domenica 18 ottobre 2020

"Cuor mio" di Aldo Palazzeschi

 Cuor mio è il titolo di un volume poetico scritto da Aldo Palazzeschi (pseudonimo di Aldo Giurlani, Firenze 1885 - Roma 1974), pubblicato dalla Mondadori nel 1968, che ha segnato il ritorno alla poesia dello scrittore fiorentino dopo un lunghissimo periodo di pausa - circa cinquant'anni - in cui Palazzeschi si dedicò completamente alla prosa con ottimi risultati. Sorprendente fu per i lettori giovani e non solo, la scoperta di un talento poetico rimasto intatto, migliorato anzi dalla saggezza dello scrittore che si cimenta, cosa esclusivamente presente in quest'opera, anche con la poesia in lingua francese, dimostrando ancora una volta la sua indiscussa bravura. Palazzeschi pubblicò il suo primo libro di versi a soli vent'anni, continuò poi a scrivere poesie attraversando tutte le correnti più significative del primissimo Novecento e divenendo in breve assai famoso negli ambienti letterari più autorevoli. Dopo L'incendiario, la cui seconda edizione, accresciuta di nuove poesie, uscì nel 1913, Palazzeschi smise di pubblicare volumi di versi e intensificò la sua produzione di romanzi, alcuni dei quali, di ottima fattura, lo resero celebre (basti citare Le sorelle Materassi). Cuor mio contiene in tutto 54 poesie, di cui le prime 38 sono in lingua italiana, le rimanenti, raccolte nella sezione Quadretti parigini, sono in lingua francese. Concludo riportando alcuni estratti dalla seconda edizione di Cuor mio, il cui piatto esteriore è riportato nella foto che segue questo mio breve saggio: inizialmente compaiono dei frammenti relativi alla prefazione del poeta al suo libro, in cui lo scrittore chiarisce sia come cominciò a scrivere dei versi, sia come ritornò, dopo un lungo periodo, a riscriverli; segue la trascrizione di alcuni versi tratti dalla poesia Il grillo del Ponte Vecchio.


"CUOR MIO" DI ALDO PALAZZESCHI

 





«Scrissi delle poesie fra il 1904 e il 1914 e aggiungerò, per essere preciso, come la maggior parte di esse furono scritte fra il 1904 e il 1909. Ne avevo scritte anche prima ma quelle non contano, non essendo pervenute alla pubblicazione erano destinate al Limbo come coloro che non ricevettero il battesimo [...].

Ma tornando alle poesie ricordo a tale proposito di averne scritta una direttamente col sangue: sì, servendomi di un temperino per aprire una boccettina d'inchiostro, a quel tempo i tappi erano di sughero, mi ferii una mano e tuffando la penna nella piccola ferita scrissi una poesia di otto versi [...].

Ma ecco che quasi dopo trent'anni mi venne fatto, e potrei dire senza accorgermene, senza volerlo in modo assoluto, di scrivere una poesia, chi sa perché? Potrei direttamente aggiungere che la poesia si scrisse da sola. risorgeva nel mio animo un ricordo nostalgico della gioventù all'avvicinarsi della vecchiaia? Perché avevo scritto delle poesie prima? Perché durante trent'anni non ne avevo scritte più?. E perché dopo tanto tempo con la medesima spontaneità di allora ripresi a scriverne qualcuna quasiché invece di trent'anni fosse passato solo qualche giorno? Come nascono tacciono e rifioriscono consuetudini di questo tipo? Non sapendolo, lo domando a voi, che per poco ne sappiate ne sapete più di me certo».

 (da "Cuor mio", Mondadori, Milano 1975, pp. 14-16)

 

 

 

 

Da "IL GRILLO DEL PONTE VECCHIO"

 

Quando abitavo alla Costa San Giorgio

e ad ora tarda

risalivo ogni notte al mio aereo domicilio

per il riposo notturno

prima d'incominciare l'irto percorso

che mi portava a quello

dovevo attraversare il Ponte Vecchio deserto.

E mi accorsi

in una notte di Maggio

come la solennità di tanto vuoto

giunta a una levità

che mi faceva rattenere il respiro

e galleggiante

nel monotono e sommesso

mormorare dell'Arno

nel suo corso

fosse popolata

dal canto di un grillo:

cri... cri... cri... cri...Pareva in quel silenzio

che a così esile voce

 venissero lasciate

in ogni dimensione

le vie dello spazio.

E siccome da un tal fatto

la mia attenzione

venne colpita la notte dopo

da quella notte

il mio passaggio sul Ponte Vecchio

si associò a quel canto

e non udendolo

talvolta

 

Copertina anteriore di "Cuor mio"

immaginando una tregua

del lirico travaglio

attesi un poco

attesi incerto...

cri... cri... cri... cri...

appena udito

procedetti contento.

...

 (da "Cuor mio", Mondadori, Milano 1975, pp. 88-89)

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