mercoledì 11 aprile 2012

Spleen

Giorno grigio, tetro, ventoso e freddo. La tristezza m'invade e mi rende pigro, più pessimista del solito. Provo a viaggiare con la mente e vedo un viale di un quartiere periferico di una grande città, completamente deserto, col suolo zuppo di pioggia, le panchine fradice e vuote, gli alberi gocciolanti che sembra stiano piangendo per la tristezza. Il grigiore aumenta sempre più: la tetraggine ha invaso ogni cosa. Ora penso ad una stanza semioscura, dove si veglia un moribondo. Penso ad una chiesa desolata, dove c'è un Cristo crocifisso e sconsolato che malinconicamente gira la testa indietro e chiude gli occhi. Penso ad una casa diroccata, in un luogo deserto e distante, dove un uomo sta seduto sopra un muretto scalcinato con la testa bassa, e piange per la sua povertà, perché non ha più un motivo per rimanere in vita e medita il suo suicidio. Intanto comincia a piovere e l'oscurità si fa più grande. Lo scudo rugginoso si sgretola sotto i colpi tremendi del male; il Cristo, tormentato da mille dolori è quasi giunto in cima al Calvario; gli uccelli che volavano alti nel cielo, sono ormai tutti stramazzati al suolo. È giunta la Fine con il teschio fra le mani.




In questa mia prosa poetica, si parla di una giornata grigia e piovosa d’autunno. Questa atmosfera stagionale che ho voluto creare, non nasce tanto da esperienze personali, quanto da suggestioni scaturite al seguito di letture o ascolti fatti in anni già lontani. Prima di tutto, molte immagini derivano dai versi di Corrado Govoni che si trovano nella raccolta Armonia in grigio et in silenzio. Questa è la mia opera poetica preferita di gran lunga a tutte le altre dello scrittore emiliano. Ricordo che, non appena ne acquistai una riedizione, lessi le poesie presenti all’interno per intere giornate; tutt’ora, di tanto in tanto, vado a rileggerle. In minor misura, esiste qualche suggestione rintracciabile in alcuni dei testi delle prime canzoni di Francesco De Gregori (tra il 1972 ed il 1976); anche per quanto concerne queste canzoni, rammento che, ragazzo, le ascoltavo praticamente tutti i giorni, così come quelle di altri cantautori italiani come Riccardo Cocciante e Fabrizio De Andrè. Insomma lo ammetto: di veramente mio qui c’è ben poco.


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