Nacque a Torino nel 1860 e morì a Genova nel 1917. Fu valente giornalista e critico drammatico, ricoprì vari incarichi prestigiosi in politica e, in gioventù, scrisse anche due volumi di versi. In essi si trovano parecchi elementi tipici della poesia italiana ottocentesca, tra cui spiccano un vago gusto scapigliato, un più raro realismo e una primitiva tendenza a proporre le tematiche care alla poesia simbolista e decadente europea. Pur possedendo qualità per nulla trascurabili, la lirica dell'Oliva fu quasi totalmente ignorata, e fu forse per tal motivo che lo scrittore piemontese decise di abbandonarla molto presto in favore di altre, più gratificanti, attività.
Opere poetiche
"Poesie", Libreria editrice Galli, Milano 1889.
"Il ritorno", Galli di Chiesa e Guindani, Milano 1895.
Presenze in antologie
"Dai nostri poeti viventi", 3° edizione, a cura di Eugenia Levi, Lumachi, Firenze 1903
"Poeti della rivolta", a cura di Pier Carlo Masini, Rizzoli, Milano 1978
Testi
NEL GRAN SILENZIO DELLA NOTTE...
Nel gran silenzio della notte e sotto
La vasta luce della luna s'odono
Voci lontane:
E son voci festose,
Canti d'ebbri, gridii di donne e strane
D'allegrie rumorose
Interrotte folate.
Ma tranquillo è il bastion candido e i candidi
Abitatori suoi sono tranquilli:
Le magre piante, grate
Alla lunar dolcezza,
Mostrano la bellezza
Dell'ombre lunghe e le grazie ridenti
Dei contorni lucenti.
Sempre sen riede questa
Fulgida festa
Di cose e d'orizzonti:
Per quei folli che cantano lontani
Ritornerà domani
La breve ora d'oblio?
Diman forse nemica
Li attenderà la sorte
Ovver la morte:
E, immaginando tremebondi Iddio,
Ei, renitenti invan, procomberanno
Nell'infinito vortice
Lividi e soli,
Ove del nulla i voli
Rapidamente avvolgonsi.
Milano, Febbraio 1888.
(Da "Poesie")
Nel gran silenzio della notte e sotto
La vasta luce della luna s'odono
Voci lontane:
E son voci festose,
Canti d'ebbri, gridii di donne e strane
D'allegrie rumorose
Interrotte folate.
Ma tranquillo è il bastion candido e i candidi
Abitatori suoi sono tranquilli:
Le magre piante, grate
Alla lunar dolcezza,
Mostrano la bellezza
Dell'ombre lunghe e le grazie ridenti
Dei contorni lucenti.
Sempre sen riede questa
Fulgida festa
Di cose e d'orizzonti:
Per quei folli che cantano lontani
Ritornerà domani
La breve ora d'oblio?
Diman forse nemica
Li attenderà la sorte
Ovver la morte:
E, immaginando tremebondi Iddio,
Ei, renitenti invan, procomberanno
Nell'infinito vortice
Lividi e soli,
Ove del nulla i voli
Rapidamente avvolgonsi.
Milano, Febbraio 1888.
(Da "Poesie")
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