domenica 27 luglio 2025

Riviste: "L' Approdo"

 L'Approdo è il nome di una rivista letteraria nata nel 1952 grazie all'editrice ERI (Edizioni Rai Radiotelevisione Italiana) di Torino. Il nome deriva da una assai seguita rubrica radiofonica le cui trasmissioni andarono in onda dal 1944 al 1954. Dopo un interruzione di quattro anni, la rivista riprese le pubblicazioni nel 1958, col nome L'Approdo Letterario. Fin dal debutto, le sue pagine videro scritti in prosa e in versi, nonché saggi critici, di autorevoli nomi della letteratura italiana novecentesca, tra i quali Giuseppe Ungaretti, Elio Vittorini, Alfonso Gatto, Carlo Bo, Mario Luzi e Italo Calvino. Alla direzione si alternarono Giovanni Battista Angioletti e Carlo Betocchi; l'ultimo numero della rivista uscì nel 1977. Ecco, infine, tre testi poetici pubblicati in L'Approdo.


dal sito archive.org




PRIM'ACQUA D'AGOSTO

di Riccardo Bacchelli (1891-1985)


  Con che tenerezza indolita,

Autunno, ti annunci nel sole;

E tu mi ritorni parole

Che non mi ricorderei più:


  Nell'aria alleviata e schiarita

L'odor, che la grande aratura

Espresse, di sole e d'arsura,

E sente di terra oggidì;


  L'estate, l'annata! finita;

Le fresche rugiade dell'alba,

Il ciel che una pioggia già scialba,

E i giorni della gioventù.


(da «L'Approdo», ottobre/dicembre 1952)





LA MORTE NEL DESERTO

di Umberto Bellintani (1914-1999)


Udisti un soldato piangere nel deserto

con il capo affondato nelle dune:


«Era aspro il deserto.

Era dura la vita nel deserto.

Ma il cuore portava il sole;

e la luna nelle notti del deserto

coi ruscelli scintillanti, la memoria

di finestre spalancate sulle viole

di una verde vallata.


Era aspro il deserto.

Era dura la vita nel deserto.

Ma l'occhio portava il verde;

ma l'occhio portava il verde

e le viole fra le dune del deserto

coi mattini scintillanti e sonagliere

di cavalli galoppanti sulle strade

delle verdi pianure».


- O mio cuore,

fa che tu sia lontano dalla morte nel deserto,

dalla morte del soldato nel deserto:


dalla morte che ha divelto dall'occhio il canto allegro

dell'uccello di palma;

dalla morte che ha cacciato dalle mani la memoria

d'una guancia femminile, d'un bambino,

d'una groppa di cavallo, d'un agnello;

dalla morte che ha troncato ai piedi la carezza

del sentiero illuminato: dalla morte

che non vide alta in cielo la polare.  


(da «L'Approdo», luglio/settembre 1953)





RISVEGLIO

di Diego Valeri (1887-1976)


L'odore mattutino

degli alberi, e le strisce

verdi nel cielo bianco cenerino…

I miei sensi si allungan come bisce

a toccare le cose, a discoprire

dietro le cose le antiche memorie,

le incredibili storie

dell'ieri, del domani, del morire.


(da «L'Approdo», ottobre-dicembre 1954)


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