sembra velata di fatica.
Il pomeriggio è in panna su l'antica
Certosa.
Nel marciapiede suonano i miei passi.
Si pensa quasi che l'azzurro crepiti.
Dei pugnali di sole tiepidi
feriscono il cuore dei tassi.
Sopra in tetto s'illuminan dei coppi.
De le finestre sono infiorate.
Il vento pettina le sue chiome arruffate
nei lunghi pettini dei pioppi.
De le campane d'un convento vicino
spennellan l'aria di una loro festa.
Sul davanzale un bianco micio fa la siesta
gambe a l'aria come un maialino.
Questa poesia di Corrado Govoni (1884-1965) fa parte della raccolta Armonia in grigio et in silenzio (1903), precisamente è la XX dell'ultima sezione intitolata La Certosa che in questo caso ha il significato di cimitero; infatti tale sezione comprende una serie di poesie "cimiteriali" dai titoli eloquenti (Riflessione sopra un avello, Corone funebri, "Lapide anonima" ecc.). La poesia sopra riportata descrive un momento incantato, di estrema calma all'interno del camposanto; il pomeriggio viene definito come "in panna", che nel linguaggio marinaresco sta a significare una manovra particolare con la quale il veliero si arresta e si può anche rimettere in moto facilmente. Singolare è anche il pensiero del poeta secondo il quale l'azzurro del cielo stia crepitando, così come fa il fuoco della legna che scoppietta nel camino. I raggi del sole sono paragonati a pugnali che colpiscono al cuore gli alberi che circondano quel luogo: i tassi. I "coppi" che s'illuminano sui tetti sono delle tegole che hanno forma di mezzo tronco di cono. Dopo i tassi pugnalati dal sole, Govoni fantasiosamente immagina che il vento pettini le chiome dei pioppi. L'ultima quartina è quella che esprime nello stesso tempo una sensazione di gioia e di tenerezza: il suono delle campane di un vicino convento immette nell'aria una festosa atmosfera, mentre sul davanzale di una finestra è possibile osservare un gatto bianco che in una posizione bizzarra (gambe a l'aria) sta facendo il suo sonnellino pomeridiano.
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