L'anno moriva, assai dolcemente. Il sole di San Silvestro spandeva non so che tepor velato, mollissimo, aureo, quasi primaverile, nel ciel di Roma. Tutte le vie erano popolose come nelle domeniche di Maggio. Su la piazza Barberini, su la piazza di Spagna una moltitudine di vetture passava in corsa traversando; e dalle due piazze il romorio confuso e continuo, salendo alla Trinità de' Monti, alla via Sistina, giungeva fin nelle stanze del palazzo Zuccari, attenuato.
(Dal Libro I, cap. I di "Il Piacere" di Gabriele D'Annunzio)
Il Piacere è il titolo di un romanzo di Gabriele D’Annunzio, pubblicato per la prima volta nel 1889 dalla Treves di Milano. Il poeta abruzzese lo scrisse nella seconda metà dell’anno precedente all’uscita (1888); dal 1895, secondo la volontà dell’autore, entrò a far parte del ciclo narrativo I romanzi della Rosa, insieme a L’innocente (1892) e Il trionfo della morte (1894). Si tratta dell’opera in prosa più importante di D’Annunzio, che con Il Piacere risulta determinante nel nostro paese, per la diffusione di un gusto “decadente” fino a quel momento praticamente assente in Italia. Il protagonista del romanzo: Andrea Sperelli, è un uomo colto e particolarmente raffinato; di famiglia aristocratica, appassionato d’arte, considera il piacere quale principale scopo della sua vita; passa così da un amore all’altro, precipitando inesorabilmente in una dissolutezza assoluta, e rimane, alla fine, da solo.
Il frammento che ho trascritto altro non è che un impressione veloce, in cui viene descritta Roma in una bella giornata di fine d’anno; talmente bella che il poeta ha la netta impressione di un ritorno primaverile.
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