Fondamentale è l'importanza dei colori, soprattutto pensando alla psicologia per la quale la percezione di un colore da parte dell'occhio umano rappresenta un fatto rivelatore, che nasce da una profonda elaborazione delle nostre emozioni. Secondo il pensiero di alcuni pittori il colore è un mezzo col quale è possibile stimolare in modo diretto l'anima; cosicchè, un assemblaggio armonico di colori, così come è avvenuto e tutt'ora avviene nella creazione di molte tele famose, assume un concentrato di alta spiritualità in grado di stimolare l'anima dell'uomo, permettendole di raggiungere una sorta di estasi ultraterrena. Per ciò che concerne la poesia simbolista, è bene ricordare che ogni colore fa riferimento a simboli precisi e che, soprattutto alcuni come il bianco ed il rosso sono stati preferiti rispetto agli altri da questi poeti. Per tale motivo si elencano di seguito le sole poesie che non comprendono i colori citati, ai quali dedicherò un capitolo a parte.
Poesie sull'argomento
Mario Adobati: "I colori dell'esilio" in "I cipressi e le sorgenti" (1919).
Fausto M. Bongioanni: "Lampada verde" in "Venti poesie" (1924).
Luigi Fallacara: "Azzurro" in «Lacerba», febbraio 1915.
Corrado Govoni: "I registri del verde" e "Oro e violetto" in "Le Fiale" (1903).
Corrado Govoni: "Sinfonia di grigio" in "Armonia in grigio et in silenzio" (1903).
Corrado Govoni "Il verde", "Il giallo", "L'azzurro" e "Il nero" in "Gli aborti" (1907).
Tito Marrone: "Sonetto grigio" in "Cesellature" (1899).
Pietro Mastri: "L'acacia rosa" in "La fronda oscillante" (1923).
Arturo Onofri: "Dalla zuffa fra i gialli e fra gli azzurri" in "Simili a melodie rapprese in mondo" (1929).
Nino Oxilia: "Studio di bianco e nero" in "Gli orti" (1918).
Aldo Palazzeschi: "Festa grigia" in "Lanterna" (1907).
Aldo Palazzeschi: "Mar Giallo" in "Poemi" (1909).
Alice Schanzer: "Canto grigio" in "Motivi e canti" (1901).
Domenico Tumiati: "Canepa verde" in "Musica antica per chitarra" (1897).
Mario Venditti, "Nero e blu" in "Il cuore al trapezio" (1921).
Giuseppe Villaroel: "Sfumatura" in "La tavolozza e l'oboe" (1918).
Testi
SFUMATURA
di Giuseppe Villaroel
Cancello di stagno.
Dal muro nerognolo
penzola sulla strada
la chioma bruna e scarmigliata
dell'edera
che gronda ancora le lacrime
della tempesta
passata.
Brivido rosso e carnale
di rose lungo il verde viale
della Candida villa
aperta al tramonto lilla
tutto fresco e lavato;
ma lievemente venato
di giallo.
E sulla veranda di cristallo,
il tremore della tua veste
leggera
di seta celeste
sfuma la dolce stanchezza
della sera
diffusa in questa convalescenza azzurra
di tutta la primavera.
(Da "La tavolozza e l'oboe")
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