domenica 18 gennaio 2015

"Il purosangue" di Massimo Bontempelli



È cosa certa che, nella illustre carriera letteraria di Massimo Bontempelli (Como, 1878 - Roma, 1960) la poesia ha una importanza marginale. Eppure i suoi esordi dimostrano un interesse quasi esclusivo per la lirica, anche se poi Bontempelli ripudiò le numerose opere in versi che pubblicò nei primissimi anni del XX secolo, le quali, pure se non posseggono grandi qualità, influenzarono in parte qualche poesia dell'amico Guido Gozzano. L'unico volume di versi "salvato" da Bontempelli è Il purosangue. L'ubriaco, uscito nel 1919, in un periodo in cui lo scrittore lombardo si era da poco stabilizzato a Milano e aveva trovato il modo di avvicinarsi alquanto al futurismo. L'opera, come si evince dal titolo, è divisa in due sezioni: la prima vede la presenza di poesie molto vicine alla corrente letteraria fondata da Marinetti, ma non lontane da certo surrealismo e, come hanno indicato alcuni illustri critici, dalla metafisica (che è una scuola prettamente pittorica). La seconda parte vede delle poesie il cui argomento è la Grande Guerra, alla quale Bontempelli partecipò; l'aria che vi si respira è però del tutto differente da quella dei versi ungarettiani che uscirono negli stessi anni; in L'ubriaco (e il titolo parla da solo) l'autore sembra sdrammatizzare e addirittura ridicolizzare l'evento bellico e persino la sofferenza del soldato che vi partecipa.
La prima edizione de Il purosangue. L'ubriaco uscì presso l'editore Facchi di Milano nel 1919. Una prima ristampa del volume si ebbe nel 1933 (La Prora, Milano). Infine, nel 1987, è stato l'editore Scheiwiller in Milano a riproporre nuovamente i versi di Bontempelli.
Ingiustamente poco ricordata da critici, saggisti e autori di antologie poetiche del '900, l'opera poetica di Bontempelli fu premiata da Pier Vincenzo Mengaldo, che la inserì nella severa selezione della famosa antologia Poeti italiani del Novecento, Mondadori, Milano 1978.


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