venerdì 25 aprile 2014

Da "Uomini e no" di Elio Vittorini

Questo forse era il punto. Che si potesse resistere come se si dovesse resistere sempre, e non dovesse esservi mai altro che resistere. Sempre che uomini potessero perdersi, e sempre vederne perdersi, sempre non poter salvare, non potere aiutare, non potere che lottare o volersi perdere. E perché lottare? Per resistere. Come se mai la perdizione ch’era sugli uomini potesse finire, e mai potesse venire una liberazione. Allora resistere poteva esser semplice. Resistere? Era per resistere. Era molto semplice.

(Da "Uomini e no" di Elio Vittorini, Mondadori, Milano 2003, p. 190)






Uomini e no di Elio Vittorini (Siracusa 1908 – Milano 1966), può essere definito, cronologicamente parlando, il primo romanzo italiano che si occupi della Resistenza. Fu pubblicato per la prima volta nel giugno del 1945 dall’editore Bompiani di Milano. Nella città meneghina è ambientata la vicenda, che parla delle imprese dei partigiani durante l’inverno del 1944. Le parti prettamente narrative, si alternano ad altre in cui lo scrittore siciliano commenta i fatti narrati; da una di queste parti, è tratto il frammento che ho qui sopra riportato.


Nessun commento:

Posta un commento