La recente ristampa delle poesie di Carlo Vallini in un libro intitolato: Un giorno e La rinunzia, a cura di Mirko Bevilacqua, San Marco dei Giustiniani, Genova 2010, mi dà l'occasione per parlare di questo particolarissimo poeta crepuscolare, autore di due esili volumi poetici (i cui titoli sono riassunti nel libro sopra citato) che furono pubblicati nel medesimo anno, ovvero nel 1907. Da allora all'anno della sua morte, Vallini tacque, pubblicando soltanto pochissimi versi in qualche sparuta rivista. Carlo Vallini, pur essendo milanese di nascita, appartiene a quello che fu definito "gruppo crepuscolare torinese" in quanto assiduo frequentatore, nell'università di Torino, delle lezioni impartite dall'autorevole poeta Arturo Graf, maestro indiscusso per molti poeti del primissimo Novecento italiano. A Torino, durante il periodo degli studi, Vallini conobbe, tra gli altri, alcuni poeti che in seguito furono chiamati crepuscolari, come Guido Gozzano, Carlo Chiaves e Giulio Gianelli. Per chi non lo sapesse, il crepuscolarismo è stata una corrente poetica caratterizzata dai toni dimessi e malinconici; tra i maggiori esponenti, oltre ai poeti già menzionati, si possono citare Sergio Corazzini, Corrado Govoni, Marino Moretti, Fausto Maria Martini e Aldo Palazzeschi. Ora, volendo parlare brevemente delle due esili raccolte poetiche di Vallini, si può affermare con certezza che La rinunzia è un libro che molto s'ispira alla lirica dannunziana, ma questo non toglie che vi siano alcuni pregevoli versi come questi: «Anima china su te stessa, ascolta: / l'albero della vita, forse, tutto / grave di doni verso te s'abbassa: / / e tu non gioirai anche una volta / del sapore fuggevole d'un frutto, / dell'ombra della nuvola che passa?». Appartengono ad uno dei sei Sonetti della casa, composizioni che descrivono il ritorno del poeta nella vecchia dimora del nonno con le conseguenti meditazioni in cui si avverte una vaga tristezza, come spesso capita nei versi dei poeti crepuscolari. Qualche buon verso lo si ritrova anche in La donna del parco che a tratti presenta chiari riferimenti alla poesia decadente e simbolista: «Il sogno è sacro: e qui si ripercote / tra la mollezza delle stoffe smorte / forse troppo improvviso e troppo forte / questo sonoro turbine di note. / / Voglio un motivo lento, ove predòmini / la nota alta del pianto, ma con una / potenza che mi vincoli e m'assorba».
Un giorno è un poemetto che differisce completamente rispetto a La rinunzia; nel secondo volume in versi di Vallini diminuiscono di molto infatti i toni dannunziani e prevale l'elemento mistico, in particolare quello del buddismo, insieme ad una profonda e amara ironia (L'ironia non a caso è il titolo di uno dei capitoli del poemetto). Questa è da considerarsi sicuramente l'opera migliore del poeta milanese, che raggiunge i suoi momenti migliori quando riesce a far riflettere e a far meditare senza idealismi di alcun genere e con estrema franchezza sul significato dell'esistenza umana. Ecco, in proposito, alcuni versi che fanno parte di La folla:
...
Ma dietro quel vertice acclive
sentivo poco lontana
la specie temuta, l'umana
specie simile a me:
la specie degli uomini, che
non si meraviglia di vivere;
quella che fu favorita
da nostra madre Natura
col privilegio più raro;
ma che si chiede di raro,
per non far brutta figura,
il gran perché della vita:
la sola specie che crede
ben fatto il coprirsi di panni;
la specie che avrà disinganni
finchè vorrà avere una fede,
la specie gravata dal cupo
retaggio d'un odio mai domo,
la specie maligna dell'uomo
che all'uomo sarà sempre lupo,
la specie infinita che figlia
in modo vertiginoso,
che figlia senza riposo
al pari d'una coniglia,
che germina, alligna, rampolla
ovunque possa trovare
un posto: e che forma quel mare
vivente detto la folla.
...
Alcune poesie di Carlo Vallini sono state incluse in prestigiose antologie sulla poesia italiana del Novecento, ne ricordo due: Poesia italiana del Novecento a cura di Edoardo Sanguineti, Einaudi, Torino 1969 e Antologia della poesia italiana, vol. III - Ottocento e Novecento a cura di Cesare Segre e di Carlo Ossola, Hoepli, Milano 1999. Prima dell'edizione citata all'inizio di questo post, l'intera opera poetica di Vallini era stata raccolta e pubblicata da Edoardo Sanguineti nel volume Un giorno e altre poesie, Einaudi, Torino 1967 (vedi immagine sotto); qui si può leggere l'interessante prefazione dello stesso Sanguineti. Da segnalare anche il saggio su Valini scritto da Giuseppe Farinelli nel suo libro Vent'anni o poco più, Otto/Novecento, Milano 1998.
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