Io nono sono mai stato un bambino. non ho avuto fanciullezza.
Calde e bionde giornate di ebbrezza puerile; lunghe serenità dell’innocenza; sorprese della scoperta quotidiana dell’universo: che son mai? Non le conosco o non le rammento. L’ho sapute da libri, dopo; le indovino, ora, nei ragazzi che vedo: l’ho sentite e provate per la prima volta in me passati i vent’anni, in qualche attimo felice d’armistizio o di abbandono. Fanciullezza è amore, letizia, spensieratezza ed io mi vedo nel passato, sempre, separato, triste, meditante.
Fin da ragazzo mi son sentito tremendamente solo e diverso - né so il perché. Forse perché i miei eran poveri o perché non ero nato come gli altri? Non so: ricordo soltanto che una zia giovane mi dette il soprannome di vecchio a sei o sett'anni e che tutti i parenti l'accettarono. E difatti me ne stavo il più del tempo serio e accigliato: discorrevo pochissimo, anche cogli altri ragazzi; i complimenti mi davan noia; i gestri¹ mi facevan dispetto; e al chiasso sfrenato dei compagni dell'età più bella preferivo i cantucci più riparati della nostra casa piccina, povera e buia. Ero, insomma, quel che le signore col cappello chiamano un «bambino scontroso» e le donne in capelli «un rospo».
(Da "Un uomo finito" di Giovanni Papini, Libreria della Voce, Firenze 1913, pp. 3-4)
NOTE
1) Gestri: Atti o garbi affettati, svenevoli , leziosi.
Scampoli di letteratura dell'Ottocento e del Novecento, poeti dimenticati, vecchie antologie e altro ancora.
mercoledì 23 maggio 2012
lunedì 21 maggio 2012
"Armonia in grigio et in silenzio" di Corrado Govoni
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Corrado Govoni nel 1903 |
"Armonia in grigio et in silenzio" è il titolo della seconda raccolta poetica di Corrado Govoni (Tàmara 1884 - Lido dei Pini 1965) che, come la prima (intitolata "Le fiale") uscì nel 1903 presso l'editore Lumachi in Firenze. Si tratta della prima opera in versi che possa definirsi crepuscolare, è in questo libro infatti che compaiono una serie di elementi caratteristici di tale poesia che Govoni in gran parte utilizzò per primo, pur ispirandosi alla lirica dei tardo-romantici e dei simbolisti francesi e belgi, conosciuti dai poeti crepuscolari sia perché letti direttamente, sia perché un altro poeta italiano: Gabriele D'Annunzio, li aveva praticamente saccheggiati nel comporre i versi del libro "Poema paradisiaco", pubblicato nel 1893 e certamente noto a Govoni e agli altri poeti crepuscolari. Senza dubbio il poeta straniero che più si ritrova presente nell'opera govoniana è il belga Georges Rodenbach, autore di volumi in versi e, soprattutto del romanzo "Bruges la morta", dalle atmosfere decadenti e malinconiche, vicinissime a quelle di "Armonia in grigio et in silenzio". L'operazione di Govoni fu in sostanza far diventare la sua città: Ferrara, ciò che era Bruges per Rodenbach. Ecco allora il motivo per cui nei versi di "Armonia" è facile trovare giornate piovose, campane che suonano tristemente a morto, suore che escono ed entrano dai loro conventi, strade deserte, lumicini fiochi, chiese, santuari, cimiteri, lapidi e tanto altro ancora che si può ritrovare facilmente leggendo il romanzo citato di Rodenbach, nonché molte delle sue poesie. A questi elementi distintivi bisogna aggiungere un immancabile clima di malinconia e di tedio.
"Armonia in grigio et in silenzio" si apre con una dedica al gatto del poeta, cui seguono quattro sezioni che sono: CANTO FERMO, LA FILOTEA DE LE CAMPANE, ROSARIO DI CONVENTI, LA CERTOSA; ogni sezione contiene da un minimo di quindici ad un massimo di trentuno poesie (per un totale di novantuno), molte delle quali sono senza titolo.
Una ristampa anastatica del raro e prezioso libro di Govoni fu pubblicata a Milano dall'editore Scheiwiller nel 1989 (vedi immagine in basso), un'altra edizione uscì nel 1993 presso l'editore Palomar di Bari.
giovedì 17 maggio 2012
Poeti dimenticati: Gino Novelli
Gino Novelli (il cui vero nome era Gaetano Ciulla) nacque a Barrafranca nel 1899 e morì a Catania nel 1975. Visse sempre in Sicilia, svolgendo a pieno l'attività di letterato e collaborando sia a riviste che a quotidiani locali come "La Tradizione" e "Il Giornale di Sicilia". Fu poeta sostanzialmente religioso mostrando nei suoi versi la sua predilezione per la semplicità stilistica e per l'umiltà degli argomenti trattati; mise così al centro della sua produzione letteraria i migliori valori del cristianesimo, religione che il Novelli abbracciò in toto, anche nella vita di tutti i giorni.
"Migliore stella", La Tradizione, Palermo 1931
"In fondo alle tenebre", Emiliano Degli Orfini, Genova 1934
"Finestre sulla notte", Intelisano, Milano 1938
"Colloqui", Ed. del Girasole, Roma 1950
"L'Angelo", Rebellato, Padova 1956
"Fiume della mia vita", Rebellato, Padova 1963
Presenze in antologie
Solo.
Senza acqua,
Opere poetiche
"Tremori", Società Libraria O. Fiorenza, Palermo 1923
"Rosario", Studio Editoriale Moderno, Catania 1923
"Fiamma votiva", Novale, Palermo 1929"Migliore stella", La Tradizione, Palermo 1931
"In fondo alle tenebre", Emiliano Degli Orfini, Genova 1934
"Finestre sulla notte", Intelisano, Milano 1938
"Colloqui", Ed. del Girasole, Roma 1950
"L'Angelo", Rebellato, Padova 1956
"Fiume della mia vita", Rebellato, Padova 1963
Presenze in antologie
"La poesia italiana di questo secolo", a cura di Pietro Mignosi, Ciclope, Palermo 1929 (pp. 253-254)
"La nuova poesia religiosa italiana", a cura di Gino Novelli, La Tradizione, Palermo 1931 (pp. 295-302).
FUGGIRE
Mille demonii s'arroventano le carni
con tridenti infuocati.
Lo strazio è grande.
Mio padre, mia madre, la sorella muta
mi consolano.
Il mio letto è coronato di lacrime.
Il mio dolore è dolore per tutti.
Bisogna che io fugga.
Bisogna che io vada a morire lontano.Senza acqua,
senza cibo,
senza vesti.
Solo.
Come muoiono tanti fratelli ignoti:
orfani,
mendicanti,
pazzi.
Così i miei gemiti saranno ascoltati
solo dal Padre.
Così potrò sentirmi veramente figlio Suo,
come tutti i fratelli abbandonati,
e morire fra le Sue braccia dolcemente.
(Da "Migliore stella")
mercoledì 16 maggio 2012
La poesia di Luisa Giaconi

Opere poetiche
"Tebaide", Zanichelli, Bologna 1909 (1912)
"Dalla mia notte lontana", Petite Plaisance, Pistoia 2001.
"Le poesie, le lettere, gli inediti", Petite Plaisance, Pistoia 2009.
Presenze in antologie
"Dai nostri poeti viventi", 3° edizione, a cura di Eugenia Levi, Lumachi, Firenze 1903 (p. 184)
"Antologia della lirica italiana", a cura di Angelo Ottolini, R. Caddeo & C., Milano 1923 (p. 270)
"Le più belle pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba, Lanciano 1928 (vol. 3, pp. 128-136)
"Antologia della poesia italiana contemporanea", a cura di Giacinto Spagnoletti, Vallecchi, Firenze 1946
"Poetesse del Novecento", a cura di Vanni Scheiwiller, All'Insegna del Pesce d'Oro, Milano 1951
"L'antologia dei poeti italiani dell'ultimo secolo", a cura di Giuseppe Ravegnani e Giovanni Titta Rosa, Martello, Milano 1963 (pp. 185-194)
"La poesia femminile del '900", a cura di Gaetano Salveti, Edizioni del Sestante, Padova 1964 (pp. 129-136)
"Poeti simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. 1, pp. 100-105; vol. 2, pp. 115-118)
"Poeti italiani del XX secolo", a cura di Alberto Frattini e Paolo Tuscano, La Scuola, Brescia 1974 (pp. 132-136)
"Dal simbolismo al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (Tomo primo, pp. 75-80)
"Scrittrici italiane dal XIII al XX secolo", a cura di Natalia Costa-Zalessow, Ravenna, Longo, 1982
"Scrittrici d'Italia", a cura di Alma Forlani e Maria Savini, Newton Compton, Roma 1991 (pp. 202-203)
"La poesia femminile d’occidente dalla Grecia classica alle soglie del XX secolo", a cura di Silvio Raffo, Roma, Newton Compton, 1994
"Dagli scapigliati ai crepuscolari", a cura di Gabriella Palli Baroni, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2000 (pp. 713-726)
martedì 15 maggio 2012
"La fame degli occhi" di Giorgio Vigolo
"La fame degli occhi" è il titolo dell'ultimo volume di versi pubblicato da Giorgio Vigolo. Uscì nel 1982, circa un anno prima della dipartita del poeta romano. Il libro, di 94 pagine, comprende - oltre ad una prefazione di Pietro Cimatti - in tutto 34 poesie; le prime 25, da come risulta dalle date poste al termine di ognuna, furono scritte tra l'agosto del 1977 e il marzo del 1981. Passando al contenuto del libro, mi pare chiaro che trapeli qui, in maniera superiore rispetto a I fantasmi di pietra, la penultima opera di Vigolo, una disperazione e un'amarezza senza pari, dovute, oltre alla consapevolezza della fine imminente, ad uno stato di solitudine senza consolazioni di sorta, che, se già emergeva saltuariamente nelle poesie dei volumi precedenti, qui diviene preponderante, e il poeta lo manifesta con l'uso di vocaboli particolarmente significativi. Alcuni componimenti mostrano una brevità e una concisione che molto ricordano il primo Ungaretti: analizzandoli si avverte la assoluta, inconsolabile sofferenza provata da Vigolo, ma affiora anche il risentimento, dovuto ad odii e rancori provati in un lontano passato e ad umiliazioni e sbeffeggiamenti percepiti negli anni della vecchiaia. Comunque sia, ancora una volta Vigolo qui si dimostra poeta puro, che si confessa così come egli è veramente adoperando tutto il suo talento poetico e lasciando il lettore estasiato dalla bellezza dei suoi versi. D'altra parte mi pare opportuna ed eloquente la citazione che precede le poesie di Vigolo, tratta da una lettera di Seneca a Lucilio: "Alia tamen illa voluptas est quae percipitur ex contemplatione mentis ab omni labe purae et splendidae" ("Ma ben altro piacere è quello che si riceve dalla contemplazione di un'anima immacolata e limpida"). Concludo con alcuni versi sublimi tratti da una delle poesie (senza titolo) di questa estrema opera di Vigolo.

Disperata solitudine chiusa
in una cerchia d'incubi spietati,
la decrepita età ti fa più scura
in una tenebra vertiginosa
dove nel fondo giaccio
supino e diaccio.
domenica 13 maggio 2012
"Umana" di Diego Valeri
"Umana" è il titolo di una raccolta poetica dello scrittore Diego Valeri, pubblicata dalla casa editrice Taddei in Ferrara nel 1916. A mio avviso rappresenta il punto più alto raggiunto dal poeta veneto nella sua opera in versi; fino a poco fa introvabile, ora "Umana" è stata riproposta in una nuova edizione dalla San Marco dei Giustiniani (Genova 2008). Sorprende il fatto che di Diego Valeri, poeta tra i migliori del Novecento italiano, non esista ancor oggi un libro che ne raccolga l'intera produzione poetica; non solo, ma a parte l'opera sopra citata, i suoi versi è possibile leggerli soltanto in sparute antologie, poiché è stato ed è troppo spesso ignorato dai critici letterari. A parte questo sfogo, si può dire che "Umana" sia la raccolta di Valeri più vicina al crepuscolarismo; infatti, i suoi due volumi pubblicati in precedenza: "Monodia d'amore" (1908) e "Le gaie tristezze" (1913, in parte riproposto in "Umana") avevano caratteristiche più marcatamente pascoliane e, in minor misura, dannunziane. In "Umana" la somiglianza con la poesia crepuscolare è decisamente più avvertibile, già leggendo alcuni dei titoli delle poesie come: "Pioviggina", "Organetti", "Ospizio delle piccole suore"; e poi in moltissimi versi che compongono la raccolta. Su "Umana" certamente molto interessante e approfondita è l'analisi elaborata da Gloria Manghetti nel libro "So la tua magia: è la poesia. Diego Valeri. Prime esperienze poetiche 1908-1919" (All'Insegna del Pesce d'Oro, Milano 1994), dove, tra le altre cose, si legge anche:
Pioviggina
Mattino di Novembre
Pagina di diario
Sera, su i bastioni di Milano
Mattino d'inverno
L'ora di notte
Pagina di diario
Preghiera autunnale
Pomeriggio sul lago
Folla
Tramonto, a Garda
Distacco
Nell'ombra
Sera d'autunno
NOSTALGIE
Lettera a mia moglie
Dal vecchio quaderno I
Dal vecchio quaderno II
Lied
Dove fu? quando?...
Clara, mia cognatina...
Frammento
Notturno
Foglie, giù foglie!...
IMAGINI
Organetti
Il vecchio contadino

«Molti i temi che in questo nuovo libro si accavallano: il dolore, la felicità, la morte, l'amore, la paternità, la solitudine, il passato. Tutti vissuti e trattati con un sentimento di religiosa sensualità insinuato fin dalla copertina di Bucci, due mani che si vanno a giungere».
Il pittore Anselmo Bucci (1887-1955) è l'autore del disegno presente sulla copertina della prima edizione di "Umana", come anche di quella del successivo libro poetico di Valeri: "Crisalide". Infine ecco, dall'indice del volume, le sezioni e i titoli delle poesie presenti in "Umana" di Diego Valeri.
ANDARE
«- Entra, fratello. Tu mi sembri stanco»
MOMENTI
Mattino d'estate
Un fresco sussurrìo d'acque correnti...Pioviggina
Mattino di Novembre
Pagina di diario
Sera, su i bastioni di Milano
Mattino d'inverno
L'ora di notte
Pagina di diario
Preghiera autunnale
Pomeriggio sul lago
Folla
Tramonto, a Garda
Distacco
Nell'ombra
Sera d'autunno
NOSTALGIE
Lettera a mia moglie
Dal vecchio quaderno I
Dal vecchio quaderno II
Lied
Dove fu? quando?...
Clara, mia cognatina...
Frammento
Notturno
Foglie, giù foglie!...
IMAGINI
Organetti
Il vecchio contadino
La cucitrice
Il dottore di campagna
Sgelo
Mia scolaretta...
Lenta pel cielo passa...
Primavera
Notturnino
Un saggio
Ospizio delle piccole suore
Maggio
Rose rosse
Non levar gli occhi...
L'incinta
Che tu sia benedetta, o creatura...
TRISTEZZE
La servetta
T'ho cercata per l'ombra delle stanze...
Ed è giunto il novembre...
Paese
Un attimo
Quella notte...
Sei tu, sei tu, figliolo?...
Io non ho fiori...
Vita?
IL FUNERALE DEL POETA
«- Oh tu c'hai fuggito, fratello, la fosca prigione»
sabato 12 maggio 2012
"La bestia" di Manuel Bandeira
Ieri ho visto una bestia
tra le immondizie
del mio cortile,
crcava cibo.
Quando trovava qualcosa
senza guardare né odorare,
la inghiottiva con voracità.
Non era né un cane, né un gatto,
né un topo.
La bestia, Dio mio, era un uomo!
Questa poesia è di Manuel Bandeira (Recife 1886 - Rio de Janeiro 1968); poeta brasiliano molto famoso, fu attratto inizialmente dalla lirica simbolista, per poi seguire altre strade, fino a giungere al movimento modernista. Il suo linguaggio poetico è estremamente semplice, per nulla artefatto ed i suoi temi si riferiscono spesso alla triste e dura realtà del suo paese natale ed in particolare di Rio de Janeiro, città dove visse di più.
Non servono molte spiegazioni per la poesia riportata sopra, chi non ha mai visto delle povere persone ridursi a cercare il cibo tra i rifiuti, chi non ne è rimasto intristito ed anche meravigliato o indignato. Probabilmente la stessa cosa è capitata a Bandeira in un paese, il Brasile, ben noto per la totale miseria in cui vivono larghe fasce della popolazione; quando un solo essere umano vive in condizioni di estrema indigenza vuol dire che la società così come è stata impostata non va bene, perchè sulla Terra oggi come ieri si produce abbastanza cibo per sfamare l'intera popolazione mondiale. Parole e considerazioni del tutto inutili, verissimo, ma è sempre il caso di affermarle.
tra le immondizie
del mio cortile,
crcava cibo.
Quando trovava qualcosa
senza guardare né odorare,
la inghiottiva con voracità.
Non era né un cane, né un gatto,
né un topo.
La bestia, Dio mio, era un uomo!
Questa poesia è di Manuel Bandeira (Recife 1886 - Rio de Janeiro 1968); poeta brasiliano molto famoso, fu attratto inizialmente dalla lirica simbolista, per poi seguire altre strade, fino a giungere al movimento modernista. Il suo linguaggio poetico è estremamente semplice, per nulla artefatto ed i suoi temi si riferiscono spesso alla triste e dura realtà del suo paese natale ed in particolare di Rio de Janeiro, città dove visse di più.
Non servono molte spiegazioni per la poesia riportata sopra, chi non ha mai visto delle povere persone ridursi a cercare il cibo tra i rifiuti, chi non ne è rimasto intristito ed anche meravigliato o indignato. Probabilmente la stessa cosa è capitata a Bandeira in un paese, il Brasile, ben noto per la totale miseria in cui vivono larghe fasce della popolazione; quando un solo essere umano vive in condizioni di estrema indigenza vuol dire che la società così come è stata impostata non va bene, perchè sulla Terra oggi come ieri si produce abbastanza cibo per sfamare l'intera popolazione mondiale. Parole e considerazioni del tutto inutili, verissimo, ma è sempre il caso di affermarle.
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