domenica 1 novembre 2020

La bellezza femminile in 10 poesie di 10 poeti italiani del XX secolo

 

Sebbene esistano delle caratteristiche "universali" per riconosce, amare, raffigurare ed esaltare la bellezza femminea, bisogna aggiungere che tale bellezza può essere interpretata, giudicata e osservata in modi diversissimi, divenendo quindi una realtà soggettiva. Quest'ultima asserzione la si può dimostrare andando ad analizzare le tante opere della storia dell'arte, in cui la fanno da protagoniste le bellezze femminili, che, fin dalla comparsa dell'uomo sulla terra, appaiono in grandissima quantità, pur evidenziando elementi disparati e a volte contraddittori, riguardanti i canoni classici di bellezza. Abbondanza di carni o magrezza; colore chiaro o scuro della carnagione, dei cappelli e degli occhi; seni piccoli o grandi; estrema giovinezza o elevata maturità... ragazze e donne che appaiono nelle pitture, nei disegni, nelle sculture e anche nelle fotografie degli artisti, sono diversissime tra loro, e ognuno di coloro che le osservano può, a seconda del suo gusto personale, giudicarle più o meno belle. Qui però si parla di poesia, e in particolare dei poeti italiani del Novecento; anche in queste dieci liriche la bellezza viene trattata in maniere differenti: c'è chi dialoga con una bella donna, affermando che la bellezza è una sorta di dono divino; chi, fortemente attratto dal corpo, si lascia trascinare dai sensi e prefigura il rapporto sessuale; chi rimane colpito particolarmente da una parte soltanto del corpo femminile, come il volto o i capelli; chi è attratto, più che dal corpo, dalla voce femminile; chi vede nella beltà di una donna qualcosa di ultraterreno; chi infine paragona la bellezza femminile a quella dei fiori, delle stelle o di altri entusiasmanti spettacoli naturali. Insomma, ognuno tratta il tema a modo suo.

 

 

 

LA BELLEZZA FEMMINILE IN 10 POESIE DI 10 POETI ITALIANI DEL XX SECOLO

 

 

 

BELLEZZA E BELLEZZA

di Riccardo Bacchelli (Bologna 1891 - Monza 1985)

 

Improvvisa tu chiedi, argutamente

Fuggitiva, che merito sarebbe

Nascer bella. C'è bellezza e bellezza,

E s'è sortita ad avvivar la vita,

L'animo ad animare,

Non è question di merito: è dono!

La tua benemerenza è d'esser nata

A amare e farti amare, a dare vita

All'animo ed animo alla vita.

 

(da "Versi e rime, Primo Libro, La stella del mattino", Mondadori, Milano 1971, p. 82)

 

 

 

 

LA TUA BELLEZZA

di Marcello Camilucci (Padova 1910 - Roma 2000)

 

La tua bellezza si squaderna come la rosa.

Un petalo al giorno ne bruco e salgo

più su come ladro per più vedere

nel mondo e non colgo che la tua pace.

Falso ogni altro acquisto ma la cenere

del fondo ha ancora il sapore della speranza,

ma il buio che geme ha nostalgia del tuo raggio.

 

Gorgoglia il tuo nome d'aria,

col profumo risponde e col canto, il verde

dei prati è il tuo passo fermo e sereno.

Nel cuore dell'uomo appassisce la rosa,

chi sopra vi riposa ne soffre le spine

pur se alla felicità non sfugga l'aroma

e l'amore, alla sua estate, le accolga felice.

 

Dà ai cieli il colore della nostalgia e punge

come ortica i sonni del piacere e della fatica.

La tocchi con gli occhi e nel bruciore ritrovi

la notte stellata che fu il tuo grembo,

il sole squillante che fu la tua fanfara.

E dici grazie, nel silenzio effuso,

per le parole, che non muove la voce

ma il vento remoto della Tua presenza.

 

(da "Tra il fuoco e la luce", Quaderni di «Persona», Roma 1970, p. 16)

 

 

 

 

BELLA DAI BEI CAPELLI

di Raffaele Carrieri (Taranto 1905 - Pietrasanta 1984)

 

O bella dai bei capelli

quando il tamburo tace

dagli occhi ti diparti

e la stella fuggi che s'increspa

come l'ombra del chiodo sul muro.

Io sono l'ombra il chiodo il muro

e il mesto silenzio del tamburo.

O bella dai bei capelli

quando lo specchio si appanna

per nuove lune vai e nuove terre.

 

(da "Stellacuore", Mondadori, Milano 1970, p. 93)

 

 

 

 

FEDONE A MÈLITTA

di Giuseppe Lipparini (Bologna 1877 - ivi 1951)

 

Mèlitta, tu lo sai: non cerco l'amor de le donne;

anzi nessuna, giammai, mi tenne sul ventre impudico.

 

Unica Filogìna entrò nel mio letto una notte;

ma Filogìna, si sa, è una donna e non è.

 

Pure tu sei così bella, ch'io piego in pensarti i ginocchi,

come davanti alla dea che Prassitèle scolpì.

 

No, non mi tentano i baci, le strette furenti, ed i molli

voluttuosi abbandoni, né le riposte beltà.

 

Pure verrò da l'etèra che splende fra tutte le donne

come la luce del sole sopra le stelle notturne.

 

Presso l'altar d'Afrodite attendimi, bianca ed ignuda:

fa che l'incenso bruci come nei templi sul mar.

 

Ardano mille faci; non arda, ti prego, il tuo cuore:

che se volessi baciarmi, Mèlitta!, io fuggirei.

 

Voglio restar su la soglia, mirarti così lungamente,

ridere e piangere insieme, senza sapere il perché.

 

(da "Le foglie dell'alloro", Zanichelli, Bologna 1916, p. 390)

 

 

 

 

CHI È QUESTA IMPROVVISA DEA CHE APPARE?

di Arturo Onofri (Roma 1885 - ivi 1928)

 

Chi è questa improvvisa dea che appare?

Occhi diafani stellano di luna

Sotto il manto ondeggiante delle chiome.

Da quella bocca, che sui denti abbonda

nelle labbra imbronciate, come un fiore,

la voce non la intende altri che il mare.

Perché venne fra noi come una donna?

Quel suo piccolo capo trasparisce

di mattinate, d’angioli e di giochi,

e nel girarsi addita in sua dolcezza

che le pietre traboccano di foglie,

le flore mettono ali, e mandre brute

s’appassionano d’ansie e di pensieri.

E noi, pregando che assuma una figura

di beltà, la parola in noi rinchiusa,

ne intravediamo, come un sogno, il volto

nel modello che in lei donna respira.

 

(da "Terrestrità del sole", Vallecchi, Firenze 1927, p. 22)

 

 

 

 

BRUNA, SELVAGGIA...

di Nino Oxilia (Torino 1889 - Monte Tomba 1917)

 

Bruna, selvaggia - Le pupille vive

strisciate d'oro, ombrate da le ciglia

lussuriose e morbide. In vermiglia

bocca i dentini fior delle gengive.

 

Nuca perfetta. Collo ove s'ingiglia

la neve e l'ambra in ombre fuggitive

che dilagan pel seno ove lascive

s'ergon le punte in breve meraviglia.

 

Amo la sua magrezza adolescente

e la sua forte nudità pagana

così viva di fremito e languore,

 

quando la bocca arrotondata a cuore

versa nella mia bocca avida e umana

la sua lussuria disperatamente.

 

(da "Poesie", Guida, Napoli 1973, p. 84)

 

 

 

 

BELLA DONNA

di Francesco Pastonchi (Riva Ligure 1874 - Torino 1953)

 

Bella donna soave che parlava

era come veder nascere il giorno

lungo il mare con voli di colombe

tra le palme e spiegate vele uscire.

Una gemma le sfavillò sul collo,

tremula ultima stella nell'aurora.

 

(da "Endecasillabi", Mondadori, Milano 1949, p. 91) 

 

 

 

 

BELLEZZA MONTANARA

di Agostino Richelmy (Torino 1900 - Collegno 1991)

 

Vera divina tua bellezza, o bionda

come il letame su cui scalza stai,

riflessa è in un garzon che dalla sponda

del carro alza il tridente in via vai.

 

("Barbonse - Valle d'Aosta")

 

(da "Poesie", Garzanti, Milano 1992, p. 183)

 

 

 

 

BELLA FIGLIUOLA

di Rocco Scotellaro (Tricarico 1923 - Portici 1953)

 

Bella figliuola che non parli mai

e ti tieni nascosta nei capelli

vorrei indovinare gli anni che hai

dagli occhi che mi paiono di agnelli.

Ti vedo che contenta te ne vai

all'erba che si fa male

già non si torna mai.

 

(da "Tutte le poesie 1940-1953", Mondadori, Milano 2004, p. 265)

 

 

 

 

PELLEGRINA CELESTE

di Diego Valeri (Piove di Sacco 1887 - Roma 1976)

 

Pellegrina celeste, placata

la rissa dei venti,

strana riappari agli occhi dei viventi

col tuo viso di vergine annunziata.

 

Porti attorno alla chiara testa

la festa delle cose leggiere vaganti:

le rondini turchine balenanti

nell'innumerevole giro,

le bianche nuvole che salgono lente

la china del cielo

e gocciano latte

su le pallide acque stupefatte,

la danza smarrita delle farfalle,

bianche con bianche gialle con gialle,

le aperture del grigio orizzonte

su le plaghe lontane cristalline

dove abitano ancora le memorie bambine.

 

Ma chi sa, bella, che cosa chiudi

tra l'esili braccia congiunte in croce,

chi sa quale dono ci porti

di dolce bene o di male atroce

serrato sui piccoli seni nudi...

 

(da "Poesie", Mondadori, Milano 1962, pp. 179-180)



Luis Ricardo Falero, "A classical beauty"
(da questa pagina web)


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