1938) che vissero e pubblicarono i loro libri di versi a cavallo tra l'Ottocento ed il Novecento, possono quindi essere considerati poeti di entrambi i secoli anche se, viste le importanti innovazioni che portarono nella poesia di quei tempi, a ragion veduta dovrebbero essere trattati come capostipiti della poesia novecentesca. Sia l'uno che l'altro furono anche i principali esponenti italiani del decadentismo e, in parte, del simbolismo: correnti letterarie nate in Francia che influenzarono profondamente molti poeti italiani del '900. Sulla scia di questi due pilastri della poesia italiana si situano alcuni poeti diversi tra di loro che hanno, come comun denominatore, l'influenza che subirono dal duo appena citato; questi sono: Gian Pietro Lucini (1867-1914), Ceccardo Roccatagliata Ceccardi (1871-1919), Mario Novaro (1868-1944) e Carlo Michelstaedter (1887-1910). Ci sono poi i crepuscolari: gruppo, corrente o tendenza che sia, il crepuscolarismo rappresenta uno degli apici raggiunti dalla poesia italiana di tutti i tempi. Tra i poeti "maggiori" del crepuscolarismo si ricordano: Guido Gozzano (1883-1916), Sergio Corazzini (1886-1907), Marino Moretti (1885-1979) e Fausto Maria Martini (1886-1930); un discorso a parte meritano invece Corrado Govoni (1884-1965) e Aldo Palazzeschi (1885-1974), i quali furono inizialmente crepuscolari ma poi abbracciarono altre esperienze poetiche tra le quali il futurismo. Ed è proprio il futurismo la seconda corrente della poesia novecentesca passata alla storia, è anche uno tra i più innovativi movimenti artistici del XX secolo che si espresse oltre che nella poesia anche nella pittura, nella scultura ed in altre forme d'arte; per quello che concerne la poesia i suoi massimi esponenti furono: l'ideatore Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), Paolo Buzzi (1874-1956), Luciano Folgore (1888-1966), Ardengo Soffici (1879-1964) e Enrico Cavacchioli (1885-1954). Anche la rivista letteraria La Voce ebbe un ruolo fondamentale per il rinnovamento della poesia italiana, in essa pubblicarono i loro versi poeti di indubbio valore e grazie a questa rivista si diffuse il "frammentismo"; tra le personalità di maggior spicco che scrissero sulla Voce si possono citare Giovanni Papini (1881-1956), Clemente Rebora (1885-1957), Camillo Sbarbaro (1888-1967), Piero Jahier (1884-1966) e Giovanni Boine (1887-1917); in un'altra visuale vanno viste invece le opere poetiche di Dino Campana (1885-1932) e Arturo Onofri (1885-1928), due poeti fondamentali per le generazioni che seguirono e che parteciparono al clima vociano ma s'imposero soprattutto perché fautori della "poesia pura". Ma anche altri poeti pubblicarono i loro versi sulla Voce pur rivelandosi col tempo nettamente distinti e distanti rispetto alle principali tematiche dei vociani; questi poeti sono Umberto Saba (1883-1957), Vincenzo Cardarelli (1887-1959) e Giuseppe Ungaretti (1888-1970). I primi due pur nella loro originalità, molto s'ispirarono ad autori del passato, in particolare a Giacomo Leopardi e a Giovanni Pascoli; Ungaretti invece va considerato come uno dei più coraggiosi innovatori della poesia italiana, in particolare per l'uso dei "versicoli". Insieme ad Ungaretti c'è un altro poeta che giganteggia nella storia poetica del Novecento: Eugenio Montale (1896-1980); Le sue opere in versi, dense di un linguaggio "scabro ed essenziale" ma a volte anche ostico, aprirono la strada dell'ermetismo, corrente poetica nata all'inizio degli anni '30 e sviluppatasi per circa un ventennio. Come ben spiega la parola, l'ermetismo si caratterizzò per un linguaggio difficile, in certi casi incomprensibile, che privilegiava il fascino della parola ricercata. Tra gli esponenti di maggior spicco di questa importante corrente ci sono: Salvatore Quasimodo (1901-1968), Alfonso Gatto (1909-1976), Mario Luzi (1914-2005), Leonardo Sinisgalli (1908-1981), Libero De Libero (1906-1981), Alessandro Parronchi (1914-2007) e Piero Bigongiari (1914-1997). Mentre l'ermetismo dava il meglio di sé, altri poeti di valore, dalle svariate personalità, pubblicavano i loro versi. Un critico attento quale fu Luciano Anceschi li inserì nella storica antologia: Lirici nuovi (1943) assieme ad altri poeti, anche del passato, che contribuirono non poco al rinnovamento della poesia italiana. Tra costoro si ricordano: Diego Valeri (1887-1976), Angelo Barile (1888-1967), Giorgio Vigolo (1894-1983), Adriano Grande (1897-1972), Carlo Betocchi (1899-1986), Raffaele Carrieri (1905-1984), Sandro Penna (1906-1977), Attilio Bertolucci (1911-2000), Giorgio Caproni (1912-1990), Antonia Pozzi (1912-1938) e Vittorio Sereni (1913-1983). Dopo la fine della 2° guerra mondiale, esauritasi la corrente ermetica, fu il tempo della poesia impegnata che alcuni critici etichettarono come "neorealismo"; il fautore di questo ritrovato impegno fu Salvatore Quasimodo, ma cronologicamente il primo poeta rivoluzionario in tal senso fu Cesare Pavese (1908-1950); vanno poi inseriti in questo filone anche Franco Fortini (1917-1994), Umberto Bellintani (1914-1999), Pier Paolo Pasolini (1922-1975), Roberto Roversi (1923-2012) e Rocco Scotellaro (1923-1953). Fu ancora Anceschi, in una ulteriore antologia, a tracciare una "linea lombarda" della poesia italiana del dopoguerra, riferendosi ad alcuni poeti nati in Lombardia o nei dintorni che pubblicarono volumi di versi a cominciare dalla quinta decade del '900; tra costoro spiccano i nomi di Nelo Risi (1920), Luciano Erba (1922-2010) e Giorgio Orelli (1921). Questi ultimi, insieme a Andrea Zanzotto (1921-2011) e a Giovanni Giudici (1924-2011), entrano di diritto nella "quarta generazione" poetica del XX secolo, composta da scrittori in parte ancora legati ai modi dell'ermetismo, in parte innovatori. La "neoavanguardia" invece si sviluppò tra il 1956 ed il 1961, in sostanza tra la nascita della rivista il verri (diretta dall'immancabile Luciano Anceschi) e l'uscita dell'antologia I Novissimi. Questi intellettuali, che si riunirono nel cosiddetto Gruppo 63, praticarono una poesia molto sperimentale che si rifaceva parzialmente ad alcuni tentativi (come la poesia visiva) operati dalle avanguardie poetiche italiane di inizio secolo; i nomi più significativi di questo gruppo sono: Elio Pagliarani (1927-2012), Edoardo Sanguineti (1930-2010), Antonio Porta (1935-1989), Alfredo Giuliani  (1924-2007) e Nanni Balestrini (1935). Nel contempo videro la luce altre opere poetiche di indubbio valore i cui autori non possono essere incasellati in nessun gruppo o movimento; tra gli altri si citano: Giovanni Raboni (1932-2004), Alda Merini (1931-2009), Fernando Bandini (1931), Giampiero Neri (1927) e Amelia Rosselli (1930-1996). Furono ancora due antologie a evidenziare i nomi dei poeti più validi di fine Novecento, precisamente: La parola innamorata (1978), a cura di Enzo Di Mauro e Giancarlo Pontiggia, e Nuovi poeti italiani contemporanei (1996), a cura di Roberto Galaverni. Nella prima è giusto ricordare almeno Giuseppe Conte (1945), Maurizio Cucchi (1945), Milo De Angelis (1951), Valerio Magrelli (1957) e Cesare Viviani (1947); nella seconda si ricordano Antonella Anedda (1958), Ferruccio Benzoni (1949-1997), Claudio Damiani (1957), Umberto Fiori (1949), Roberto Mussapi (1952), Fabio Pusterla (1957). Altri nomi di poeti coetanei meritevoli e assenti dalle antologie menzionate sono: Roberto Carifi (1948), Patrizia Cavalli (1947), Vivian Lamarque (1946) e Nico Orengo (1944-2009).




























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