La pioggia è un argomento molto ricorrente nella poesia, in quella italiana ci sono poi diversi capolavori di poeti importanti come la famosissima Pioggia nel pineto di Gabriele D'Annunzio, da molti conosciuta e studiata sui banchi di scuola, non gli si può negare un fascino particolare quando descrive con maestria le sensazioni provate dal poeta e dalla sua donna che si trovano all'interno di una pineta durante una pioggia estiva: «Ascolta. Piove / dalle nuvole sparse. / Piove su le tamerici / salmastre ed arse, / piove su i pini / scagliosi ed irti, / piove su i mirti / divini, / su le ginestre fulgenti / di fiori accolti, / su i ginepri folti / di coccole aulenti, / piove su i nostri volti / silvani, / piove su le nostre mani / ignude, / su i nostri vestimenti / leggeri, / su i freschi pensieri / che l'anima schiude / novella, / su la favola bella / che ieri / t'illuse, che oggi m'illude, / o Ermione».
Era una poesia presente nei libri scolastici anche quella di Angiolo Silvio Novaro intitolata: Che dice la pioggerellina di marzo?; consiste in una confortante considerazione sulla pioggia marzolina che, al contrario di quella autunnale, è messaggera di nuova vita e della stagione primaverile ormai imminente: « - Passata è l'uggiosa invernata, / passata, passata! / Di fuor dalla nuvola nera, / di fuor da la nuvola bigia / che in cielo si pigia, domani uscirà Primavera ...».
Nell'ambito della poesia crepuscolare la pioggia è un elemento piuttosto frequente che si associa ad uno stato di depressione: un misto d'uggia e di tristezza. Corrado Govoni nella sua opera poetica Armonia in grigio et in silenzio ambienta molte sue liriche in un'atmosfera piovosa, tra le migliori c'è [Di fuori piove] che descrive, con lo stile inconfondibile del poeta emiliano, il tedio di una giornata uggiosa trascorsa in casa: «La buia solitudine / si scava la fossa: / la quieta quietudine / spuma la sua cimossa. / / I tappeti i bei racconti / velano di leggeri fumi; / nei ritratti, i ritratti a le fronti / affluiscono a grumi [...]. / Le imposte sono chiuse. / Il lume sembra un cero espiatorio / tra gli oggetti pieni di scuse. / e la camera è un purgatorio».
Anche nelle poesie di Marino Moretti la pioggia è spesso presente, un esempio è La domenica della pioggerella che fa parte delle Poesie scritte col lapis e rientra pienamente in quel tipo di ambientazione classica che predilige la poesia crepuscolare: un grigio giorno festivo, il cielo che piange e il suono delle campane che suscitano nel poeta un senso di struggente malinconia; sembra di leggere alcuni passi di Bruges la morta, romanzo di Georges Rodenbach: «E intanto, intanto di fuori / continua a piangere il cielo, / continua a stendere un velo / grigio sugli ultimi fiori, / / e una remota campana / continua i lenti rintocchi / solo perchè dai nostri occhi / scenda una lacrima vana».
Di nuovo crepuscolarismo e atmosfere autunnali contraddistinguono i versi di Guelfo Civinini in Pioggia d'ottobre: «Mormorano le gronde / nella piccola corte / sovra le foglie morte / canzoni moribonde. / / Il cuore si nasconde: / ha chiuso le sue porte, / pensa le foglie morte, / ascolta e non risponde».
Non lontano dalla poetica dei crepuscolari fu Diego Valeri, la sua lirica però (Pioviggina dalla raccolta Umana) prende le mosse da una giornata di pioggia per fare delle considerazioni esistenziali che però si concludono con una dichiarata incapacità di comprendere: «Ricordare?... Pensare?... / Io non so che ascoltare / la cantilena che le gronde arpeggiano / leggerissimamente / sul mio capo che brucia e mi fa male: / dolce lenta ed uguale, / dolce lenta ed uguale atrocemente».
Pensieri tristi balenano nella mente di Carlo Michelstaedter come si può notare leggendo i versi della poesia senza titolo che ancora una volta parla di un giorno molto piovoso e grigio: «Cade la pioggia triste senza posa / a stilla a stilla / e si dissolve. Trema / la luce d'ogni cosa. Ed ogni cosa / sembra che debba / nell'ombra densa dileguare e quasi / nebbia bianchiccia perdersi e morire ...».
Nella poesia intitolata In ritardo Giovanni Pascoli con la descrizione di un giorno di pioggia vuole porre in risalto un cambiamento di stagione (dall'estate all'autunno) che è rappresentato dalla pioggia stessa: «E l'acqua cade su la morta estate, / e l'acqua scroscia su le morte foglie; / e tutto è chiuso, e intorno le ventate gettano l'acqua alle inverdite soglie»; c'è poi la visione piuttosto ricorrente in Pascoli dei nidi delle rondini e, con l'approipinquarsi della notte, un netto riferimento alla morte imminente: «...e l'anno è morto, ed anche il giorno muore, / e il tuono muglia, e il vento urla più forte, / / e l'acqua fruscia, ed è già notte oscura, / e quello che c'era non sarà mai più».
Simile a quest'ultima è la poesia di Salvatore Quasimodo: Già la pioggia è con noi che trasmette una spaesata tristezza per l'inesorabile trascorrere del tempo: «Ancora un anno è bruciato, / senza un lamento, senza un grido / levato a vincere d'improvviso un giorno».
Termino con una profonda poesia della scrittrice Ada Negri, composta dalla maestrina di Lodi in tarda età e che ha come tema dominante il pensiero dell'al di là, palesato a seguito della descrizione di una precipitazione piovosa notturna, avvenuta all'inizio dell'autunno dopo un lungo periodo di siccità estiva: «Era la pioggia, sì; ma sovra un mare / di fronde mormoranti di felice /ristoro nelle tenebre; la prima / pioggia d'autunno, dopo un'arsa estate / tutta febbre di sole...»; poi la Negri esprime un desiderio: «Vorrei, pioggia d'autunno, essere foglia / che s'imbeve di te sia nelle fibre / che l'uniscono al ramo, e il ramo al tronco, / e il tronco al suolo; e tu dentro le vene / passi, e ti spandi, e sì gran sete plachi». Ma, come è ben noto, le foglie d'autunno si seccano e poi cadono; di questa cosa è ben consapevole la poetessa, però la sua speranza è che dopo la fine inevitabile della vita umana vi sia una rinascita, così come rinascono le foglie dell'albero in primavera: «Vorrei, pioggia d'autunno, essere foglia, / abbandonarmi al tuo scrosciare, certa / che non morrò, che non morrò, che solo / muterò volto sin che avrà la terra / le sue stagioni, e un albero avrà fronde».
LA PIOGGIA IN 10 POESIE ITALIANE DEL XX SECOLO
"In ritardo" di Giovanni Pascoli, da "Canti di Castelvecchio" (1903).
"Di fuori piove" di Corrado Govoni, da "Armonia in grigio et in silenzio" (1903).
"La pioggia nel pineto" di Gabriele D'Annunzio, da "Alcyone" (1904).
"Che dice la pioggerellina di marzo?" di Angiolo Silvio Novaro, da "Il Cestello" (1910).
"La domenica della pioggerella" di Marino Moretti, da "Poesie scritte col lapis" (1910).
"Pioggia d'ottobre" di Guelfo Civinini, in "I sentieri e le nuvole" (1911).
"Cade la pioggia triste e senza posa" di Carlo Michelstaedter, da "Scritti" (1912).
"Pioviggina" di Diego Valeri, da "Umana" (1916).
"Pioggia d'autunno" di Ada Negri, da "Vespertina" (1930).
"Già la pioggia è con noi" di Salvatore Quasimodo, da "Ed è subito sera" (1942).
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