L'Approdo è il nome di una rivista letteraria nata nel 1952 grazie all'editrice ERI (Edizioni Rai Radiotelevisione Italiana) di Torino. Il nome deriva da una assai seguita rubrica radiofonica le cui trasmissioni andarono in onda dal 1944 al 1954. Dopo un interruzione di quattro anni, la rivista riprese le pubblicazioni nel 1958, col nome L'Approdo Letterario. Fin dal debutto, le sue pagine videro scritti in prosa e in versi, nonché saggi critici, di autorevoli nomi della letteratura italiana novecentesca, tra i quali Giuseppe Ungaretti, Elio Vittorini, Alfonso Gatto, Carlo Bo, Mario Luzi e Italo Calvino. Alla direzione si alternarono Giovanni Battista Angioletti e Carlo Betocchi; l'ultimo numero della rivista uscì nel 1977. Ecco, infine, tre testi poetici pubblicati in L'Approdo.
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dal sito archive.org |
PRIM'ACQUA D'AGOSTO
di Riccardo Bacchelli (1891-1985)
Con che tenerezza indolita,
Autunno, ti annunci nel sole;
E tu mi ritorni parole
Che non mi ricorderei più:
Nell'aria alleviata e schiarita
L'odor, che la grande aratura
Espresse, di sole e d'arsura,
E sente di terra oggidì;
L'estate, l'annata! finita;
Le fresche rugiade dell'alba,
Il ciel che una pioggia già scialba,
E i giorni della gioventù.
(da «L'Approdo», ottobre/dicembre 1952)
LA MORTE NEL DESERTO
di Umberto Bellintani (1914-1999)
Udisti un soldato piangere nel deserto
con il capo affondato nelle dune:
«Era aspro il deserto.
Era dura la vita nel deserto.
Ma il cuore portava il sole;
e la luna nelle notti del deserto
coi ruscelli scintillanti, la memoria
di finestre spalancate sulle viole
di una verde vallata.
Era aspro il deserto.
Era dura la vita nel deserto.
Ma l'occhio portava il verde;
ma l'occhio portava il verde
e le viole fra le dune del deserto
coi mattini scintillanti e sonagliere
di cavalli galoppanti sulle strade
delle verdi pianure».
- O mio cuore,
fa che tu sia lontano dalla morte nel deserto,
dalla morte del soldato nel deserto:
dalla morte che ha divelto dall'occhio il canto allegro
dell'uccello di palma;
dalla morte che ha cacciato dalle mani la memoria
d'una guancia femminile, d'un bambino,
d'una groppa di cavallo, d'un agnello;
dalla morte che ha troncato ai piedi la carezza
del sentiero illuminato: dalla morte
che non vide alta in cielo la polare.
(da «L'Approdo», luglio/settembre 1953)
RISVEGLIO
di Diego Valeri (1887-1976)
L'odore mattutino
degli alberi, e le strisce
verdi nel cielo bianco cenerino…
I miei sensi si allungan come bisce
a toccare le cose, a discoprire
dietro le cose le antiche memorie,
le incredibili storie
dell'ieri, del domani, del morire.
(da «L'Approdo», ottobre-dicembre 1954)
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