domenica 6 luglio 2025

Poeti dimenticati: Salvatore Giuliano

 Nacque a Catania nel 1888, ed ivi morì, a soli ventuno anni, nel 1909. Un anno prima della scomparsa fondò e diresse, insieme a Giuseppe Vilaroel, la rivista Matelda, a cui collaborò pubblicandovi saggi critici e diverse poesie. Durante la sua brevissima esistenza fece in tempo a pubblicare poche raccolte di versi, in cui si percepisce la sensazione di una morte imminente; di conseguenza le poesie del Giuliano, così semplici, sincere e pregne di malinconia, ricordano da vicino quelle dei crepuscolari, e in particolare - anche per la medesima sorte che disgraziatamente li unisce - la poesia di Sergio Corazzini.

 

 

 

Opere poetiche

 

"Musica", Tip. Siciliana, Messina 1904.

"Alloro giovine", F.lli Battiato, Catania 1905.

"Interludium", Tip. Edit. L. S. Lentini, Castelvetrano 1906.

"Le ore mattutine", La Vita Letteraria, Roma 1907.

 

 


 

Testi

 

 

Da "FIORI"

 

I.

Ésile giglio, che, ne’ giorni belli

di porpora e di azzurro insieme ornati,

ogni dolore, ogni amarezza svelli

da 'l core de li umani sfigurati;

 

giglio che vivi solitario, e pelli

somigli alabastrine di adorati

seni e mai cinti preziosi anelli

da 'l magico fulgor come iridati;

 

giglio, di purità simbolo, emblema

d’animo buono e di pietoso core

che calcolo o interesse mai non prema;

 

io t'amo, io t'amo, de lo stesso amore

di Lei, la Suavissima che trema

d’ogni peccato, e n’ ha profondo orrore…

 

(da "Alloro giovine", Battiato, Catania MXMV, p. 55)

 

 

 

 

IL SOGNO DE LA VITA

 

Chi mi disse la parola sublime?

Io l'udii ne la notte

in un sogno tinto di rosa,

da una bocca invisibile.

Oh, come fu dolce al mio core!

Parve il blandulo murmure

di uno sciame di pecchie

intente a suggere il miele

da le corolle odorose.

Parve il bacio che il mare,

fervido amante ceruleo

dà a la rena sitibonda

ne i meriggi d'estate.

E fluttuò ne la mia mente

come ne l'acqua le chiome

de le belle oceanine,

allor che spioventi cadono

sovra gli omeri d'alabastro

e su i carnosi fiori del seno

da un umore vitale inturgiditi.

Beato sorrisi a lo spirito buono

e vissi i primi istanti

de la vita perfetta.

Ma i primi raggi del sole

irruppero ne la mia camera

e mi destarono.

Avevan sembianza di scheletri

lumati da ghigni satanici.

 

(da "Le ore mattutine", La Vita Letteraria, Roma MCMVII, pp. 39-40)

 

 

 

 

RISO DI STELLE

 

Tu pur soave, o ridere di stelle,

in questa notte tremula d’agosto!

Un dì spregiai la vita e fui ribelle;

al sogno or con devota ansia m'accosto.

 

Pace solenne. O firmamento, nelle

tue luci è come un simbolo riposto:

L'anime umane sono tue sorelle,

cui splenda in cielo un luminoso posto...

 

E vanno, senza tregua al lor cammino:

salgono con fallaci ali da terra,

come le mena il torbido destino:

 

A volte, con la vita in aspra guerra,

a volte, liete d'un sogno azzurrino;

fin che la morte al varco non le afferra.

 

  14 agosto 1908

 

(da «Matelda», 1908)

 

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