mercoledì 4 aprile 2012

I sepolcri

Ardono i ceri al piede dell'altare
nelle tenebre gravi, umide, intente,
dove pur s'ode continuamente
frusciare, sgonnellare, stacchettare.

Il sol muore. Oh! non qui venni a pregare
quel nuovo Dio tra i ceri sanguinente;
io, salutando il Dio di nostra gente,
tendo le braccia all'infinito mare:

dove la vampa del suo rogo annera
fumando e il vento piange, e lo seconda
l'ululo d'accorrenti onde marine.

Stelle tu versi ad una ad una, o Sera.
Largo il pianto rampolla a la profonda
Sera, disfavillando senza fine.
 

 
Questo sonetto di Giovanni Pascoli fa parte del volume "Poesie varie", pubblicato postumo a cura della sorella del poeta, Maria, nel 1912, per le edizioni della Zanichelli. Inizialmente inserito nella prima edizione di "Myricae" (1891), ne fu escluso dal Pascoli nelle successive, compresa la definitiva. A tal proposito, è interessante leggere la nota presente in "Poesie varie", che fornisce altri dettagli sconosciuti riguardo all'origine del componimento che porta in calce la data: "Massa, 1885".

«È l'eco di una visita fatta con le sorelle alla chiesa dei cappuccini a Massa nel giovedì santo. Fu stampato in una Strenna, poi nella prima ediz. di Myricae. In seguito lo tralasciò per quel saporetto pagano contrario al suo sentimento».
(Da: "Poesie" di Giovanni Pascoli, volume quarto, Mondadori, Milano 1998, p. 158)

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