mercoledì 7 ottobre 2020

Deserta sera di pioggia

 Deserta sera di pioggia

va battendo alla finestra

e il lume lento della strada:

dispersi gli ultimi canti

il prato e il cuore

rimangono a bagnarsi...

Atti da raccogliere

al termine d'un giorno!

Umida sola sera,

ora dolorosa.

 


 


Questi dieci versi senza titolo sono di Leo Paolazzi e fanno parte di un'esigua raccolta intitolata Calendario che fu pubblicata dall'editore Schwarz di Milano nel 1956. Per chi non lo sapesse già, l'autore, che all'uscita del suo libro d'esordio usava ancora il suo nome originale, altri non è che Antonio Porta (Vicenza 1935 - Roma 1989), ovvero uno dei più celebri rappresentanti di quel gruppo di poeti che furono definiti Novissimi (tra gli altri c'erano Edoardo Sanguineti, Elio Pagliarani e Nanni Balestini) e che contribuirono non poco al rinnovamento del linguaggio poetico, rivoluzionandolo completamente e, come avvenne nel caso dei futuristi, lasciando spesso sconcertato il pubblico della poesia, per via di arditezze e sperimentazioni inimmaginabili. Come si potrà notare da questi pochi versi, il debutto letterario di Porta non fu affatto caratterizzato da tentativi o da esperimenti poetici atti a stravolgere la base del fare poetico tradizionale; i suoi punti di riferimento iniziali furono scrittori come Attilio Bertolucci, Giorgio Caproni e Sandro Penna, ovvero poeti che prediligevano la semplicità e che spesso adottavano, quali componimenti poetici preferiti di gran lunga agli altri, l'epigramma e il madrigale per esprimere i loro sentimenti, le loro sensazioni o , più semplicemente, i loro pensieri. Deserta sera di pioggia ne è un esempio, visto che il poeta qui ci parla di un momento della giornata alquanto malinconico: una desolata sera di pioggia osservata dai vetri di una finestra, e il conseguente stato d'animo colmo di tristezza, di chi si sente il cuore "fradicio", come lo è il prato situato all'esterno dell'abitazione, che fatica ad assorbire tutta l'acqua che è caduta. I due versi finali, bellissimi, esprimono ancor più chiaramente i sentimenti del poeta di fronte a quel paesaggio e a quel momento preciso della giornata: una sensazione di umidità che tende a far rabbrividire; il freddo che viene ancor più avvertito a causa della solitudine, divenendo così vero e proprio dolore fisico e mentale, mentre il tempo sembra essersi fermato a quell'ora così straziante.

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