24 dicembre 1950
È la vigilia di Natale. Occorre dire di più per dare l'atmosfera di questo giorno? Da stamattina la gente si mescola per le vie: è come un fiume d'olio che entra ed esce dai negozi. Tutti guardano, tentennano, comperano. Hanno appena il tempo per salutarsi, per scambiarsi gli auguri. Vecchi conoscenti s'incontrano dopo anni, amici di circostanza si scappellano, si complimentano. Agli auguri di Natale tutti aggiungono sempre un «anche alla famiglia». È una festa di famiglia. La gente se ne strabatte della ricorrenza religiosa, ma intanto le famiglie si stringono insieme per un giorno. È il bisogno d'amore a fare il Natale. Chi pensa alla nascita, passione e morte di Gesù Cristo? Questa è una festa e non una commemorazione. Stasera, domani e dopo, fino all'Epifania, si mangia, si sta in casa, si è buoni quanto è possibile.
Ognuno stringe a sé un pacchetto con un regalo da fare. Ma in verità tutti stringono a sé il loro egoismo. È la paura di essere soli che avvicina gli uomini. I bambini sperimentano per la prima volta la gioia di possedere qualche cosa: il Natale è per loro un giorno di regali.
(Da "Vigilia" di Piero Chiara)
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