sabato 24 ottobre 2020

La nebbia nella poesia italiana decadente e simbolista

 La nebbia, come è facile immaginare, simboleggia assai frequentemente uno stato di incertezza e di indeterminatezza che può anche trasformarsi in confusione totale; esprime, soprattutto pensando ad alcuni poeti crepuscolari, una realtà per nulla chiara né rassicurante, bensì grigia, al limite della tetraggine. Ma la nebbia può avere anche altri significati; per esempio, in una delle poesie più note di Giovanni Pascoli, la vita appare come una valle sommersa da una nebbia fitta, che impedisce di vedere in modo nitido qualunque cosa circostante, e quindi permette soltanto d'intuire o d'interpretare soggettivamente ciò che è lì intorno; insomma, l'esistenza equivale a questo paesaggio indefinito e misterioso, di cui si sa poco o nulla e di cui poco o nulla possiamo dire.

 


 

Poesie sull'argomento

 

Sandro Baganzani: "Nella nebbia" in "Senzanome" (1924).

Pompeo Bettini: "Nel vel di una nebbia che bagna" in "Versi e acquerelli" (1887).

Francesco Cazzamini Mussi: "Nebbie" in "I Canti dell'adolescenza (1904-1907)" (1908).

Ida Finzi: "A Miramar d'ottobre" in "Poesia", agosto 1908.

Diego Garoglio: "Nebbia d'autunno" in "Sul bel fiume d'Arno" (1912).

Ugo Ghiron: "Nella bruma" in "Poesie (1908-1930)" (1932).

Giulio Gianelli: "Nebbia" in «Gazzetta del Popolo della Domenica», agosto 1900.

Marino Marin: "Quando a l'alito fosco..." in "Sonetti secolari" (1896).

Pietro Mastri: "Effetti di nebbia" in "La Meridiana" (1920).

Nino Oxilia: "La nebbia fascia la città..." in "Canti brevi" (1909).

Aldo Palazzeschi: "Diaframma di evanescenze" in "I cavalli bianchi" (1905).

Aldo Palazzeschi: "Festa grigia" in "Lanterna" (1907).

Giovanni Pascoli: "Nebbia" in "Canti di Castelvecchio" (1903).

Giovanni Pascoli: "Nella nebbia" in "Poemetti" (1900).

Giacinto Ricci Signorini: "A grandi ondate i venti furiosi" in "Poesie e prose" (1903).

Ceccardo Roccatagliata Ceccardi: "Motivo grigio" in «Svegliarino», agosto 1897.

Agostino John Sinadinò: "Succube, dal volto delle acque..." in "La Festa" (1900).

 

 

 

Testi

 

NEL VEL DI UNA NEBBIA CHE BAGNA

di Pompeo Bettini

 

    Nel vel di una nebbia che bagna

vedemmo morir la campagna

    divisa in rettangoli a prati

da file di salci spogliati.

    Le foglie cadute dai rami

gremivan di mesti ricami

    la terra, e marcivano in pace;

o volte in un giallo vivace

    pezzavano gli alberi in guazzo

e avevano il rider d'un pazzo.

    Al fischio di sciocco tranello

volava a riprese un uccello.

    Pioveva col crescer del giorno

e noi volgevamo al ritorno,

    bagnata di nebbia la fronte,

guardando l'angusto orizzonte,

    la sola unità di misura

d'un piano di morta natura.

 

(da "Versi e acquerelli")

 

 

 

 

NELLA NEBBIA

di Giovanni Pascoli

 

E guardai nella valle: era sparito

tutto! sommerso! Era un gran mare piano,

grigio, senz'onde, senza lidi, unito.

 

E c'era appena, qua e là, lo strano

vocio di gridi piccoli e selvaggi:

uccelli spersi per quel mondo vano.

 

E alto, in cielo, scheletri di faggi,

come sospesi, e sogni di rovine

e di silenziosi eremitaggi.

 

Ed un cane uggiolava senza fine,

né seppi donde, forse a certe péste

che sentii né lontane né vicine:

 

eco di péste ne tarde né preste,

alterne, eterne. Ed io laggiù guardai:

nulla ancora e nessuno, occhi, vedeste.

 

Chiesero i sogni di rovine: Mai

non giungerà? Gli scheletri di piante

chiesero: E tu chi sei, che sempre vai?

 

Io, forse, un'ombra vidi, un'ombra errante

con sopra il capo un largo fascio. Vidi,

e più non vidi, nello stesso istante.

 

Sentii soltanto gl'inquieti gridi

d'uccelli spersi, l'uggiolar del cane,

e, per il mar senz'onde e senza lidi,

 

le péste né vicine né lontane.

 

(da "Poemetti")

 

 

Claude Monet, "Houses of Parliament in the Fog"
(da questa pagina web)


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