domenica 6 aprile 2014

La lettura (tre frammenti)

1

Da quando ebbi conquistato rigo per rigo il mistero del sillabario - [massicce lettere nere, minuscole ma in grassetto; oneste incisioni in legno; lontane e freddolose serate d'inverno, sotto al lume a petrolio, colla palla tutta dipinta di fiorellini arancioni ed azzurri, accanto alla mamma giovane e sola che cuciva coi capelli neri chinati sotto a' riflessi] - io non ebbi piacere più grande né consolazione più sicura del leggere.

(Da "Un uomo finito" di Giovanni Papini)




2

Avevo letto le ‘Mille e una notte’ e tanti libri là, di vecchie storie, di vecchi viaggi, a sette e otto e nove anni, e la Sicilia era anche questo là, ‘Mille e una notte’ e vecchi paesi, alberi, case, gente di vecchissimi tempi attraverso i libri. Poi avevo dimenticato, nella mia vita d’uomo, ma lo avevo in me, e potevo ricordare, ritrovare. Beato chi ha da ritrovare!
È una fortuna aver letto quando si era ragazzi. E doppia fortuna aver letto libri di vecchi tempi e vecchi paesi, libri di storia, libri di viaggi e le ‘Mille e una notte’ in special modo. Uno può ricordare anche quello che ha letto come se lo avesse in qualche modo vissuto, e uno ha la storia degli uomini e tutto il mondo in sé, con la propria infanzia, Persia a sette anni, Australia a otto, Canadà a nove, Messico a dieci, e gli ebrei della Bibbia con la torre di Babilonia e Davide nell’inverno dei sei anni, califfi e sultane in un febbraio o un settembre, d’estate le grandi guerre con Gustavo Adolfo eccetera per la Sicilia-Europa, in una Terranova, Una Siracusa, mentre ogni notte il treno porta via soldati per una grande guerra che è tutte le guerre.
Io ebbi questa fortuna di leggere molto nella mia infanzia, e a Terranova la Sicilia significava anche Bagdad e Palazzo delle Lagrime e giardino di palmizi per me. Vi lessi le ‘Mille e una notte' e altro, in una casa ch’era piena di sofà e ragazze d’un qualche amico di mio padre, e ne ricordo la nudità della donna, come di sultane e odalische, concreta, certa, cuore e ragione del mondo.

(Da "Conversazione in Sicilia" di Elio Vittorini)





3

C'è nella vita di ciascuno di noi un giorno in cui tutti i libri non sono bastati più, in cui abbiamo guardato agli scaffali della nostra biblioteca con una specie di rattenuta ribellione e d'odio segreto. In cui ci siamo accorti ch'erano stati loro, gli amici pietosi e ingannatori, a distrarre e ad illudere fino a quel giorno la nostra fame. Carte aride come foglie morte, pensieri corrosi e muti, fallaci invenzioni di poeti, dalle pagine inerti si levava un tanfo opprimente di chiuso, un senso di rovina e di desolazione senza riparo. Ci facemmo consapevoli che tutti i libri sono stati scritti, in un modo o nell'altro, per sostituire la vita; che tutti sono simili a specchi che abbiano serbato per qualche misteriosa virtù l'immagine d'una realtà ormai per sempre defunta e introvabile. E ci protendemmo disperatamente fuori, in cerca d'aria...

(Da "Prefazione a un catalogo di libri antichi e rari" di Sergio Solmi)

2 commenti:

  1. Molto belli questi frammenti. Mi viene da pensare che se i libri, talvolta, si sostituiscono alla vita, è pur vero che senza libri la vita è davvero arida.

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