Bino Binazzi nacque a Figline Valdarno (Firenze) nel 1878 e morì a Prato nel 1930. Studiò tra Arezzo e Firenze e stabilì prestissimo una solida amicizia con Ardengo Soffici. Insieme a Francesco Meriano, nel 1916 fondò una rivista: "La Brigata", che però ebbe breve vita. In seguito fu collaboratore del "Nuovo giornale" di Firenze e redattore del "Resto del Carlino". Già a diciannove anni cominciò a pubblicare volumi di versi che molto debbono al Carducci, al D'Annunzio, al Pascoli e ai poeti crepuscolari.
Opere poetiche
"Eptacordo", Assisi 1907.
"Turbini primaverili", La Vita Letteraria, Roma 1910.
"La via della ricchezza", Vallecchi, Firenze 1919.
"Poesie", Vallecchi, Firenze 1934.
Presenze in antologie
"Le più belle pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba, Lanciano 1928 (vol. 1, pp. 102-111).
"I crepuscolari", a cura di Nino Tripodi, Edizioni del Borghese, Roma-Milano 1966 (pp. 499-503).
"Le notti chiare erano tutte un'alba", a cura di Andrea Cortellessa, Bruno Mondadori, Milano 1998 (pp. 319-320).
Testi
EMMA
Giù ne la cognita valle da l'orizzonte serrato,
ma preciso e tranquillo siccome risolto problema,
noi scenderemo a ritesser placide gioie infantili
lungo le sponde del fiume, dove più blanda fluisca
l'acqua azzurrina; ed i giorni blandi fluiranno ed azzurri
sopra l'anime nostre francate di tutti i desiri.
Poi che l'estrema canzone de la vendemmia si taccia,
e cedano le foglie al soffio dell'ultimo autunno -
biancheggiando da lungi framezzo ad i pioppi sfrondati,
sommesso il collo al giogo, i lenti mugghianti giovenchi -
Emma, il tuo nome sereno quasi meriggio d'aprile
mi spenderà nel cuore, quasi tubar di colomba
ridesterà la nota canzone di rose e d'amore.
L'attonita dolcezza de gli occhi tuoi chiari infantili
cercherà le nascoste chiesuole fra ciuffi di quercie
vibranti all'aer puro lor sacro linguaggio d'argento
da' bianchi campanili; e insiem troveremo la eterna
ignota al mondo tristo, preghiera che esalta e consola.
Tu sarai la sorella, la candida buona sorella
che poserà innocente sull'omero adusto che seppe
la dura ignobil croce per l'erta implacata de gli anni,
flagellando il mio spirto la sferza d'un aspro desire.
E nel tuo bianco volto mirando con occhio d'amore
risentirò la mite dolcezza di giorni remoti.
Oh felice sapienza all'onda fluente dell'ore
accordare il buon ritmo d'un vergine cuor di fanciulla!
(Da "Poesie")
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