In occasione del 25 aprile, giorno in cui in Italia si ricorda l'anniversario della liberazione dal nazifascismo, vorrei porre l'attenzione su due frammenti di letteratura italiana del dopoguerra che trattano il tema della Resistenza. Il primo è di Mario Tobino (1910 - 1991), scrittore e psichiatra toscano che ebbe successo con alcuni romanzi sul tema della follia (fu direttore per anni di un ospedale psichiatrico) come Le libere donne di Magliano (1953) e Per le antiche scale (1972). Tobino partecipò anche alla lotta partigiana e compose dei versi che testimoniano il periodo della Resistenza o "periodo clandestino" come recita il titolo di una sua poesia; la lirica di cui riporto il testo s'intitola Il Pasi ed è dedicata a Mario Pasi (1913 - 1945), medico e partigiano italiano che fu ucciso barbaramente dai nazisti. Il componimento poetico, scritto con parole semplicissime, ben riflette i sinceri ed intensi sentimenti di Tobino nei confronti del compagno, il quale viene ricordato con grande nostalgia e con una percepibile commozione da chi ha vissuto con lui un periodo eroico eppur dolorosissimo:
IL PASI
Il Pasi era un giovanotto
veniva dalla Romagna,
insieme eravamo giovani,
si camminava muovendo le spalle,
le donne avean per noi debolezza.
Lui lo impiccarono i tedeschi
dopo sevizie che non ho piacere si sappiano,
io ho un cappotto di anni,
ma, o Pasi, sei stato
il più bell'italiano di mezzo secolo.
(da "L'asso di picche. Veleno e amore secondo", Mondadori, Milano 1974, p. 106).
Il secondo estratto proviene dal romanzo Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio (1922 - 1963); pubblicato postumo nel 1968, è probabilmente il migliore tra quelli italiani che trattano il tema della Resistenza; la storia è quella del giovane studente Johnny che, a seguito dell'otto settembre 1943, decide di unirsi ai partigiani per combattere l'invasore nazifascista. Nel romanzo di Fenoglio emerge tutta la durezza del periodo di lotta che Johnny ed i suoi compagni si trovarono ad affrontare. Il frammento che segue descrive un momento di piacevole rilassamento che vive Johnny proprio dopo le molte sofferenze che ha provato a causa di una vita particolarmente difficile, come era quella dei partigiani al tempo della seconda guerra mondiale. Le allettanti proposte che gli vengono presentate, mentre lui sta mangiando dopo un lungo periodo di digiuno un piatto di minestra, fanno balenare nella mente di Johnny la possibilità di scendere a compromessi per interrompere l'ardua lotta densa di difficoltà e oltretutto assai rischiosa:
«Johnny era in assoluta vacuità mentale, praticamente sordo, tutto stemperato in quell’alta temperatura e nell’aroma di quella ricca minestra. "Stanno facendovi cascare come passeri dal ramo.E tu, Johnny, sei l’ultimo passero su questi nostri rami, non è vero? Tu stesso ammetti d’aver avuto fortuna sino ad oggi ma la fortuna si consuma, e sarà certamente consumata avanti il 31 gennaio. Perché dunque stare ancora in giro, in divisa e con le armi, digiunando e battendo i denti? Sembrerebbe che tu lo voglia, che tu ti ci prepari a quel loro colpo di caccia ". Giunse compostamente le sue potenti mani. " Da’ retta a me, Johnny. La tua parte l’hai fatta e la tua coscienza è senz’altro a posto. Dunque smetti tutto e scendi in pianura. Non per consegnarti, Dio vieti, e poi è troppo tardi. Ma scendi e un ragazzo come te avrà certamente parenti e amici che lo nascondano. Un nascondiglio dove stare fino a guerra finita, soltanto mangiare e dormire e godersi il calduccio e... — ridacchiò e abbassò la voce: — e ricevere la visita ogni tanto di qualche tua amica di fiducia, l’unica a conoscere il tuo indirizzo".»
Ma Johnny è un ragazzo che, oltre ad avere un coraggio da leoni, possiede ideali libertari ben saldi e radicati in lui e sa che la lotta in cui si è gettato senza indugi è, seppur difficilissima, sacrosanta, quindi, a costo di rimanere l'ultimo "passero sul ramo", decide stoicamente di continuarla e conseguentemente di rifiutare ogni lusinghevole offerta:
«Mi sono impegnato a dir di no fino in fondo, e questa sarebbe una maniera di dir sì" "No che non lo è!" — gridò il mugnaio. "Lo è, lo è una maniera di dir di sì."
[...] Un vento polare dai rittani di sinistra spazzava la sua strada, obbligandolo a resistere con ogni sua forza per non essere rovesciato nel fosso a destra. Tutto, anche la morsa del freddo, la furia del vento e la voragine della notte, tutto concorse ad affondarlo in un sonoro orgoglio. –Io sono il passero che non cascherà mai. Io sono quell’unico passero!»
(da "Il partigiano Johnny", Einaudi, Torino 1994, pp. 459-460)
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