lunedì 9 dicembre 2013

Il dolore nella poesia italiana simbolista e decadente

Il dolore è un elemento preponderante nelle poesie dei simbolisti e dei decadenti, sia inteso come dolore fisico, sia come dolore morale. A volte è eletto a bandiera del proprio essere quasi con masochismo, oppure a trofeo da conquistare e, cristianamente, a percorso che rende migliori, che santifica; a volte appare con le sembianze di donne ricche di fascino e di mistero; a volte appare improvvisamente in forme bizzarre (ombre di cipressi, guerrieri) e rimane a lungo in compagnia dei malcapitati; a volte è rappresentato da luoghi chiusi e tetri ove il poeta è costretto a vivere isolato da tutto e da tutti; a volte vien percepito come una voce o un ululato lontano o ancora come un lungo e acuto urlo nella notte (che ricorda molto quello del famoso quadro di Munch); a volte è simboleggiato da infinite schiere di viventi che ascendono un monte sul quale si trova la morte; a volte lo si ritrova in volti pallidi e scavati... Ma sempre e comunque il dolore ha un'importanza fondamentale per questi poeti e si trova spesso al centro delle loro composizioni in versi.



Poesie sull'argomento

Diego Angeli: "Il Castigo" in "La città di Vita" (1896).
Antonio Beltramelli: "Il giardino del dolore" in "I Canti di Faunus" (1908).
Enrico Cavacchioli: "Il dolore" in "L'Incubo Velato" (1906).
Giovanni Alfredo Cesareo: "Consolatrix afflictorum" in "Le consolatrici" (1905).
Sergio Corazzini: "Dolore" in "Dolcezze" (1904).
Italo Dalmatico: "Vespero" in "Juvenilia" (1903).
Guglielmo Felice Damiani: "Ecce homo" in "Lira spezzata" (1912).
Luigi Donati: "Il Pianto" in "Le ballate d'amore e di dolore" (1897).
Riccardo Forster: "Il Dolore" in "La Fiorita" (1905).
Aldo Fumagalli: "Il dolore" in "Arcate" (1913).
Diego Garoglio: "Le due coppe" in "Sul bel fiume d'Arno" (1912).
Giulio Gianelli: "Alla croce" in "Tutti li angioli piangeranno" (1903).
Cosimo Giorgieri Contri: "Il dolore che supera" in "Il convegno dei cipressi" (1894).
Corrado Govoni: "La suicida" in "Gli aborti" (1907).
Remo Mannoni: "L'eterna lotta" in «Il Trionfo d'Amore», marzo 1905.
Marino Marin: "Dolor, legge del mondo..." in "Sonetti secolari" (1896).
Pietro Mastri: "Grido nella notte" in "Lo specchio e la falce" (1907).
Mario Morasso: "L'ortica umana" in "Profezia" (1902).
Angiolo Orvieto: "Via Crucis" in "La Sposa Mistica. Il Velo di Maya" (1898).
Angiolo Orvieto: "Il macello" in "La Sposa Mistica. Il Velo di Maya" (1898).
Enrico Panzacchi: "Vox!" in "Poesie" (1908).
Giovanni Pascoli: "Notte dolorosa" in "Myricae" (1900).
Giovanni Pascoli: "Il prigioniero" in "Nuovi poemetti" (1909).
Giuseppe Piazza: "Il servo dolore" in "Le eumenidi" (1903).
Yosto Randaccio: "Ombre di convalescenza" in "Poemetti della convalescenza" (1909).
Ceccardo Roccatagliata Ceccardi: "I volti dolorosi" in "Il Libro dei Frammenti" (1895).
Guido Ruberti: "Dolore" in "Le fiaccole" (1905).
Domenico Tumiati: "La Dolorosa" in "Musica antica per chitarra" (1897).
Diego Valeri: "Un attimo" in "Umana" (1916).
Giuseppe Vannicola: "L'errore" in "Poesia", febbraio/marzo 1906.
Remigio Zena: "Sei infermo, lo so; t'hanno ferito" in "Le Pellegrine" (1894).



Testi

I VOLTI DOLOROSI
di Ceccardo Roccatagliata Ceccardi

Nei volti dolorosi, su le pacate fronti
brilla quietamente effuso, un pallor d'Alba,
e ne gli occhi ristagna la visione scialba
dei paesi che sognano a l'ombra dei tramonti.

Sotto, l'occhiaie incavansi come un vecchio sentiere
cui rosero infinite pioggie silenziose;
e i labbri che un oscuro poter, come le rose
morte nei libri, strazia, parlano di chimere.

Talor la fronte sfiora una carezza d'ale: 
la morte? - E, come un breve spiraglio d'opale
che si svolge tra nuvole misteriose,gli occhi 

intravegon lo scorcio d'un paese fiorito
meravigliosamente. Trema il cuore e i ginocchi 
tremano. E il labbro esangue mormora: oh, l'infinito!

(Da "Il libro dei frammenti")

Nessun commento:

Posta un commento