domenica 20 luglio 2025

Le rose nella poesia italiana decadente e simbolista

 Le rose sono i fiori più citati e decantati dai poeti simbolisti e decadenti di nazionalità italiana; in particolare i loro versi si concentrano sulle rose dal colore rosso (con diverse sfumature che vanno dal vermiglio allo scarlatto, dal sanguigno al fiammante, dal porporino al granato). Quando le rose si trovano sul corpo femminile o vengono sfogliate da una donna, divengono simbolo d’amore, di passione e d’erotismo, Volendo ora riassumere brevemente i contenuti di alcune tra le liriche presenti nell’elenco seguenti questo proemio, possiamo dire che nella poesia di Civinini le rose fungono da crisantemi, trovandosi in gran quantità nel giardino prospiciente l’eremo dove sono sepolte le ospiti che vissero nell’edificio religioso; grazie alle rose le suore possono tornare in vita, perché ognuna di esse è incarnata in un fiore. Anche in Rose di camposanto di Diego Garoglio, i fiori spuntati dal muro del cimitero simboleggiano una sorta di resurrezione. Così, in Il guanciale di rose di Cosimo Giorgieri Contri, i fiori hanno a che fare con la morte, ma della gioventù del poeta; esse, infatti, prendono il posto delle foglie che, in settembre, cominciano a cadere dagli alberi. In un’altra poesia del Giorgieri Contri: I cinquantamila rosai dell'Achilleion, si torna a parlare di conventi e di suore; quest’ultime colgono i fiori, li depongono sull’altare e pregano per  un’imperatrice morta e per il poeta da lei prediletto. In Per un mazzo di rose conventuali di Corrado Govoni, il poeta prova ad immaginare che tipo di suora – giovanissima, matura, anziana – abbia colto i fiori che sta osservando all’interno dell’edificio. Nelle poesie di Arturo Graf, le rose divengono esseri pensanti, simili agli umani, e possono vedersi specchiate o sentirsi morire lentamente. Nel sonetto di Pietro Mastri, la rosa “nera”, pur molto ricercata e adorata dall’umanità, simboleggia l’impurità, il lutto ed il ribrezzo. Nelle due poesie di Angiolo Orvieto, le rose, pur in stagioni opposte (autunno e primavera) trasmettono al poeta, tramite il loro profumo e la loro vista, sentimenti di freschezza e d’amore. Nelle quartine di Ernesto Ragazzoni, il fiato delle “rose sfogliate” giunge al poeta, inducendolo a pensare ad un passato quasi dimenticato. Giuseppe Rino vede le rose ardenti e splendenti nei giardini delle ville, paragonandole alle “fiamme di un bel sogno impuro”. Nel sonetto di Guido Ruberti una donna “in manto celestiale” si punge cogliendo una rosa porporina; il fiore altro non è che la vita del poeta stesso. Agostino J. Sinadinò parla di un mondo fantastico, dove le nostre anime s’immergono e scoprono un’orchestra di rose rosse e rosa, in grado di far percepire una delizia immensa e misteriosa. Nella poesia di Giovanni Tecchio i fiori hanno funzione lenitiva: il poeta le invoca, affinché in gran quantità coprano la bara di una donna; grazie alle rose ella potrà dormire obliando per sempre ogni pena vissuta. Nei versi di Domenico Tumiati, una donna straniera dalle fulve chiome, dove aver composto un mazzo di rose, sale le scale di un tempio, per giungere all’altare e donare quei fiori alla Madonna, pregando per la sorte di un uomo che si chiama come il “triste amico di Gesù”. Le tre rose rosse che adornano la cintura di una donna, hanno evidentemente un valore fortemente simbolico nella poesia di Diego Valeri: mentre il poeta bacia, accarezza ed ama il corpo femminile, sentendosi sempre più sprofondare in un abisso d’ombra “morbida, calda e profumata”, i tre fiori citati all’inizio ed alla fine della lirica, simboleggiano la bellezza, l’amore e la lussuria.

 

 

Poesie sull’argomento

 

Mario Adobati: "Le rose sanguigne" in "I cipressi e le sorgenti" (1919).

Enrico Cavacchioli: "L'orto delle rose" in "L'Incubo Velato" (1906).

Francesco Cazzamini Mussi: "Le rose" in "I Canti dell'adolescenza (1904-1907)" (1908).

Guelfo Civinini: "Ballata delle rose «in memoriam»" in "L'Urna" (1900).

Girolamo Comi: "Il giorno delle rose" in "Lampadario" (1912).

Girolamo Comi: "rose-granate nel masso" in "Smeraldi" (1925).

Diego Garoglio: "Rose morenti" e "Rose di camposanto" in "Sul bel fiume d'Arno" (1912).

Cosimo Giorgieri Contri: "Il guanciale di rose" in "Il convegno dei cipressi" (1894).

Cosimo Giorgieri Contri: "I cinquantamila rosai dell'Achilleion" in "Primavere del desiderio e dell'oblio" (1903).

Corrado Govoni: "Rosa mystica" e "Rose profane" in "Le Fiale" (1903).

Corrado Govoni: "Per un mazzo di rose conventuali" in "Armonia in grigio et in silenzio" (1903).

Corrado Govoni "Le rose rosse", "Le rose bianche", "Le rose thee", "La rosa doppia" in "Gli aborti" (1907).

Arturo Graf: "Rosa specchiata" in "Morgana" (1901).

Arturo Graf: "La rosa morente" in "Le Danaidi" (1905).

Pietro Mastri: "La rosa nera" in "L'arcobaleno" (1900).

Arturo Onofri: "Rose" in "Poesie edite e inedite (1900-1914)" (1982).

Angiolo Orvieto: "Rosa d'autunno" e "Pur dalle rose" in "La Sposa Mistica. Il Velo di Maya" (1898).

Ernesto Ragazzoni: "Rose sfogliate" in "Poesie" (1927).

Giuseppe Rino: "Le Rose" in "L'Estuario delle Ombre" (1907).

Guido Ruberti: "Il rosaio" in "Le fiaccole" (1905).

Emanuele Sella: "Le rose rosse" in "Liriche alla bellezza bruna" (1934).

Agostino John Sinadinò: "Piccola orchestra" in "Melodie" (1900).

Giovanni Tecchio: "Elegia" in "Canti" (1931).

Domenico Tumiati: "L'offerta delle rose" in "Musica antica per chitarra" (1897).

Diego Valeri: "Rose rosse" in "Le gaie tristezze" (1913).

Alberto Viviani: "Rose d'argento" in "Rose d'argento" (1916).

Remigio Zena: "Le rose" e "Tra le rose" in "Olympia" (1905).



Testi

 

LA ROSA NERA

di Pietro Mastri (Pirro Masetti, 1868-1932)

 

Oh, ch'io non sappia ove il tuo cespo alligna!

Oh, ch'io non veda mai le tue corolle

mostruose, in cui viscida ribolle

certo una qualche essenza atra e maligna!

 

E l'uomo ti cercò, per un'acrigna

sua voluttà? L'uomo così ti volle,

così disnaturata?... Ah, l'uomo è folle,

se alle sue brame ogni suo ben traligna!

 

Fiore, su che posarsi ape non osa,

tu sei la notte, ed eri già l'aurora;

tu sei lutto e ribrezzo, eri sorriso.

 

Tu sei l'impura dal funereo viso,

dall'anima letale, o fosca rosa,

cui l'uomo disperatamente adora.

 

(da "L'arcobaleno", Zanichelli, Bologna 1900)

 

 

 

 

PICCOLA ORCHESTRA

di Agostino John Sinadinò (1876-1956)

 

Sommersi ne l'acqua de l'aria,

limpidamente mareggiano le nostre

      ànime e i sensi vividi per le

viride praterie - vi profondano - ne le chiome

boschive, nel zaffiro aerato

de le dolci montagne violente, a la deriva di rose

      - (ma dove, non viste, in quali orti?),

      oh, tutta un'orchestra di rose:

rosee rose e rosse

rose, di rancie di roride rose...

sì che la delizia s'accresce

ne 'l calice dei cuori floreali,

      ah! che non più, che non più

      nel cristallo, in un anello

di più limpido cristallo, in novi più puri mattini

      s'accrescerà.

 

  Lugano, sabato, VII-VII-MCM.

 

(da "Melodie", Stamperia del Tessin-Touriste, Lugano 1900)



Martin Johnson Heade, "Jacqueminot Roses"
(da questa pagina web)



 

 

 

 

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