Ohimè che cosa è accaduto?
Il mandorlo è fiorito,
Ed io nulla ho sentito
Nulla ho veduto!
S'è guernito e coronato
D'un diadema di stelle d'argento,
Tutta notte ha lavorato
E sull'alba splendeva contento:
Ed ora le sue stelle le dà al vento:
La ghirlandetta fragile e superba
La sparpaglia su l'erba
Del fresco prato!
Il miracolo è compiuto,
Ma io nulla ho veduto
Nulla ho sentito!
Che cosa dunque è accaduto?
Dov'era questo povero cuore assorto,
Dov'era questo povero cuore muto
Se il mandorlo è fiorito
Ed esso di nulla s'è accorto?
È questa, l'ottava poesia del volume poetico di Angiolo Silvio Novaro Il piccolo Orfeo, Fratelli Treves Editori, Milano 1929. Come si può notare, trattasi di un testo molto semplice, tutto concentrato sullo stupore del poeta nel vedere, in un mattino di fine inverno, che l'albero del mandorlo è fiorito improvvisamente. Per tal motivo, ovvero per aver perduto l'occasione di osservare da vicino l'incredibile spettacolo della rinascita primaverile dei fiori e, simbolicamente, della vita, è fortemente rammaricato. Novaro fu poeta classicista e, come dissero molti illustri critici, "pascoliano"; scrisse molti versi per il pubblico infantile che intere generazioni impararono a memoria sui banchi di scuola. Rimase coerente con la sua poetica iniziale fino all'ultima opera che pubblicò; lo si capisce anche da questa poesia, che uscì qualche anno prima rispetto ai primi libri di Salvatore Quasimodo, Alfonso Gatto, Leonardo Sinisgalli e Mario Luzi: i massimi esponenti del cosiddetto "ermetismo". Novaro non cercò mai di imitare le ultime avanguardie poetiche, continuando a scrivere liriche che riflettono la sua puerile semplicità, la sua meraviglia di fronte agli spettacoli della natura e i suoi profondi sentimenti per la famiglia e l'umanità intera. Grande esempio di coerenza e di grazia che difficilmente si ritrova nei tempi odierni.
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