mercoledì 21 ottobre 2020

Giorno d'autunno

 Signore: è tempo. Grande era l'arsura.

Deponi l'ombra sulle meridiane,

libera il vento sopra la pianura.

 

Fa' che sia colmo ancora il frutto estremo;

concedi ancora un giorno di tepore,

che il frutto giunga a maturare, e spremi

nel grave vino l'ultimo sapore.

 

Chi non ha casa adesso, non l'avrà.

Chi è solo, a lungo solo dovrà stare,

leggere nelle veglie, e lunghi fogli

scrivere, e incerto sulle vie tornare

dove nell'aria fluttuano le foglie.

 




Questi versi sono del poeta Rainer Maria Rilke (Praga 1875 - Les Planches 1926), e li ho trascritti dall' antologia Poeti del Novecento italiani e stranieri, curata da Elena Croce e pubblicata a Torino dall'editore Einaudi nel 1960. Più precisamente la poesia si trova alla pagina 474 nella versione in lingua tedesca (vedi la foto in alto) e alla pagina seguente nella traduzione in italiano di Giaime Pintor (Roma 1919 - Castelnuovo al Volturno 1943). L'argomento, come si capisce facilmente, è l'autunno; nella prima parte il poeta compone una sorta di preghiera in versi, implorandolo il Signore a far sì che la nuova stagione sia clemente e conceda agli uomini la possibilità di ottenere i massimi risultati dalle attività agricole connesse con il periodo autunnale: maturazione e raccolta dei frutti, vendemmia e semina. Quindi il poeta si lascia andare a meditazioni che mostrano un pessimismo senza scampo. Gli ultimi tre versi, che potrebbero essere collegati al precedente, in cui si evidenzia uno stato di solitudine permanente e forzata, sembrano descrivere le attività giornaliere del poeta stesso, compresa quell'incertezza del vivere accentuata da un senso profondo di caducità, simboleggiato dalle foglie fluttuanti lungo le vie: tipicità di paesaggi che è facilissimo osservare nella stagione autunnale, sia in città che in campagna.

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